IL RUBICONE DI SALVINI

Salvini, con un colpo di mano, e senza l’accordo di Forza Italia, ha proposto la forzista Anna Maria Bernini per la carica di Presidente del Senato. Il senso ufficiale della mossa di Salvini è quello di rimuovere l’ostacolo formale del nome di Paolo Romani, indigesto al M5s, proponendo, generosamente e altruisticamente, una candidata non della Lega, ma di Forza Italia. Se il M5s non fosse disposto a votare questa candidata, se ne dedurrebbe che non vuole concludere un accordo col centrodestra, nemmeno per le presidenze delle Camere, al di là delle obiezioni per la persona di Romani.
Il senso è in realtà tutt’altro. Innanzi tutto, proponendo il nome della Bernini, Salvini non è affatto generoso per l’ottima ragione che il voto della Lega per un candidato di Forza Italia è stato contrattato e compensato con la designazione di Salvini come leader del centrodestra, anche in occasione delle prossime consultazioni del Presidente della Repubblica.
In secondo luogo, l’eventuale votazione a favore di Anna Maria Bernini non fornisce al centrodestra nessuno speciale vantaggio in quanto, secondo ciò che concordemente affermato dagli osservatori, il centrodestra, al Senato, ha i numeri per votare da solo chi vuole.
In terzo luogo, il fatto di dare al M5s la possibilità di votare per un candidato di centrodestra che non sia Romani non offre nessuno speciale vantaggio, al Movimento, perché la mossa non prelude affatto ad un’alleanza centrodestra-M5s. Ad essa sono assolutamente ostili tanto il centrodestra (salvo la Lega) quanto il Movimento. Al massimo la mossa di Salvini può essere un ramoscello d’ulivo agitato verso i “grillini” per significare che fra la Lega e loro ci potrebbe domani essere un accordo, e che Salvini è disposto a rompere con Berlusconi. Ma per far questo non era necessario votare la Bernini.
Fra l’altro in questo senso la mossa di Salvini non sembra molto azzeccata, se è vero quanto scrivono tutti, e cioè che quella eventuale alleanza vedrebbe Salvini in posizione subordinata a Di Maio, nel futuro governo. Per non parlare dell’impopolarità che potrebbe conseguire ai provvedimenti demenziali contenuti nel programma sia dei 5Stelle sia dello stesso Salvini.
Ma vediamo come reagisce Silvio Berlusconi. A votazione avvenuta, tutti i giornali riportano questa telegrafica dichiarazione: “’Voti Lega a Bernini rompono coalizione. Smaschera progetto governo Lega – M5s”.
Da qui in poi bisogna ragionare come se fosse certo che Berlusconi non cambierà idea, e che i suoi lo seguiranno in questa constatazione. Dunque che la coalizione sia stata rotta. Perché se così non fosse, tutti i ragionamenti sarebbero invalidi: ma non per colpa di chi ha preso sul serio le parole del Cavaliere.
Ammesso che Berlusconi sia perfettamente serio, ammesso che i suoi lo seguano, ammesso che la coalizione di centrodestra, almeno fino a nuovo ordine, non esista più, le conseguenze sono le seguenti.
Salvini non è più il leader del centrodestra perché non c’è più un centrodestra. Essendo soltanto il leader della Lega, o diviene il terzo partito in Parlamento, privo di alleati e insignificante, o va al governo con il Movimento. Ma a questo scopo andrebbe a negoziare in condizioni di grande debolezza. Infatti, mentre il Movimento potrà continuare a pensare di essere talmente forte, che i partiti dovranno per forza rivolgersi ad esso, la Lega o si accorda col Movimento, per così dire a qualunque condizione, o rimane insignificante in Parlamento. Posizione molto, molto scomoda.
Né può aspettarsi gratitudine, dai “grillini”, per avere voluto aprire loro una porta, a costo di rompere la coalizione di centrodestra, perché in politica l’ingratitudine è una regola indefettibile. Ci si mostra grati soltanto quando conviene mostrarsi grati. E non è questo il caso.
L’unico atout di Salvini è il fatto che, se il Movimento non farà una buona offerta alla Lega, dovrà farla al Pd. E dovrà essere veramente migliore di quella presentata alla Lega, perché il Pd, con questa alleanza, rischia moltissimo.
Quanto a Berlusconi – sempre che mantenga la posizione assunta stasera – potrebbe aver fatto il calcolo seguente. Salvini è talmente ambizioso che, avendo avuto un grande successo elettorale, ha interpretato questo successo come la sua consacrazione a padrone del centrodestra. Al punto che, votando per la Bernini, ha creduto di aver forzato la mano a Forza Italia, facendo capire a questo partito e a Berlusconi chi comanda. Dunque Berlusconi e il suo partito sono stati posti dinanzi a questa alternativa: o cedere e prepararsi ad obbedire in tutto e per tutto a Salvini, o non cedere, e mandare a monte i piani di Salvini, del M5s, e un po’ di tutti. Ritirandosi personalmente in un’opposizione dura e pura.
A questo punto, se il M5s accoglie Salvini come alleato, e gli fa un’offerta accettabile, avremo un governo grillini-leghisti che l’Europa accoglierà col giubilo col quale vengono accolti i terremoti. Se questa alleanza non si realizzerà, il M5s sarà costretto a negoziare col Pd, e non sarà facile, perché per ottenere quell’alleato dovrebbe cambiare programma. Infine, l’ultima possibilità è che Salvini, constatando che il suo colpo di poker non è riuscito, ritiri la candidatura Bernini, si rassegni a sostenere Paolo Romani, e ricucia il centrodestra, prima che la fine della coalizione rappresenti anche la sua personale.
Ma questa è cosa che vedremo nelle prossime ore.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
23 marzo 2018

IL RUBICONE DI SALVINIultima modifica: 2018-03-23T21:00:09+01:00da gianni.pardo
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