GianniP

DUE POPOLI, DUE STATI

DUE POPOLI, DUE STATI
Il viaggio del Papa in Terrasanta ha riportato sotto i riflettori il problema palestinese. Uno dei luoghi comuni, al riguardo, è che la soluzione sia quella di “due popoli e due Stati”. Anche se – si aggiunge – ci sono parecchi ostacoli: i coloni nei Territori Occupati, il problema dei rifugiati e, soprattutto, il rifiuto degli estremisti palestinesi. Infatti Hamas e gli estremisti islamici non vogliono una parte della regione, la vogliono tutta. Sono pazzi? Forse meno di quanto si pensi.
Lo sarebbero certamente se sognassero, con le loro sole forze, di riuscire militarmente dove non sono riusciti tutti gli Stati arabi coalizzati. Ma forse è ragionevole che rifiutino un’offerta che non viene loro fatta. E facciano finta di chiedere di più.
La tesi sembra ardita ma non è detto che sia infondata.
Uno Stato è tale quando è sovrano, cioè quando ha l’indipendenza legislativa, amministrativa e soprattutto militare. Ebbene: un tale Stato non può essere tollerato da Israele. Gerusalemme può accordare al vicino una totale autonomia ma non potrà mai permettere la vera indipendenza militare, perché di questa indipendenza il nuovo Stato, secondo i suoi attuali programmi, si servirebbe per attaccarlo. Pure se molto debole, la Palestina potrebbe permettere ai suoi alleati – Siria, Egitto, Giordania e corpi di spedizione anche iraniani – di entrare nel proprio territorio per attaccare Israele dalle attuali frontiere. E perché mai Israele dovrebbe mettere a rischio la propria sopravvivenza, perché mai dovrebbe rinunciare al “cuscinetto” costituito dai Territori Occupati?
Nel 1948 i palestinesi si videro offrire uno Stato sovrano e lo rifiutarono. Dissero che non potevano contentarsi di più di metà della Palestina e tentarono – già allora – di “buttare a mare gli ebrei”. Persero e invece di piegarsi al responso delle armi, continuarono a rilanciare per decenni con altre guerre, tutte perse, fino a scrivere nello Statuto di Hamas il programma dell’eliminazione degli ebrei. L’eventuale nuovo Stato dunque sarebbe aggressivo, mentre se oggi Israele può dormire sonni tranquilli è perché i palestinesi sono fermati da una recinzione e perché, da quei Territori, non può venire un esercito dotato di armi pesanti.
In passato i palestinesi non hanno voluto l’indipendenza, oggi non possono più averla. Non hanno soltanto perduto tutte le guerre, hanno perduto anche la pace. Se oggi dicono orgogliosamente che non sono disposti a nessun compromesso, possono farlo gratis: infatti la Palestina, malgrado la sua bandiera e un’incessante retorica di guerra ed odio, è solo un Territorio Occupato. E tale timarrà a tempo indeterminato. Israele infatti non può permettere che si costituisca a pochi metri dalle sue case una minaccia per la propria sopravvivenza. Se i palestinesi, sessant’anni fa, avessero avuto un minimo di buon senso e di tolleranza, il problema non si sarebbe neppure posto: ma è andata com’è andata.
Nelle guerre normali, il vincitore lascia al vinto una limitata autonomia e questo avviene per un tempo relativamente breve. Dopo la Prima Guerra Mondiale le potenze alleate imposero il disarmo alla Germania; quelle della Seconda Guerra Mondiale tennero loro basi militari sul suolo tedesco per decenni e anche l’Italia ebbe le sue limitazioni: per esempio non è un caso se non possediamo portaerei. Ma il tempo e i buoni rapporti smussano gli angoli. Le ostilità si dimenticano e anche i vinti recuperano la loro indipendenza. Trenta o quarant’anni dopo la fine della Guerra, i rapporti fra inglesi e americani da un lato, e italiani e tedeschi dall’altro, erano tutt’altro che nel segno della guerra. Al contrario, trent’anni dopo la guerra arabo-israeliana del 1948 di pace non si parlava neanche lontanamente. Dal 1978 sono passati altri trent’anni e Hamas sogna di buttare a mare gli israeliani. E allora non c’è speranza: il problema è insolubile.
L’unica via d’uscita sarebbe un atteggiamento pacifico che, alla lunga, rassicurasse Israele. Ma a questo punto non si deve sconfinare nella fantapolitica.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
Se esprimerete il vostro parere, positivo o negativo che sia, sui miei testi, mi farete piacere.
13 maggio 2009

DUE POPOLI, DUE STATIultima modifica: 2009-05-13T17:59:00+02:00da
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