IL PAESE IMMAGINARIO

L’INCHIESTA DI BARI

 

Seguendo le vicende italiane si può avere la sensazione di vivere in un Paese immaginario, in cui chi guarda alla realtà è un disadattato.
La rappresentazione cominciò negli Anni Trenta. L’Italia era un paese agricolo, povero e debole. Il Regime invece sparava cannonate di parole, costruiva scenari di cartapesta per una romanità fasulla, e gli italiani in coro applaudivano. Se qualcuno avesse messo in dubbio la sostanza di quel rinascimento sarebbe stato guardato come un disfattista o un traditore. Forse che l’Italia non era una grande potenza mondiale? Poteva addirittura fare paura. Otto milioni di baionette. Molti nemici molto onore.
Poi la guerra fece crollare le illusioni e l’Italia perse la più rovinosa guerra di sempre. Ma questo non corrispondeva alla sua incompressibile voglia di irrealtà e per questo, finito un sogno, se ne costruì un altro. Il nostro divenne un Paese antifascista che aveva vinto la guerra contro la bieca (e alleata) Germania. Una guerra vinta dalla Resistenza “con l’aiuto delle forze alleate”, nientemeno, come ha avuto l’impudenza di dire recentemente un giornalista analfabeta. Tuttavia, anche senza arrivare a questi estremi, l’intera Italia è riuscita a credere di essere stata sempre antifascista e democratica. Tutti sono nati dopo il 1945.
In seguito l’attenzione nazionale si è spostata su un altro fenomeno: la corruzione politica. Che i partiti – tutti, Pci incluso – facessero la cresta sulla spesa, si sapeva da decenni. La cosa, come avrebbe detto Orazio, era omnibus et lippis notum et tonsoribus, perfettamente conosciuta da tutti, perfino dai semiciechi e dai barbieri. E tuttavia, facendo ancora prevalere la fantasia sulla realtà, si è voluto credere che la cosa fosse una novità: l’Italia, improvvisamente divenuta moralissima, ha dichiarato che l’unico colpevole era Craxi e che bisognava azzerare tutti i partiti. Non tutti, per la verità: il Pci era innocente per natura. I magistrati non hanno mai amato occuparsene e comunque le sue malefatte furono coperte da un’amnistia. Si chiusero gli occhi perfino sui finanziamenti di Mosca.
Infine si arriva all’era attuale e il Paese si divide in due. Una parte dice che Berlusconi è in ogni caso migliore dell’alternativa, un’altra dice che costui è il peggio del peggio. Basti dire che osa dichiararsi anticomunista. E qui finalmente si è realizzato l’ideale del Maggio Francese: l’immaginazione al potere. Dal momento che bisogna dire male del Cavaliere ad ogni costo, la realtà non ha più importanza. La Vulgata vuole che Silvio sia un nano, mentre è solo basso di statura; un delinquente, mentre malgrado infinite indagini è stato sempre assolto; un disonesto, semplicemente perché ha fatto i soldi; un immorale, mentre non è peggiore degli altri e comunque la moralità non fa parte della politica; un ladro infine, mentre è l’unico politico già immensamente ricco di suo. E si potrebbe continuare, fino allo sbadiglio.
Ma veniamo agli avvenimenti più recenti. Il Paese fa finta di scandalizzarsi perché Berlusconi va ad una festa di compleanno, insieme a decine di invitati, guardie del corpo e fotografi. E guai a chi non si accoda. Fa finta di scandalizzarsi perché Berlusconi invita a casa sua delle persone. Fa finta di scandalizzarsi se sono concessi dei passaggi gratuiti sugli aerei di Stato, quando questo si è sempre fatto e il Primo Ministro è obbligato a servirsene. Ci si scandalizza perché esistono fotografie di ragazze che fanno il bagno nella sua villa e infine, è problema di questi giorni, ci si scandalizza perché una ragazza dice di essere stata pagata (non da Berlusconi) per partecipare a feste dal Primo Ministro. Tutti fanno finta di stracciarsi le vesti e i giornalisti sono talmente autosuggestionati che  cominciano ad immaginare un Berlusconi che, convinto dal coro nazionale, invece di credere alla sua realtà personale e politica, arrossisca e si dimetta. Seri e pensosi, discettano su chi mettere al suo posto. Perché nei loro sogni il Cavaliere non c’è più ed è meglio non svegliarli. I sonnambuli corrono rischi, in questi casi.
Chi è allergico ai fasti mussoliniani, alle celebrazioni resistenziali e al moralismo ipocrita di Mani Pulite oggi potrebbe sorridere. Berlusconi, oltre che fare soldi e politica, ama divertirsi: e allora (1)? Ma se dicesse questo sarebbe sommerso dalle esclamazioni indignate di chi un tempo applaudì Mussolini, poi applaudì Togliatti, poi applaudì Di Pietro e oggi applaude D’Avanzo, in una corsa verso l’abisso. Del ridicolo.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

19 giugno 2009


(1) Interessante il parere di uno che c’è stato: http://www.corriere.it/politica/09_giugno_19/cremonesi_rossella_berlusconi_bari_e94e2474-5c93-11de-a55b-00144f02aabc.shtml

IL PAESE IMMAGINARIOultima modifica: 2009-06-19T12:37:00+02:00da gianni.pardo
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