BOSSI SCHIAFFEGGIA LA CHIESA


Quando si tratta di Bossi – e a più forte ragione quando si parla di Di Pietro – è facile essere imbarazzati. Quand’anche avessero ragione su un dato argomento, la rozzezza dei due politici provoca immancabilmente conati di fuga: e tuttavia bisogna resistere. Il vecchio detto che insegna: Amicus Plato, magis amica veritas (Platone è un amico, ma amo di più la verità), deve funzionare quand’anche si trattasse di un Plato Inimicus.
L’ultima polemica di cui sono pieni i giornali – anche perché non c’è molto altro di cui parlare – è la reazione del Senatùr alle critiche dei prelati riguardanti la tragedia degli emigranti nel Mediterraneo. I fatti sono noti. Pur parlando in generale, la Chiesa ha accusato ripetutamente – fino a paragoni assurdi con la Shoah – tutti i governi occidentali e intanto il più vicino: quello di Roma. Ha parlato di “offesa all’umanità”, di “rispettare sempre i diritti (quali?) dei migranti, senza chiudersi all’egoismo», di “un senso di egoismo per cui non si vuole condividere con lo straniero ciò che si ha” (Monsignor Vegliò). Infine il vescovo di Mazara del Vallo è arrivato a dire che: «Le sparate a salve di Bossi sono solo per i suoi seguaci e non per chi come noi vuole risolvere la situazione”. Le sparate? E se Bossi avesse parlato delle sparate di certi vescovi? Invece si è limitato a dire – nientemeno, stavolta il Senatùr è stato più moderato di un prelato – «Quelle dei vescovi sono parole con poco senso».
Tornando sul terreno della realtà, la Chiesa dimentica che: 1) lo Stato italiano è quello che è subito intervenuto, salvando i sopravvissuti, non appena ha avuto notizia del problema; 2) lo Stato italiano, anche mediante gli accordi con la Libia, cerca di impedire che dei disperati si mettano in pericolo su imbarcazioni di fortuna per affrontare l’alto mare; 3) infine che è troppo facile dare ai governi occidentali la colpa dei mali del mondo: questa è solo la versione moderna e teologica dell’antico “piove, governo ladro!” Un atteggiamento sostanzialmente volgare quanto quello di Bossi quando – a proposito di egoismo ed altruismo – risponde per le rime con queste parole: «Che le porte le apra il Vaticano che ha il reato di immigrazione; che dia lui il buon esempio”.
A questo punto i giornali  – soprattutto i giornali di una sinistra che ha completamente perduto il contatto con il popolo – annunciano che “Bossi attacca il Vaticano”, “Bossi attacca la Chiesa”, e chiudono gli occhi sul fatto che – per una volta! – l’Italia ha reagito in condizioni di legittima difesa. Il governo è l’aggredito, non l’aggressore.
Nel film “La Calda notte dell’ispettore Tibbs” c’è una scena indimenticabile. Il poliziotto nero, calato dal nord nel sud ancora razzista, dice ad un maggiorente qualcosa cui quello reagisce dandogli uno schiaffo: solo che Tibbs, il nero, lo schiaffo glielo restituisce a strettissimo giro di posta. Il bianco è peggio che offeso o indignato: è sbalordito, al di là di ogni concepibile reazione. Per lui un bianco poteva schiaffeggiare un nero, ma il fenomeno reciproco non l’aveva mai preso in considerazione. Nello stesso modo se la Chiesa non vuole essere criticata, anche pesantemente e anche volgarmente, non critichi e non attacchi gli altri, anche pesantemente e anche volgarmente. Se no, rischia lo schiaffo del poliziotto nero. O pretende il diritto di criticare gli altri mentre gli nega il diritto di rispondere? Se è così, è chiaro che da questa parte delle Alpi non è ancora arrivata la lezione di Lutero.
Bossi reagisce rozzamente ma non ingiustificatamente. Se il Vaticano, molto piccolo, non può far molto, per gli emigranti, perché critica Malta, che è molto piccola? E se invece, prima di accusare gli altri di inumanità, facesse ospitare due emigranti in ogni parrocchia italiana, quanti ne soccorrerebbe?
Rimane l’ipotesi – orrenda, secondo i giornali – che i cinque sopravvissuti siano incriminati per immigrazione clandestina. Al riguardo chi si indigna dimostra la propria ignoranza di diritto. Se un padre di famiglia provoca un incidente stradale in cui muore suo figlio, forse che non ne soffrirà? E forse che la magistratura, solo per questo, si asterrà dal condannarlo per omicidio colposo? L’avere sofferto non è una discriminante. Purtroppo, si direbbe che il diritto e il buon senso non pesano nulla, in certi giornali. E a volte, nemmeno nelle chiese.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
23 agosto 2009

BOSSI SCHIAFFEGGIA LA CHIESAultima modifica: 2009-08-23T13:37:55+02:00da gianni.pardo
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