QUE SAIS-JE?

Ciò che so e ciò che non so
Il mirabile motto di Michel de Montaigne era: “que sais-je?”, che cosa so?
Il grande erudito voleva dire a tutti che sapeva ben poco: e di quel poco non era sicuro. In quanto filosofo, fa infatti parte degli scettici. Tuttavia il suo scetticismo non era né radicale né nichilistico: non era sicuro dell’esistenza di Dio, ma lo era dell’opportunità della tolleranza e della buona educazione. Teoricamente era uno scettico, concretamente un uomo pieno di buon senso e anzi – trattandosi di lui – di “sagesse”.
Personalmente, non ho tendenza allo scetticismo ma sospendo il giudizio ogni volta che non capisco. Con me non funziona il principio d’autorità, quello per cui, secondo San Tommaso, avremmo dovuto aver Fede perché prima di noi l’avevano avuta persone intelligenti, colte e importanti. La storia della scienza e della medicina prima di Galileo sono lì per provare che per secoli le persone più intelligenti e colte del mondo hanno creduto fanfaluche. Per quanto riguarda la medicina, molte idee sbagliate hanno addirittura prosperato fino a tutto il Diciannovesimo Secolo. Né ancora al giorno d’oggi le cose vanno diversamente, in materia di psichiatria, per esempio. Gli specialisti dicono: “Quest’uomo non è più pericoloso”, lo fanno uscire di galera e quello ammazza un paio di persone. Basta citare il nome di Izzo. Incompetenti? Pazzi loro stessi? No: è semplicemente che la psichiatria non è una scienza esatta come la chimica.
Questa mentalità mi crea un difficile problema quando ciò che reputo evidente si scontra con la verità dei competenti. In questi casi me la cavo così: “Sarà come voi sostenete, ma sono troppo ignorante per darvi ragione”. Un modo gentile per dire: “Non oso darvi torto, ma  non mi avete convinto”. La migliore formula rimane comunque: “Non ho competenza sufficiente per darvi ragione, e dunque non ve la do”.
Questo spiga come mai abbia perso la fede da adolescente. Ho usato il metodo che è poi rimasto invariato: se una cosa mi sembra logicamente o scientificamente assurda, non c’è barba di profeta che me la faccia ammettere.
Per la religione, campo opinabile, basta dichiararsi miscredenti: il problema più grave riguarda la scienza. Sia perché di solito è “oggettiva”, sia perché ha un suo linguaggio, non sempre comprensibile. Una qualunque equazione matematica mi atterrisce: figurarsi dunque quanto possa essere in grado di discutere del principio di indeterminazione di Heisenberg. Ma questo non mi fa dire: Heisenberg ha ragione. Dico: “Non sono in grado di capirlo. Proprio per questo non posso affermare né che la sua teoria sia esatta né che sia falsa”. Come profano posso solo riferire: “I competenti dicono così”. Ma sono le convinzioni altrui, non le mie. Queste si limitano alle cose che mi pare d’aver capito e non si estendono alle cose che non ho capito o che hanno capito gli altri. Heisenberg avrà ragione ma io mi rifiuto di ammettere conseguenze senza cause. Al massimo, vedo conseguenze “di cui non conosciamo le cause”.
Ai massimi livelli, poi, per esempio quando la fisica incontra il tempo, lo spazio e la cosmogonia, il linguaggio rimane quello della scienza, ma non è possibile servirsi di uno strumento molto importante: l’esperimento. E i dubbi aumentano. Perfino la teoria di Boyle sul Big Bang è affascinante, ma non credo che vivrò abbastanza a lungo per verificarla sperimentalmente.
Se insisto talmente su questo punto, che sembra evidente, è perché la maggior parte delle persone, che magari troverebbe ragionevole quanto qui sostenuto, poi mi dà torto alla prima occasione. Lo so per esperienza. Fra l’altro, moltissima gente crede di poter dedurre verità dal mistero, mentre a me frasi come: “non capisco come si sia arricchito e dunque deve essere un disonesto” oppure “Non capisco come ci sia l’Universo e dunque Dio deve esistere”, sembrano stupide. Dal “non capisco”, dal mistero non si può dedurre niente.
Ammetto di essere un seccatore. Se una cosa la credono tutti, e a me pare una stupidaggine, non mi arrendo. Per esempio, non credo all’influenza climatica del Gulf Stream e faccio un mare di obiezioni a chiunque sia disposto ad ascoltarmi. Le ho anche scritte per mandarle agli oceanografi. E tutto ciò che ho scoperto è che parecchi dubbi non sono solo miei.
Que sais-je? So ben poco. Solo quello che credo d’aver capito.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
25 novembre 2009

QUE SAIS-JE?ultima modifica: 2009-11-29T10:40:58+01:00da gianni.pardo
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