EDUCARE È UN ABUSO

La notizia (1) è presto riassunta. Una ragazza si presenta in classe con una maglietta su cui sta scritto a caratteri di scatola “Kiss me before my boy friend comes back” (“Baciami prima che torni il mio ragazzo”) e la professoressa da un lato si esprime negativamente sulla scritta, dall’altro invita la classe – femminile – a commentarla, ottenendo che la maggior parte delle alunne la critichi come messaggio di facilità sessuale, infedeltà, promiscuità, cattivo gusto. Come conseguenza la madre della ragazza querela la docente, accusandola fra l’altro di aver parlato di “cagne in calore”, cosa che l’interessata nega risolutamente: quasi avesse commesso un delitto.
L’episodio si presta a sapide considerazioni. La prima è la strana tendenza a considerare – chissà perché – la lingua inglese decorativa di per sé. Poi sarebbe comunque opportuno conoscere il significato delle scritte che ci trasformano in uomini-sandwich. A meno che si abbia la disinvoltura di quel ragazzo che portava  sul petto, sorridendo, le parole: “hijo de madre puta” (sic). Un anziano gli chiese: “Ma lo sai che significa figlio di puttana?” “Sì”. “Allora, contento tu”. E dopo una pausa: “Ma anche tua madre ne è contenta?”
Più interessante è tuttavia il fatto che dall’episodio sia nata una querela.
L’articolo del codice che disciplina la materia è il 571 del Codice Penale. Esso sanziona l’ “Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina” e stabilisce: Chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la reclusione fino a sei mesi.
Se dal fatto deriva una lesione personale, si applicano le pene stabilite negli articoli 582 e 583, ridotte a un terzo; se ne deriva la morte, si applica la reclusione da tre a otto anni”.
Come si vede, la legge non punisce l’uso ma l’abuso dei mezzi di correzione. La differenza fra lecito e illecito dipende dalla mentalità sociale e in definitiva dall’interpretazione che della norma danno i magistrati. Da un lato si potrebbe considerare uso e non abuso, anche a scuola (se non l’impedisse il regolamento), la somministrazione di botte che infliggano un notevole dolore ma non una lesione personale, dall’altro – esagerando – si potrebbe arrivare a considerare abuso e non uso il fatto che un genitore o un professore diano del somaro ad un ragazzo. In questo caso, lasciando impregiudicato il giudizio dei magistrati, è certo lecito pensare che si stia ragionando da dementi buonisti e politically correct. Ma non si sa mai: il mondo corre tanto velocemente verso un abisso di stupidità che domani potremmo essere giudicati male noi.
Dunque aspettiamo a piè fermo la fine di questa vicenda processuale per imparare, probabilmente, che è abuso qualunque forma di educazione. Del resto, il comportamento medio dei bambini ci dimostra che a questo ci stiamo avviando.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
12 marzo 2010
(1) http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_marzo_12/sacchi-maglietta-ose-virgilio-1602643060193.shtml

EDUCARE È UN ABUSOultima modifica: 2010-03-12T11:49:00+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “EDUCARE È UN ABUSO

  1. Non voglio certo entrare nel merito di chi ha torto e chi ha ragione nel fatto in esame ma questa continua contestazione all’autorità del docente non può portare a niente di buono ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un mio amico, professore di scuola media, veramente appassionato del suo lavoro ed animato da tanta buona volontà ultimamente agli ennesimi scontri, con i colleghi, con i discenti e con le famiglie, lo sento sempre più spesso esclamare: ma chi me lo fa fare?
    Come dargli torto quando sembra un novello Don Chisciotte che combatte solingo contro i mulini a vento? Il corpo docente non vuole più avere problemi né con le rispettive presidenze né con le famiglie ed allora tirano avanti senza lode e senza infamia, insegnando senza alcuna motivazione e promovendo senza merito. Educare, caro Gianni, non è un abuso è solo una parola obsoleta da relegare nella soffitta della lingua

  2. Devo aggiungere qualcosa. Sono stato insegnante e non mi sono mai permesso di fare osservazioni sul vestiario degli studenti, o su qualunque cosa che non fosse il profitto e la buona educazione. Dunque, alla ragazza che invitava tutti a baciarla, non avrei detto nulla, senza neanche dovermi trattenere molto per non commentare. E infatti l’articolo vuole affermare una cosa diversa: che io reputavo il mio compito molto limitato – anche per disinteresse – mentre quella professoressa, migliore di me, probabilmente ama i suoi alunni più di quanto io amassi i miei. E comunque, se ella reputava che fosse suo dovere di educatrice insegnare un minimo di buon gusto (anche sessuale) a quella ragazza, né la famiglia, né il Preside, né i giornali e men che meno i carabinieri e i magistrati ci devono mettere il naso. Il limite del docente è l’art.571 C.P. e il regolamento scolastico che vieta di passare a vie di fatto. Ma per il resto!
    Insomma, si parla tanto di libertà di insegnamento e poi si vanno a rivedere le bucce ad una docente che si comporta come una madre.
    Dunque avevo ragione io, che facevo solo il mio dovere professionale. Insegnavo la mia materia, perché ero pagato per farlo, e basta. Solo una volta, ad un’alunna bellissima che voleva divenire attrice, e che arrivò a scuola con le ginocchia sbucciate, sconsigliai di andare in motorino, dicendole che lei doveva badare alla sua avvenenza non per vanità, ma perché strumento professionale.
    Lo zelo fa commettere alle persone più buone “errori” che una persona strafottente non commetterebbe mai. E volere educare oggi è un errore.

  3. Voler educare oggi è un errore? Semplicemnte non si può.Alla famiglia,alla chiesa,alla caserma,alla televisione il compito di educare o di deseducare.Alla scuola il compito di insegnare e di valutare.Ma valutare,senza educare, significa semplicemente promuovere o bocciare.Soprattutto bocciare.Ma nemmeno quello si può in certe scuole,i genitori ricorrono al TAR che da loro ragione col plauso di molti insegnanti buonisti.Insomma cari insegnanti vi siete infilati in una trappola senza uscita.Non lamentatevi degli stipendi bassi,che con i tempi che corrono non sono affatto male,siete esautorati,quasi dei figuranti pagati per tenere delle lezioni monologo,come all’Università.

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