SNOB O NAVIGATI?

Quando qualcosa che appassiona tutti non appassiona noi dobbiamo divenire sospettosi: stiamo divenendo snob? Poi uno ci riflette e si consola: “Se non m’interessa per nulla il Festival di Sanremo, e nel frattempo amo Bach e Mozart, devo proprio temere di essere in errore?”
Questo avviene anche per ciò che si usa chiamare “la vita pubblica”. Se non c’importa affatto chi sarà il “governatore” del Lazio, chi vincerà il campionato di calcio, se Clooney e la Canalis si sposeranno o no, e se perfino gli scandali sessuali nella Chiesa (vecchi di decenni!) ci lasciano freddi, siamo normali noi o sono normali coloro che dànno a queste cose un’enorme importanza?
Bisogna cominciare con l’assolvere i media. Queste imprese vivono delle notizie che vendono ed è normale che vantino la propria merce: essa è sempre interessantissima, drammatica, vitale per il mondo. Non diversamente da come tutte le uova del salumiere sono freschissime.
Il problema va infatti preso non dal lato del produttore, ma dal lato del fruitore di notizie. Chi entra in un ipermercato potrebbe, come Alì Baba nella grotta dei ladroni, chiedersi se ha abbastanza sacche e sporte per portare a casa tutto quel ben di Dio. Per fortuna, da un lato all’uscita c’è una cassa in cui bisogna pagare, dall’altro impariamo presto che non abbiamo bisogno di troppi prodotti: e infatti le persone ordinate arrivano con la lista della spesa.
Per quanto riguarda le notizie è come se ogni giorno l’abitudine del telegiornale ci obbligasse ad entrare nell’ipermercato: ma bisognerebbe ricordare che proprio lì c’è il varco con su scritto: “uscita senza acquisti”. Si può benissimo, visti i grandi titoli o sentito il sommario, gettare via il giornale e spegnere la televisione. Classico il dialogo casalingo fra i coniugi dopo la sigla del telegiornale, magari da una stanza all’altra: “Ci sono notizie?” “No”. E il silenzio del televisore conferma.
Tutto questo è particolarmente vero in questi giorni. È la competizione elettorale ad essere insulsa o siamo noi ad essere snob?
La verità non è estremista. Le elezioni amministrative hanno soprattutto un valore locale, non sono né importantissime né insignificanti. Dunque non bisogna né ignorarle né farne un problema epocale. Molta gente che si precipiterebbe ai seggi se temesse l’avvento di un potere pericoloso per i propri interessi (si pensi alle elezioni del 1951), quando si tratta della Regione magari diserta le urne: è un ente di cui si è potuto fare a meno per decenni, senza danni. E ci si può anche dispensare dall’assistere a dibattiti inutili, animosi o peggio ancora assurdamente faziosi come quelli di Santoro. Chi scrive non ricorda di aver mai visto una puntata dei suoi programmi, con grande beneficio per il suo fegato.
Si può osservare la realtà nelle sue minuzie, come la comare che vuole sapere tutto del vicinato, o badare solo alle cose di importanza generale, come chi  vive ignorando perfino i nomi dei propri condomini. Si è già fatto il pieno di chiacchiere e troppe notizie – per esempio l’intera cronaca nera – sono senza importanza. Non ci si può sentire obbligati ad ascoltare con raccoglimento le esternazioni dei politici. In casa abbiamo un problema e dobbiamo far venire un fabbro: quella serratura ha tendenza a bloccarsi e una volta o l’altra ci chiuderà dentro o ci impedirà di tornare a casa. Queste sono le cose importanti.
E poi è primavera.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
28 marzo 2010
P.S. Personalmente sono per votare. Ma l’astensionismo di cui abbiamo notizia mi fa pensare che le considerazioni di cui sopra non sono solo mie.

SNOB O NAVIGATI?ultima modifica: 2010-03-29T09:45:25+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “SNOB O NAVIGATI?

  1. Prof.Pardo
    Mi conceda un’impertinenza.
    Non era meglio scrivere “diventare sospettosi” e non “divenire sospettosi”?
    “stiamo diventando” e non “stiamo divenendo”?
    Coloro che dànno…Si scrive con l’accento?
    Con simopatia
    Bruno

  2. 1) Francamente, non vedo la differenza fra diventare e divenire. Mi illumini (non sono ironico).
    2) Dànno, per molti decenni, è stato considerato un obbligo. Ora qualcuno vorrebbe che si limitasse l’accento alla terza persona, “dà”, mentre dànno potrebbe restare danno, del resto l’equivoco con il termine “danno” (nocumento) è del tutto improbabile. Io un po’ sono abituato a dànno, un po’ aspetto la fine della diatriba.

  3. Se permettete avanzo la mia ipotesi fra divenire e diventare una sottilissima differenza di significato esiste:
    divenire, indica l’evolversi graduale di un modo o di una situazione; diventare (Forma frequentativa di divenire- il verbo frequentativo esprime un’azione ripetuta o compiuta a gradi di un altro da cui deriva) è il divenire nella sua fase conclusiva
    Cordialità
    Ivana

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