SMOLENSK: LA STORIA AVANZA A TENTONI

In occasione dell’incidente aereo in cui è morto il Presidente polacco in molti hanno cercato una qualche simbologia nel fatto che proprio a Katyn andasse la delegazione polacca. Altri hanno ripercorso le molte occasioni di sospetti e rancori fra polacchi e russi e la sostanza ultima di tutto ciò si riassume in un interrogativo: si tratta solo di un incidente?
Quando si verifica un grande avvenimento si ha tendenza a cercare di coglierne il senso. Si pensa che esso sia l’inevitabile risultato della realtà precedente o la svolta imposta alla storia da Qualcosa o Qualcuno. Riesce difficile accettare che conseguenze gravissime possano avere cause insignificanti e – per così dire – cieche.
A volte questa idea è giustificata. Il fatto che in Russia si sia passati, dall’oppressivo regime zarista, all’ancor più oppressivo regime staliniano, consente di pensare che quegli eccessi siano potuti dipendere non solo dall’animo criminale di Stalin ma dalla natura del territorio, dalla sua storia e dall’immaturità dei russi riguardo alle libertà democratiche.
Viceversa anche avvenimenti importantissimi hanno cause sproporzionate ed insignificanti. Può darsi che gran parte della storia della metà del Ventesimo Secolo sia dipesa dal fatto che Hitler non sia stato ammesso all’accademia di pittura di Vienna. Se fosse riuscito a divenire un artista apprezzato e avesse smesso di essere uno sbandato morto di fame, Adolf non avrebbe pensato alla politica. Decine e decine di milioni di persone sono morte per il giudizio estetico sui quadri di un oscuro austriaco.
In tutto questo c’è solo una stupida casualità. Quella stessa che fece spostare lo stesso Hitler dal tavolo dinanzi al quale stava durante l’attentato di von Stauffenberg. Fosse morto in quel momento sarebbero stati ancora risparmiati all’Europa infiniti lutti ed enormi distruzioni.
La Storia va avanti alla cieca e malgrado le loro straordinarie conseguenze, gli avvenimenti sono a volte il risultato del caso o della follia. Proprio per questo bisogna essere molto prudenti, nel saltare alle conclusioni
Nel caso di Smolensk i sospetti sono fuor di luogo. Cercare di uccidere qualcuno simulando un incidente è un metodo incerto e, per così dire, sconsigliabile. Quando Panagulis morì in un incidente d’auto Oriana Fallaci dichiarò subito: “Me l’hanno ammazzato”. Ma il potere, in Grecia, avrebbe avuto cento altri modi ben più sicuri, per sbarazzarsi di Panagulis. Fra l’altro, egli era al volante dell’auto in cui morì e questo basta per rendere poco verosimile la tesi dell’omicidio. Solo nei film la vittima designata scopre che i freni non funzionano più proprio all’inizio di una discesa; solo nei film il protagonista non si difende scalando le marce ed usando il freno a mano o strisciando contro un muro; insomma, solo nei film le cose si mettono nel modo sperato dagli attentatori. Indubbiamente ci sono molte possibilità che il malcapitato si ammazzi ma ci sono almeno altrettante possibilità che se la cavi. Se si vuole ammazzare qualcuno, ci sono metodi più semplici. Chiedere informazioni alla mafia.
Nel caso di Smolensk, gli attentatori non potevano essere sicuri che sull’aeroporto ci sarebbe stata nebbia. Poi avrebbero dovuto trovare un pilota e un copilota disposti a suicidarsi, pur di ammazzare il loro Presidente, e questo avendo sfiorando le cime degli alberi, invece di schiantarsi risolutamente al suolo. Un pilota e un copilota, oltre tutto, indifferenti alla morte di altre novanta persone. È difficile, credere a tutto ciò.
Per come lo conosciamo, il fatto è semplice: un pilota presuntuoso ha disatteso i consigli della Torre di Controllo ed ha sbagliato il percorso di avvicinamento alla pista. Sono errori che si pagano. Non c’è nessuna Nemesi storica e neanche il fatto che l’incidente si sia verificato nei pressi di Katyn ha un significato.
Fra l’altro è sbagliato scrivere – come fanno tutti i giornali – che “un aereo è caduto”. Non è l’aereo che è caduto, è il pilota che l’ha guidato verso il disastro. L’episodio non è significativo neppure per giudicare gli aerei civili di produzione russa. I commenti sono del tutto inutili. Si possono solo esprimere le condoglianze alle famiglie.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
11 aprile 2010

SMOLENSK: LA STORIA AVANZA A TENTONIultima modifica: 2010-04-11T14:24:39+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “SMOLENSK: LA STORIA AVANZA A TENTONI

  1. Gentile Gianni Pardo, ha scritto bene “Per come lo conosciamo…”. Il fatto lo conosciamo come e stato presentato da Russi. Il primo pilota sapeva benissimo parlare russo, i russi ritengono che non sapeva nemmeno contare in russo. E per favore, non chiami il pilota presuntuoso.

  2. Gentile Elisa,
    1) Effettivamente, “per come lo conosciamo”.
    2) Per quanto ne so, in tutti i cieli del mondo si parla esclusivamente in inglese. Cioè i piloti italiani che volano su aerei italiani, quando stanno per atterrare in un aeroporto italiano parlano in inglese con gli italiani che stanno nella torre di controllo. Chi le ha parlato di questi problemi di lingua russa?
    3) Il polacco e il russo sono due lingue molto simili. Mi chiedo se non si capiscano un po’ come noi ci comprendiamo con gli spagnoli.
    4) Sui giornali è stato scritto che a) il pilota è stato invitato ad atterrare in un altro aeroporto, b) che ha effettuato più di un tentativo di atterraggio. Sempre se questi sono i fatti, non sarebbe del tutto inadeguato usare l’aggettivo “presuntuoso”. Poi, poverino, è morto anche lui, e non è detto che io sarei stato meno “presuntuoso” di lui.

  3. In Russia, hanno parlato in russo, l’ha affermato il vice primo-ministro. Ho letto sul giornale polacco l’intevista con uno russo di areoporto che aveva parlato con i piloti polacchi. Egli sostiene che i piloti non sono riusciti di capire numeri in russo (che sono quasi uguali che in polacco). La stessa intevista e disponibile su ogni giornale russo.

    Lei sai che subito dopo l’incidente la polizia ha russa ha confiscato registrazioni fatte da giornalisti polacchi?

    Sono lontana da ritenere che non sia stato un infelice incidente ma un’attentato, ma aspettiamo con i commenti “sicuri” fino alla conculsione della investigazione o almeno fino alla apertura delle “scatole nere”.

    E un’atra cosa-non ci riesco a capire perche sabato russi hanno detto che il pilota ha cercato ad atterrare 4 volte e ieri che aerio e caduto durante il primo tentaivo di atterraggio.

    Gentili saluti.

    Mi scusi il mio italiano.

  4. Ha ragione lei, meglio aspettare di saperne di più.
    Per giunta – non lo dico con piacere – la Russia ha una tradizione di menzogne, per quanto riguarda gli avvenimenti, e Katyn ne è un eccellente esempio.
    Nel caso ci siano stati equivoci, i piloti sarebbero stati imprudenti, parlando in russo, nel senso che l’uso della lingua inglese ha anche questo scopo: arrivare a comunicazioni assolutamente standardizzate. Lei crede che tutti i piloti sarebbero in grado di sostenere una conversazione di politica in inglese?
    Io no. Sapranno – ma benissimo – solo ciò che serve per volare e atterrare.
    Comunque, mi stupirebbero gli equivoci a proposito dei numeri. Sono fra le cose più semplici, studiando lingue, e che si imparano fra le prime.
    Quanto al suo italiano, congratulazioni. Glielo dice uno che appartiene ad un Paese i cui giornalisti, nel corso di decenni, non sono riusciti ad imparare che Wojtyla si legge voitiua, e che mai si darebbero la pena di imparare che Lodz si legge più o meno ug.

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