PERCHÉ NON SCANDALIZZARSI

Le notizie di “scandali politici” ci bombardano da sempre. Forse i giovani se ne abbeverano volentieri, ma chi ha esperienza è indotto a sbadigli e pennichelle che rischiano di prolungarsi oltre il pomeriggio. La caratteristica degli scandali di questi giorni è tuttavia quella di essere “a ripetizione” e di riguardare praticamente sempre il centro-destra. E allora, reprimendo  l’ennesimo sbadiglio, sorge il dovere di occuparsene: infatti, se accusato della malefatta fosse, per dire, Dario Franceschini, il non parlarne potrebbe essere attribuito a rispetto della presunzione d’innocenza e ad eleganza di comportamento; se invece si tace sugli scandali della propria parte politica, ecco il sospetto della connivenza o, bene che vada, della speranza di farli dimenticare. E allora bisogna spiegare, quanto meno a noi stessi, il perché della reazione di tedio.
Gli scandali sono di parecchi generi. Se un ministro va a letto con la moglie del suo sottosegretario, abbiamo uno scandalo-gossip. Se cerca di mettere in cattiva luce un concorrente con false rivelazioni sul suo conto, si ha uno scandalo morale (sempre che non ricorra il reato di calunnia). Se si scopre che un governatore ha intascato tangenti su contratti statali, si ha uno scandalo penale. Se infine si dimostra che un ministro ha rivelato un segreto di Stato all’emissario di un altro Stato, si ha – finalmente! – uno scandalo penale, ma soprattutto politico. In questo caso non basterà neanche che l’interessato sia sbattuto in galera, il danno provocato alla credibilità del partito di appartenenza e al Paese supera di troppo il valore della libertà personale di un singolo.
Non tutti gli scandali si possono trattare nello stesso modo e val la pena di riprendere la classificazione. Lasciando ai rotocalchi gli scandali-gossip, a partire dallo scandalo morale fino al peculato incluso, si tratta di avvenimenti che devono condurre il colpevole in carcere ma non hanno importanza politica. Essi ne avrebbero in un mondo perfetto in cui i potenti si comportassero sempre in maniera impeccabile e la corruzione fosse una rara eccezione: se invece si considera il mondo com’è, la distinzione non è tanto tra classe politica corrotta e classe politica senza macchia (che non esiste), quanto tra classe politica impunita (come avviene nelle dittature) e classe politica all’occasione condannata.
Quando il magistrato rinvia a giudizio un senatore o un deputato per un illecito penale la prima reazione che bisognerebbe avere è dunque: “Allora siamo in una democrazia”. La seconda dovrebbe essere: “Speriamo che quel tale sia effettivamente colpevole e che lo sbattano in galera. Diversamente sarebbe triste che un innocente sia sottoposto ad un simile calvario”. Senza ulteriori turbamenti. A meno che non si speri ingenuamente di avere una classe politica composta esclusivamente di specchiati galantuomini.
Questo spiega l’indifferenza che il politologo dovrebbe sentire riguardo agli scandali “economici”, ma naturalmente un simile atteggiamento richiede la ragionevole certezza che la giustizia penale persegua i colpevoli (o presunti tali) e non i nemici politici. Purtroppo, in Italia questa certezza è venuta meno. In occasione di uno scandalo penale il lettore di giornali oggi ha una serie di dubbi: “Chissà che cosa c’è di vero, si chiede; chissà se quel tale è veramente colpevole; chissà se non è perseguitato da un magistrato d’assalto che lo odia politicamente; chissà se non l’avrebbero lasciato indisturbato, se fosse appartenuto ad un altro partito”. E quando si pensa alla (s)vendita della Sme certi dubbi sorgono spontanei.
Per quanta voglia si possa avere di vedere che vera giustizia sia fatta in ogni campo, rimane tuttavia il fatto che gli unici scandali importanti sono quelli che danneggiano la politica dello Stato. Quelli che consistono nello spostamento da una tasca all’altra di un paio di milioni di euro sono insulsi e riguardano la giustizia penale, anche quando una delle tasche è purtroppo quella dell’Erario.
Questo atteggiamento disincantato è naturale in chi ha recepito la separazione della morale dalla politica; chi invece sogna una classe politica di angeli continuerà anche a sperare che, tolti di mezzo questi due, questi tre, questi trentatré corrotti, poi i rimanenti saranno puri e immacolati.
È comprensibile ed umano che si tenda ad un mondo del genere. Basta non aver mai studiato storia.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
12 luglio 2010

PERCHÉ NON SCANDALIZZARSIultima modifica: 2010-07-13T08:43:21+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “PERCHÉ NON SCANDALIZZARSI

  1. M.T. prospera su ragazzini adolescenti incacchiati con il mondo, su gente ignorante propensa a vedere complotti dappertutto, su gente paranoica che vede il male in ogni cosa e che ha niente di meglio da fare che stare a rodersi…

    Uhm… bhe forse tra i “supporters” del Travaglio ci saranno rare eccezioni positive, ma oggi mi sono svegliato male e sono molto cattivo, vedo tutto nero pure io!

    Mario Ferraro

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