PERCHÉ NON VOTO RADICALE

Sento il dovere di spiegare perché non voto per il Partito Radicale.
Qualcuno potrebbe dire che il tema è paradossale: bisogna spiegare perché si fa una cosa, non perché non la si fa. Ma se uno dice: “Mi piace Parigi; ci sono stato una volta e ci vorrei tornare; ho il denaro sufficiente; ho il tempo libero; sto bene in salute e non ci sono difficoltà di sorta. Ma non ci andrò”, il suo interlocutore vorrà sapere perché non fa una cosa che,  dato quello che afferma, sarebbe naturale facesse.
Lo stesso è per me. Ho condiviso quasi tutte le campagne dei radicali, da quando esistono fino a non molto tempo fa; ho votato per quasi tutti i loro referendum; sono stato contento quando hanno vinto le loro battaglie per esempio in materia di divorzio ed aborto;  come loro sono estremamente laico e come loro ho tendenze anarcoidi; ci unisce pure il piacere di non intrupparci, di non cedere alla tentazione dell’interesse e perfino quello di andare contro le idee correnti: e tuttavia non posso essere radicale perché la politica per me non è testimonianza. È azione concreta. Se c’è un partito che predica la cosa giusta al 100%, ma non ha nessuna possibilità di realizzarla, e c’è un partito che predica una cosa giusta al 40%, ma può realizzarla, io voto per questo secondo partito.
So che moltissimi non sarebbero d’accordo. “Sei solo uno e non pesi quasi nulla. Perché non votare secondo coscienza?”; “Se tutti la pensassero come te, non ci sarebbero più i piccoli partiti e avremmo un sistema, come quello inglese, in cui solo due partiti sopravvivono”; e infine l’accusa più pertinente di tutte: “Tu sei l’esatto contrario di qualcuno che ha ideali politici: non credi in nessun partito e miri al risultato minimo purché più probabile. Un calcolo micragnoso cui obbedisci senza esitare pur sapendo che il tuo voto vale quanto quello dell’ultimo degli imbecilli”.
Touché, si direbbe nella scherma. Se c’è da dichiararsi colpevoli, sono pronto. Ma devo lo stesso proclamare la mia invincibile antipatia per i donchisciotte, per i cavalieri dell’ideale, per quei personaggi, come Marco Pannella, che si raccontano da mane a sera, con un diluvio di parole, la favola  della propria importanza.
Confesso addirittura di essere allarmato da chi ha alte visioni per il futuro. Nessun Presidente del Consiglio dei Paesi democratici ha mai raggiunto la fama di un Adolf Hitler o di uno Stalin, ma è anche vero che nessuno di loro ha mai fatto altrettanti danni. I grandi programmi sono pericolosi. Per me il più credibile teorico, in questo campo, è il Candide di Voltaire quando oppone ai grandi discorsi il suo pratico: “Il faut cultiver notre jardin” (“Sì, ma intanto pensiamo a zappare l’orto”).
Sarà che tendenzialmente disprezzo la politica. Reputo che ci si possa interessare attivamente ad essa solo se si è ambiziosi. Se si ama il potere e i suoi vantaggi, cose che non mi attirano affatto. Inoltre, se pure è vero che ai più alti livelli si incontrano persone al di fuori del comune, e magari con notevoli doti intellettuali, per arrivare lì bisogna prima avere a che fare con centinaia, con migliaia di persone interessate, piccine, ignoranti, fanatiche. Disonesti che si aspettano che tu lo sia quanto loro, per favorirli. Senza dire che bisogna trattenere le risa, all’idea di impegnarsi seriamente per divenire assessore in un comune di tremila abitanti.
Ma il disprezzo della politica non può tradursi in disimpegno. Una innegabile massima insegna: “Se tu non ti interessi di politica, sappi che la politica si interessa di te”. E dal momento che quello che essa vuole può essere diverso da ciò che voglio io, per così dire la tengo d’occhio e sono pronto a votare per chi può sventare il pericolo maggiore. 
Per anni ed anni, se m’avessero chiesto: “Per chi hai votato?”, ad essere onesto avrei dovuto rispondere: “Per nessuno. Ho solo votato contro i comunisti”.
Forse non sono l’ideale dello zoon politikòn, del cittadino, ma ho sempre dato un voto utile.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
20 luglio 2010

PERCHÉ NON VOTO RADICALEultima modifica: 2010-07-20T09:46:10+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “PERCHÉ NON VOTO RADICALE

  1. Pardo ha scritto:

    Per anni ed anni, se m’avessero chiesto:“Per chi hai votato?”, ad essere onesto avrei dovuto rispondere: “Per nessuno. Ho solo votato contro i comunisti”.

    Non mi suona strano: forse in fondo e’ quello che hanno fatto, e tuttora fanno, milioni di italiani.

  2. Per alcune teorie sociologiche esiste il progresso, il bene comune, in quanto sommatoria del “bene” che ogni individuo persegue.
    Io penso invece che la tendenza naturale dei gruppi sia il caos, come ne “Il Signore delle mosche”. Poi esistono delle energie, più o meno immateriali, che si uniscono al caos, che gli si oppongono, che lo aviluppano e che,alla fine, lo guidano e lo trasformano in energia per il progresso.
    Tra queste energie ci sono i Radicali, pensatori alteri, liberi ed estremi, che con alcuni individui a volte sono in sintonia anche nel 100% dei casi, ma che spesso fanno fare a tutti il 40% di cose giuste senza che ce se ne renda conto.

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