LE MANIFESTAZIONI: VOX POPULI O VOX PUERI?

Nelle recenti settimane ci sono stati moti di piazza in Belgio, per chiedere un governo dopo sei mesi di stallo, in Algeria, per il prezzo degli alimentari, in Tunisia, per il prezzo del pane e per rovesciare Ben Ali ed anche in Albania e in Egitto. La concomitanza temporale può fare pensare che una sommossa sia innescata dall’altra,  quasi una “moda della rivoluzione”; e non è un’idea del tutto bislacca: si ebbe già una volta nel 1848. Ma a questa osservazione se ne affianca una più seria, riguardante il senso che possono avere le manifestazioni di piazza.
La prima cosa che si deve notare è che quando i governanti non si fanno scrupolo di usare la forza più spietata, le manifestazioni cessano. Nessuno ha mai dimenticato che sotto Stalin nessuno mai osò fiatare. Nessuno ha dimenticato che il primo tentativo cinese di protesta, in Piazza Tien An Men, subì una tale repressione che nessuno ha più avuto voglia di riprovarci. Dunque con la loro stessa esistenza le sfilate rumorose e minacciose non dimostrano l’estremo disagio del popolo (salvo si trasformino in vere rivoluzioni) ma un certo livello di rispetto per la sua libertà da parte del Potere. E infatti la loro massima frequenza si ha nelle democrazie.
Qui si rivela un’insuperabile contraddizione: là dove non si ha il diritto di determinare col proprio voto chi deve governare, non è consentito di scendere in piazza; là dove invece il popolo elegge parlamento e governo, scende in piazza, strepita e minaccia, come se quel governo non l’avesse voluto lui stesso.
Naturalmente si potrebbe obiettare che i manifestanti spesso appartengono ai partiti dell’opposizione; dunque hanno tutto il diritto di essere scontenti del modo in cui è governato lo Stato. Ma questo è vero fino ad un certo punto. Innanzi tutto in democrazia governa la maggioranza, dunque lo scontento della minoranza è fisiologico e non ha importanza; poi, la democrazia ha previsto che il dissenso della minoranza sia manifestato in Parlamento, sede deputata proprio alla discussione e all’esposizione delle varie tesi. È lì che l’opposizione può proporre – e a volte ottenere – la caduta del governo.
L’origine di molte manifestazioni di piazza è tuttavia la sotterranea convinzione che il governo sia onnipotente. La gente infatti si sente più che mai giustificata quando gioca alla rivoluzione chiedendo “pane e lavoro”, cioè proprio due cose che dipendono dall’economia e non dal governo. E che il governo non può dare.
Questo è un concetto che disturba. Forti dei luoghi comuni della retorica amiamo credere che si possa “rilanciare l’occupazione”, mentre in questo campo l’esecutivo può soltanto fare danni. Se si parla di “creare posti di lavoro” è segno che non ce n’è necessità e che si distribuiranno sussidi di Stato ad alcuni a spese di altri. Lì dove il lavoro è dipeso interamente dallo Stato (Unione Sovietica) il risultato è stato la miseria generalizzata; li dove si rischia di essere licenziati ad libitum e di doversi poi contentare di un lavoro e di mansioni molto inferiori (Stati Uniti) si ha un alto livello di benessere.
Esiste una spiegazione psicoanalitica del fenomeno. Il bambino, conscio della propria impotenza, pensa che  il padre possa fare tutto. Dunque non si preoccupa di sapere quanto costa la bicicletta o la playstation. Se il padre dice di no è per cattiveria: da questo le richieste imperiose, il pianto e il pestare i piedi.
Anche il governo per il popolo è una figura paterna e la gente a volte si comporta come avesse tre anni. In democrazia – se ragionasse – dovrebbe dire: “Il governo fa del suo meglio; se, ciò malgrado, fa male, non rimane che votare per un’altra maggioranza, la  prossima volta”. Il ministro Visco non fu simpatico a molti ma il suo intento non era certamente quello di tormentare gli italiani. L’idea che il governo sia composto da cretini, o da delinquenti nemici del popolo, è stupida.
Il potere, in democrazia, discende dal consenso. Qualunque politico fa dunque tutto il possibile per ottenerlo. Se poi, malgrado le buone intenzioni, sbaglia, poco male: ci sono le successive elezioni.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
26 gennaio 2011

LE MANIFESTAZIONI: VOX POPULI O VOX PUERI?ultima modifica: 2011-01-26T17:31:58+01:00da gianni.pardo
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11 pensieri su “LE MANIFESTAZIONI: VOX POPULI O VOX PUERI?

  1. La mia impressione e’ che in Italia la democrazia sia un principio non completamente accettato nella sua forma canonica di governo della maggioranza.
    Forse anche a causa dl fatto che la rappresentanza popolare e’ enormemente indiretta, e il singolo spesso si sente piu’ solo che rappresentato.
    Questo potrebbe aver generato intanto una generale tendenza all’overstatement che si vede sempre crescente negli anni, per esempio nei titoli dei giornali e nelle frasi ad effetto dei politici (provate a rileggere una prima pagina di quotidiano degli anni ’50).
    Non essendo sufficiente l’overstatement di tipo verbale per calmare il senso di impotenza, si sono prese a prestito dal passato le manifestazioni di piazza. Eventi che nei secoli scorsi si verificavano per vera e propria disperazione o fame, intendo dire calorie che mancano sul serio. Poi piano piano si e’ esteso il metodo alla difesa teorica dei diritti, poi recentemente al semplice dissenso, fino al Gay Pride che non si sa se sia una festa o una manifestazione, fino agli studenti anti-Gelmini che probabilmente non sanno con precisione cosa ci sia di sbagliato nella omonima legge contro cui manifestano.
    Arrivati a questo punto ha ragione Pardo: la democrazia, salvo eccezionali e disperati casi, in teoria deve funzionare in un altro modo.
    Concluderei che, almeno con riferimento all’Europa, la democrazia e’ diventata talmente indiretta che i singoli, gli individui, ne raclamano un pezzo a tutti i costi. Anche a costo del ridicolo o dello sbadiglio o di una bastonata.

  2. Qualche riflessione prima dell’intervento del genio di turno che dà ragione a Pardo senza averci capito niente:

    1)Ma i governi a cosa servono allora?

    2) E le promesse di Berlusconi per le quali lo avete votato?

    3) Ma almeno Pardo, riuscirà a trovare una sua coerenza tra un articolo e l’altro?

    4) X Ivana: “dunque lo scontento della minoranza è fisiologico e non ha importanza; poi, la democrazia ha previsto che il dissenso della minoranza sia manifestato in Parlamento”. Capisce cosa intendo quando parlo di temi delle scuole medie?????

  3. Caro Felice,
    credo che lei abbia ragione. A mio parere molto dipende dalla “facilità”. Un tempo gli uomini si eccitavano se vedevano una caviglia, poi sono nati vestiti molto più generosi, nel mostrare, e infine per decenni si favoleggiò di Parigi: Ci sono ballerine a seno nudo, lì! Analogamente, si è passati dai matrimoni approvati – quando non combinati – dai genitori, con l’obbligo della verginità nella sposa, quasi al consumismo sessuale. Ecc. Badi bene che io non stigmatizzo tutto questo, non sono un moralista. Dico soltanto che se una ragazza vuole essere “attraente” oggi è pressoché obbligata a truccarsi, mettere i tacchi a spillo, vestirsi in un modo che un tempo l’avrebbe fatta passare per una poco di buono. Perché? Perché quando gli stimoli sono forti e prolungati, la sensibilità si ottunde. Dunque oggi non basta essere belle, la propria bellezza bisogna gridarla, perché la si noti.
    Qualcosa di analogo avviene in politica. Dal momento che il Paese non vive nulla di drammatico da molti decenni, si “montano a neve” episodi secondari, si gioca alla guerra con il partito opposto, si parla continuamente sopra le righe e, per finire, il popolo scende in piazza per giocare alla protesta. Anche sapendo di non concludere nulla.
    Siamo al consumismo della comunicazione.
    Fra l’altro noi italiani facciamo un po’ sorridere, con i nostri atteggiamenti bellicosi: non abbiamo mai fatto una rivoluzione, noi. Gli inglesi non ne hanno avuto bisogno, i francesi ne hanno fatte anche troppe, noi mugugniamo quando c’è pericolo, e sbraitiamo quando non c’è pericolo e lo si può fare sventolando bandiere.
    Dopo tutto, siamo un popolo simpatico. Forse, bisognerebbe che ci prendessimo un po’ meno sul serio.
    La democrazia è sempre meno diretta, dice poi lei. Giusto. Ma è anche così in Inghilterra, da secoli, e gli inglesi fanno meno manifestazioni di noi.
    Poi, naturalmente, si tratta solo di opinioni, e su queste mie non scommetterei troppo.

  4. La contraddizione è la stessa che fa si che nei paesi più liberali, quelli che dovrebbero essere più egoisti, le forme di volontariato raggiungono il livello di sviluppo massimo. Contraddizione peraltro solo apparente agli occhi di chi non capisce le leve che il liberalismo mette in moto.

    X Giuseppe – La politica può solo accompagnare, bene o male, le fasi macroeconomiche che si sviluppano per le più svariate ragioni nel mondo.

    Deve capire che più che per le promesse di Berlusconi che spesso non mantiene, almeno una metà dei suoi elettori lo vota per le promesse dell’opposizione…vedere patrimoniale in arrivo (quelle si, sempre mantenute).

  5. X Johrey

    E’ destino che in questo blog debba sempre ripetermi…

    Lei le tasse, tanto salate, le paga per compensare l’alto debito pubblico prodotto da quei partiti votati proprio da lei, prima della discesa in campo di Berlusconi.

    La questione della patrimoniale è un arma spuntata, lei crede davvero che la maggioranza degli elettori italiani abbiano rendite talmente alte da giustificare la sua/vs paura?

  6. Il debito italiano è figlio del clientelismo e della forsennata idea social democratica di fornire tutti i tipi di servizi (tra l’altro pessimi) a tutti i cittadini. Era una idea solo un po più folle del comunismo. la morte in sequenza delle due ideologie socialiste, quella comunista già avvenuta e quella social democratica in pieno corso lo dimostra nei fatti.

    In tema di contraddizioni (che non sono tali), essendo io un liberale (selvaggio aggiungo) la mia convinzione è che l’alta tassazione imposta è proprio frutto dell’alta tassazione imposta. Per far scendere drasticamente il debito pubblico italiano in un solo anno, basterebbe mettere da domani le tasse al 20% per tutti. Purtroppo, l’europa non ce lo permetterebbe mai.

  7. X Johrey

    Eccone un altro che nn ha mai votato Dc o PSI. Se le sembro enigmatico, Pardo saprà spiegarle.

    Nel frattempo, se nn sono troppo indiscreto, mi potrebbe far sapere a quanto ammontano le sue rendite? Per poter comprendere meglio le sue preoccupazioni.

  8. Sarei io l’altro che non ha mai votato Dc o Psi? E quando l’ho detto? E se invece avessi 34 anni e la dc e il psi non li avessi mai conosciuti?
    Nel frattempo, lei è indiscreto e io non ho parlato di rendite nel caso specifico, ma di patrimoni.

  9. Quindi durante tangentopoli lei aveva 16 anni circa, mi sembra strano nn conoscesse DC e PSI, sarà maturato tardi.
    Quelli che allora votavano questi 2 partiti oggi votano PDL come lei, pertanto, per la proprietà transitiva anche lei li avrebbe votati.

    Mi perdoni lo scherzo, ma nn ho resistito alla tentazione di giocare con lei quando ho letto come ci tiene a sottolineare la differenza tra patrimonio e rendita.
    Pure su questo argomento può chiedere lumi a Pardo, anche lui si è dovuto correggere a tale proposito.

  10. Mi perdoni se le dico che lei non ha nessun capacità di giocare con le parole, ne tanto di meno di capirle bene. Devo infatti correggerla nuovamente.
    Ho usato il condizionale e quindi non ho detto di avere 34 anni, il “potrei non averli mai conosciuti” poi era chiaramente retorico, si intendeva elettoralmente.
    Non sono in confidenza con il Sig. Pardo da chiamarlo al telefono, e soprattutto per farmi spiegare le sue teorie bizzare che non prevedono la differenza tra rendita e patrimonio, concetto che, in base a questa breve conversazione in cui ha capito praticamente nulla, non vedo come potrebbe comprendere.
    La saluto, e a meno che non riesca a dire almeno una cosa intelligente, mi sembra abbastanza.

  11. X Johrey

    Farebbe prima a dire x chi votava, ma siccome vedo che ci gira tanto intorno x evitare di “confessare la colpa”, la finisco qui x nn metterla ulteriormente in imbarazzo. Per il debito pubblico potrà sempre dare la colpa ai comunisti, com’è di moda in questi ultimi 16 anni.

    Per capire se uno dice cose intelligenti, anche chi ascolta lo deve essere. E per ora è certo che lei nn ha capito la proposta sulla questione della impropriamente nomata patrimoniale, che in realtà sarebbe una tassazione delle rendite e non dei patrimoni appunto…..e meno male che sino adesso ho sorvolato sulla questione dell’ europa che impedirebbe di approvare la sua proposta di abbassare le tasse al 20%!!!

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