BERLUSCONI IN POLINESIA

Socrate, condannato a morte, si vide offrire la possibilità di fuggire e la rifiutò. Sostenne che aveva sempre obbedito alle leggi e di non volere cambiare comportamento ora che aveva settant’anni. E soprattutto, aggiungeva, quanti anni in più si sarebbe procurati, fuggendo? Ragioni nobilissime. Ma forse anche indici di un supremo disprezzo del singolo, perfino quando questo singolo era lui stesso, Socrate.
E qui si può creare una leggenda: il filosofo era stanco. Si accorgeva che, per quanta intelligenza e per quanto senso critico avesse sparso in giro, la sua era stata un’impresa vana. Se convinceva un cittadino, era un grande successo ma se avesse parlato con un secondo cittadino, sarebbe stato necessario ricominciare tutto da capo. E anzi, dopo un certo tempo, avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo anche col primo: le verità scomode si dimenticano.
Se si chiede alla gente “perché volete avere figli?” si avranno molte risposte, dall’apodittica affermazione che “bisogna averli”, alla domanda: “una famiglia senza figli che famiglia è?”, all’ottimistica previsione: “per avere un sostengo quando si è vecchi”. Il Socrate di turno potrebbe facilmente dimostrare che “bisogna averli” non è una risposta; una coppia può essere felice da sola, ed anzi i figli normalmente creano un mare di grattacapi; e infine può avvenire che i figli non si occupino dei genitori anziani  e non vadano neppure a trovarli. Insistendo si può riuscire a far ammettere al malcapitato interlocutore che gli esseri umani vogliono dei figli perché questo corrisponde all’istinto di conservazione della specie. Spiegazione ben poco poetica ma giusta. Tuttavia, dopo avere ottenuto questa vittoria, dopo avere cioè costretto un signore ad ammettere questa piana evidenza, il prossimo a cui si pone la domanda risponderà che “bisogna avere figli”; “Una famiglia senza figli che famiglia è?”.
Socrate non è l’unico fallito, in questo genere di impresa. Anche Nietzsche, il più intelligente e spietato solvente dei luoghi comuni, ha operato invano. Ogni volta che il luogo comune si scontra con l’argomentazione logica, vince. E se anche perde quella battaglia, non perde mai la guerra.
Ecco perché può piacere la leggenda di Socrate stanco di contrastare la mentalità corrente. Lo immaginiamo mentre dice: “Mi sono divertito tutta la vita a giocare con la mia intelligenza e la stupidità del prossimo e ora mi chiedo che cosa ho concluso. Il prossimo è rimasto stupido come prima ed io sono solo un originale. Uno scalpellino che non ha saputo divenire un vero scultore”.
A volte anche i grandi rinunciano volontariamente alla posizione raggiunta. Da Greta Garbo che sparì dal mondo a Carlo Quinto che abdicò e rinunciò ad un potere immenso – era quello dell’impero su cui non tramontava mai il sole – a Diocleziano, che si ritirò a Spalato, rinunciando alla posizione di uomo più potente del mondo civile. Questo imperatore è il migliore esempio: dimostra che a qualunque livello si può arrivare alla sazietà dei rapporti umani; al sentimento della vanità del dialogo; ad una sensazione di disastrosa inutilità. Essere disincantati e delusi quando si è scalpellini (anche se pensatori), o quando si è gente qualunque, è più facile che quando si è imperatori. Infatti molti di noi fanno un certo mestiere quasi per caso, per una serie di circostanze, mentre tutto è molto diverso per chi intraprende la carriera politica. Qui si giunge in alto solo dopo mille, sudate vittorie.
Ecco perché Pierluigi Bersani non riesce a convincere Silvio Berlusconi a dimettersi. Non solo perché lo chiede per le ragioni sbagliate, ma perché il Cavaliere non è uno spregiatore dell’umanità come Socrate, o uno che si stanca, come Carlo Quinto e Diocleziano. La sua sfrenata volontà di prevalere lo spinge a sopportare tutto, magari seguendo il principio che la vittoria arride a colui che resiste un minuto più dell’avversario. Se in lui ci fosse una (politicamente deleteria) tendenza alla filosofia quante volte avrebbe detto: “Vi lascio. Divertitevi fra voi”? Per giunta, la sua Spalato, col denaro che ha, potrebbe trovarla dovunque nel mondo. In mille posti in cui, per dire, non hanno mai sentito nominare Antonio Di Pietro. Non varrebbe la pena di fare molte migliaia di chilometri, per questo?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
2 marzo 2011

BERLUSCONI IN POLINESIAultima modifica: 2011-03-04T10:55:17+01:00da gianni.pardo
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13 pensieri su “BERLUSCONI IN POLINESIA

  1. Anch’io mi sono posta la domanda chi o che cosa spronava il cavaliere a continuare a lottare nell’agone politico e forse la risposta è proprio in questa sua forza di combattente che addirittura si rinvigorisce con le difficoltà, quando credi che sia stato messo a tappeto o all’angolo ecco che con un improvviso colpo d’ala riesce a capovolgere la situazione a suo favore e certamente un Bersani al suo confronto fa la figura di un ologramma.

  2. La risposta si trova a chiare lettere in un intervista di Confalonieri:” per non finire in galera”, “perchè Fininvest era piena di debiti”. Cose che ormai sanno anche i bambini delle elementari.

  3. Ho letto questo articolo quasi per caso, ma ho dovuto leggerlo con attenzione un’altra volta prima di ricredermi. Inizialmente mi è sembrato mostruoso, aberrante, mi sbagliavo; rileggendolo, vi ho infine trovato solo un principio ben radicato di mediocrità. Perchè alcune posizioni espresse sono condivisibili, al di là delle convinzioni politiche, certe argomentazioni, in seconda lettura, le ho anche trovate convincenti (banali, sì, ma perlomeno formalmente corrette). Tuttavia…povero Socrate. Non ho mai, e dico mai, letto una simile banalizzazione filosofica, ed è questo che scaglia le parole di questo articolo nell’abisso della mediocrità. Apologie politiche unite a nozioni reperite probabilmente da wikipedia, o magari reminescenze di studi poco approfonditi, questo mi ha disgustato inizialmente. Rileggendo, sforzandomi di giudicare oggettivamente, ho colto qualche spunto positivo in più, e il disgusto ha ceduto il passo alla compassione. Perchè un giornalista vero, se si sforza di essere fazioso, se usa con accortezza le proprie argomentazioni, può scatenare ammirazione come odio nel lettore. Odio, esatto, proprio perchè ci si sente messi all’angolo da una penna talentuosa; disonesta magari, servile, ma comunque ammirevole nella propia bravura. Ma questo articolo…è mediocre nell’essere mediocre. E’ un paradosso. Per il giornalismo ingenuo e rustico si può solo provare compassione, altro che odio o ammirazione. Si chiederà perchè perdo il mio tempo con questa polemica, le dirò dell’altro: è la prima volta che commento un blog, perchè di solito, nell’ammirazione o nel disgusto, sono troppo pigro per commentare su internet. Mi irrita troppo che si possa scrivere liberamente di Socrate senza aver mai letto Platone (magari l’ha letto, e questo è ancora più grave, perchè significherebbe che lei è davvero stupido), che si possa (ho letto altri suoi articoli, per farmi un’idea del suo stile; non può negare che io mi sia sforzato di conoscerla un po’, prima di giudicare, e so benissimo di poterlo fare solo su basi limitate) disquisire dell’ignoranza altomedioevale e del ruolo della stampa in modo così grezzo e grottesco da risultare comico, e che si possa fare tutto questo liberamente, come garantisce la democrazia in effetti. Proprio come il Platone che lei non conosce (e magari crede di conoscere), credo che in una società perfetta ognuno debba fare ciò che gli compete. Lei dovrebbe coltivare patate, e stare alla larga dal giornalismo. Lei potrà rispondermi che mi ci dovrei dedicare anchio, anzichè commentare polemicamente sul suo blog. E lo farei, se mi venisse dimostrato che il mio è un commento mediocre, mi unirei a lei nel coltivar patate piuttosto che dedicarmi a qualcosa che non so fare. Ma non mi parli di Socrate nel frattempo.

  4. Lei definisce banale l’articolo una decina di volte, senza abbassarsi ad una critica concreta. Poiché ho difficoltà ad acchiappare le nuvole, non posso risponderle. Il sarcasmo e gli insulti potrebbero essere restituiti, ma non la cosa non sarebbe utile: come si sa, le ingiurie sono gli argomenti di chi non ha argomenti.

  5. Credo che sarà sorpreso nel leggere quanto segue: un po’ mi sono pentito riguardo a quanto le ho scritto. Perchè? Perchè ho letto altri suoi articoli, e mi hanno convinto. Molte idee non le condivido (ha forse importanza?), ma il mio tentativo (utopico, ma passionale) di giudicare oggettivamente mi impone di adeguare le parole scritte in precedenza, ridimensionarle. Si è parlato di filosofia, no? Allora si deve essere analitici, seri, ed è forse il caso che io mi prepari gli strumenti per coltivare patate. Ho giudicato in fretta, non una volta, ma due: alla terza rilettura il confronto Socrate-Berlusconi (vedendo da un certo punto di vista quest ultimo vincitore!) mi è sembrato ancora fuori luogo, ma meno grave di quanto ho scritto in precedenza. Quanto a lei, spero che le sue numerose citazioni siano spinte da una conoscenza approfondita, non lo posso escludere, ho appena trovato un Tucidide ben piazzato, e mi è piaciuto, forse giudicare è sempre troppo azzardato, e qui ritorniamo alla filosofia, che, l’avrà capito, io amo troppo, e che mi è sembrata svilita nel suo articolo. Spero di essermi sbagliato, in ogni caso ho letto buone cose sul suo blog (le mollichine mi sono piaciute) ed è proprio l’amore della filosofia ad impormi di ritirare quanto detto sul coltivare patate, se non mi rimangiassi quanto detto, sarei solo un amante delle risse verbali. La saluto cordialmente, spero che Platone l’abbia letto davvero.

  6. Egregio Carlo,
    Lei è passionale, e in un mondo di “pesci freddi”, intellettualmente, è cosa che fa piacere. Poi è capace di dichiarare di essersi sbagliato, almeno in parte, e questo è addirittura eroico. Per me sarebbe talmente doloroso che, di solito, cerco di controllare prima le mie affermazioni: ma nel frattempo, per il caso che l’errore di cui chiedere scusa si verifichi comunque, mi alleno a “gustare” la spietata autocritica, in modo da trasformare l’umiliazione in un atto nobile.
    È quel che ha fatto lei.
    Abbiamo raggiunto un bel risultato, che io ho reso possibile non replicando per le rime, lei col coraggio del suo commento di oggi.
    Si senta libero di correggere gli errori che posso commettere, in campo storico o filosofico (cioè in ambiti sterminati): sono pronto a prenderne atto. Comunque, riguardo a Socrate, qui si trattava soltanto di inventare una leggenda.
    Un punto soltanto mi preme di precisare: ho parlato di disprezzo di Socrate per l’individuo e questo può essere frainteso. Io non intendevo che il filosofo fosse altezzoso o avesse un atteggiamento aristocratico e sprezzante. Intendevo che egli era così poco influenzato dal suo proprio io, da potere considerare la propria stessa vita con la benevola ma distesa indifferenza con cui ognuno considera gli altri. Sono stato infatti impressionato (ma non stupito) dall’accanimento con cui anche uno scarafaggio difende la propria vita. Cosa che indica a che punto è diversa la considerazione che noi e quell’insetto abbiamo della sua vita. Ebbene, Socrate sembrava volare tanto alto al di sopra della media, da considerare con indifferenza anche l’individuo Socrate. Suprema, inarrivabile umiltà, da un lato, e dimostrazione, dall’altro, di una mente di troppo al di sopra della normale umanità per essere influenzata dall’io.
    Tutto questo non potevo dire nell’articolo, essendo mia regola quella di scrivere brevemente.

  7. Anche qui un paio di spunti interessanti. Partendo da Socrate, trovo apprezzabile la “revisione” operata nell’ultimo commento. Rispetto alla definizione di “spregiatore dell’umanità” che compare nell’articolo, non valeva la pena nemmeno discutere. Vale la pena discutere invece, rispetto a Socrate, ciò che si dice riguardo a lui nell’ultimo commento.
    Vede, tra uno scarafaggio e un uomo c’è differenza, ahimè. L’uomo ha la facoltà di orientare la propria vita verso alcuni scopi, di radicarla ad alcuni principi. Allo stato attuale della scienza, lo scarafaggio sembra non avere questa prerogativa. Curioso trovarsi a fare questa distinzione parlando proprio di Socrate, che di condurre l’uomo verso un’elevazione intellettuale, culturale, spirituale prendendo pieno possesso delle sue facolta di “specie”, ne aveva fatto una ragione di vita, non solo filosofica. Il nostro Socrate, dopo aver usato per difendersi solo e soltanto le armi che rendevano l’uomo diverso dalle altre specie animali, decide di accettare il verdetto, decide di accettare la sua sconfitta. Ma non è per niente una resa. Socrate sa che questa sconfitta è tutt’altro che definitiva e il modo migliore per non renderla definitiva è comportarsi proprio nel modo in cui decise di comportarsi. Non a caso, dopo 2500 anni, si parla ancora di Socrate e non certo come uno spregiatore dell’umanità. Se Socrate si fosse comportato diversamente, l’umanità se ne sarebbe dimenticata molto molto prima, quindi come vede non solo la definizione di “spregiatore dell’umanità” è palesemente una boutade, ma anche quella di “non tenere in conto l’individuo Socrate” appare decisamente discutibile. Basti aggiungere che della sua missione filosofica e ,direi, umanitaria Socrate riteneva che il primo a beneficiarsene fosse l’individuo che la compieva, non solo indirettamente, ma proprio direttamente, avendo in questo modo orientato la propria vita verso uno scopo.

  8. Vengo al secondo punto che m’interessa non di meno. Berlusconi, in politica, starebbe compiendo un’opera di così grande respiro e di così grande importanza per l’umanità, da convincerlo a sopportare attacchi assurdi e contumelie intollerabili, proprio per la sua “filantropia”, non essendo egli uno spregiatore dell’umanità come Socrate, si dice nell’articolo. Un poveraccio come me, che non riesce minimamente a decifrare i crisimi di questa nobilissima missione, nè riesce ad intravederne il senso e i risultati pratici potrebbe essere almeno aiutato da chi come lei ne è un fiero sostenitore?
    No, perchè a sentire Berlusconi, egli ribadisce continuamente, e in tempi recentissimi l’ha rifatto con estrema decisione, che lo scopo della sua missione è tenere lontani i comunisti da Palazzo Chigi.
    Vede, pur provando con tutti i miei sforzi ad immaginare i cavalli dei cosacchi a San Pietro, questa come “missione umanitaria” mi pare risibile. Anche perchè, ammettendo che ci fosse un “pericolo comunista”, nello stato in cui versa l’opposizione di sinistra, non mi pare ci sia bisogno di un eroe per sconfiggerlo e scongiurarlo. Insomma a sentire queste cose, rischia di apparire ben più verosimile la teoria di Di Pietro, per quanto il personaggio sia talvolta pacchiano.
    Quando ho letto a riguardo sul suo blog ho sempre letto lodare lo spirito combattivo di Berlusconi, gli straordinari successi personali ottenuti in varie attività umane, l’intelligenza al di sopra della media e mi sono sempre chiesto tutte queste straordinarie al servizio dello Stato, come uomo di governo, in che cosa si sono estrinsecate. O almeno verso quali obiettivi e nobili scopi futuri? Altrimenti rischia davvero di mancare un tassello rispetto al grande uomo che non molla, che è capace di rimanere lì malgrado tutto e tutti. Ma per fare cosa? Come vede non si tratta di un tassello periferico, si tratta del tassello che dovrebbe dare un senso a tutto il puzzle.

  9. Egregio Raffaele,
    rispondo prima al suo secondo commento, perché è più facile da sbrigare. Lei mi attribuisce affermazioni (che io non sottoscrivo) e poi dichiara il suo disaccordo. Ma lei è in disaccordo con quelle idee, non con me. Perché io non le ho espresse: comunque nessuna in questo articolo, credo. In questo articolo ho solo detto quanto egli è diverso da Socrate.
    Per il primo commento: non si tratta di una revisione ma di una precisazione. Ho anche spiegato perché non ho potuto essere più chiaro prima.
    “Socrate, dice lei, di condurre l’uomo verso un’elevazione intellettuale, culturale, spirituale prendendo pieno possesso delle sue facolta di “specie”, ne aveva fatto una ragione di vita”. È la sua opinione ed io la rispetto ma non è la mia. Socrate non era un missionario, non intendeva fondare una religione e teneva tanto poco a lasciare un messaggio per i posteri che non ha lasciata scritta una riga.
    Lei dice poi che Socrate ha accettato il verdetto. È vero, ne ha accettate le conseguenze, non la motivazione. La sua apologia dimostra come meglio non si potrebbe il suo disprezzo per i giudici. Ché anzi è forse questo che gli è costata la vita. Chiedere il Pritaneo, mentre gli si minacciava la pena di morte! Come vede siamo in civile disaccordo.
    A proposito. Sì, siamo superiori agli scarafaggi. Ma Socrate doveva sentire fra sé e i suoi concittadini una distanza non molto diversa. O lei crede alla leggenda della modestia? Nessuno è più cosciente dei suoi meriti di chi li ha. Ci si schermisce per puri obblighi di buona educazione. Socrate si stimava moltissimo ma nel contempo probabilmente si disprezzava in quanto “umano”. Tanto che la sua stessa morte non era importante: è ciò che ho sostenuto.
    Lei dice: “decide di accettare la sua sconfitta”. E anche qui siamo in disaccordo. Socrate non ha accettato nessuna sconfitta. Gli hanno tolto la vita – anzi, gliel’ha regalata lui, rifiutando di fuggire – ma non gli hanno fatto cambiare una virgola delle sue idee e della sua vita. È questa la sua vittoria. E non perché pensava che si sarebbe parlato di lui 2.500 anni dopo la sua morte. Ché probabilmente pensava di essere dimenticato, come tutti. Chi non scrive è perché non intende lasciare memoria. Nessuno gli poteva assicurare che Platone avrebbe tanto parlato di lui. Forse, senza Platone, ci sarebbe rimasto solo lo stoico atleta e combattente di cui ci parla Senofonte.
    Insomma, la pensiamo diversamente. Ma in un mondo in cui si parla solo di calcio e di Berlusconi, è ancora una consolazione dissentire su Socrate.

  10. La pensiamo diversamente di sicuro,ma se lei rivendica di non aver sostenuto in questo articolo che Berlusconi stia compiendo un’impresa titanica a favore dell’umanità, o almeno una straordinaria opera di filantropismo, non si capisce perchè faccia derivare la sua resistenza alle dimissioni al fatto di non essere uno “spregiatore dell’umanità” a differenza di Socrate. Questa che mi sembrava semplicemente una corbelleria, a questo punto ai miei occhi diventa una corbelleria incomprensibile.
    Riguardo a Socrate vedo che continua a sostenere che secondo lei diprezzasse gli “umani”, mentre per me tutto ciò che ha fatto il nostro filosofo non poteva che nascere da una straordinaria fiducia nell’uomo e nelle sue qualità e “specificità”. Ma vedo che lei da quest’orecchio non ci sente, interpretando invece che io abbia sostenuto che Socrate avrebbe studiato tutto questo e rinuciato alla fuga, affinchè dopo 2500 anni si potesse parlare di lui. Tuttavia ciò io non l’avevo individuato come causa del suo comportamento, ma come effetto. Anche perchè tra l’altro, se Socrate avesse saputo che oggi di lui si potesse scrivere quello che ne scrive lei, credo davvero se la sarebbe data a gambe levate. Ovviamente la mia è una battuta, visto che per fortuna tutto il mondo accademico ne parla con toni e termini molto diversi dai suoi. Ad ogni modo questo è quello che penso a riguardo e credo di averlo espresso, nei limiti dele mie capacità e possibilità, nel commento precedente. Tra l’altro qui lei mi cita Senofonte e Platone per sostenere cose decisamente in contraddizione con quanto io e la filosofia tradizionale abbiamo interpretato dai loro scritti. Non che questo significhi necessariamente che io abbia ragiione e lei abbia torto, sia chiaro. Diciamo solo che non mi ha convinto, ma questo forse già lo sospettava.
    Saluti, Raffaele

  11. Lasciando cadere il resto di una discussione che rischia di divenire stucchevole, su Berlusconi con “spregiatore dell’umanità” intendevo indicare qualcuno che non ne chiede neppure l’applauso o l’ammirazione. Berlusconi si è battuto a morte, per anni, per divenire o restare Primo Ministro, Socrate non l’avrebbe mai fatto.
    Lei invece, con la sua intenzione di scoprire il berlusconiano palese o sottosegmentale, ha voluto leggere la cosa diversamente.

  12. Lasciando cadere il resto di una discussione che Pardo ha ormai capito di nn poter sostenere – caro Raffaele, se frequenta questo blog avrà modo di capire cosa intendo – egli ci regala un altra delle sue formidabli battute: Berlusconi, noto per la modestia e l’umiltà, che nn richiede l’applauso e l’ammirazione. Al contrario di Socrate, il più saggio al mondo perchè “sapeva di nn sapere”, la cui modestia, sempre secondo Pardo, era una leggenda.

  13. Sono passato a distanza di due giorni sul suo blog e lungi da me riaprire una discussione che, per qunto stimolante, è ormai giunta in decorrenza dei termini. Volevo soltanto sottolineare che condivido il suo ultimo commento. Lo scrivo perchè è una notizia, in quanto non ricordavo ci fossimo mai dati reciprocamente ragione, finora. A tal proposito ritengo che Giuseppe abbia ecquivocato il senso della sua affermazione. Lei dice che Socrate non si sarebbe mai battuto per divenire primo ministro come Berlusconi e che a differenza di Berlusconi non desiderasse con ardore paragonabile l’applauso o l’ammirazione. Ebbene, concordo perfettamente, e capisco ora meglio il senso del suo paragone. D’altronde Socrate secondo Platone rivendica esplicitamente di rifuggire l’aspirazione a cariche pubbliche e chiarisce che nel suo “particolare” umanesimo, l’uomo dovesse fare essenzialmente i conti con la propria coscienza e con la propria “psychè” (in senso greco) piuttosto che affannarsi nel compiacere gli altri.
    Quello su cui non siamo d’accordo è sulla concezione di “umanesimo”, di filantropia e di disprezzo per l’umanità. Io credo che questo in Socrate non testimoni, appunto, il disprezzo per l’umanità. D’altro canto non vedo come possa testimoniare il contrario l’attaccamento al ruolo di Presidente del Consiglio e la ricerca, forse addirittura ossessiva, dell’applauso e dell’ammirazione altrui, a meno che dietro tutto ciò ci sia un fine che a me sfugge. Fine che io non intravedo e che chiedevo a lei in quanto sostenitore di Berlusconi, tuttaltro che sottosegmentale se mi permette a giudicare da quanto ho letto non altrove del suo blog.

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