EVVIVA LA VITTORIA ALTRUI

In democrazia nessun esecutivo rimane al potere indefinitamente. Se un partito appare inamovibile, come un tempo la Democrazia Cristiana, è segno che  in quel Paese qualcosa non va. E ciò che non andava allora era un Partito Comunista tanto potente da mettere in pericolo la libertà dell’Italia. Tolte queste eccezioni, l’alternanza al potere è la regola. Quand’anche una maggioranza facesse cose eccellenti il popolo si stanca di tutto. Perfino della manna. È in questo senso che il potere logora.
L’esultanza per la conquista del governo è nel costume, come gli abbracci e la gioia teatrale dei calciatori quando un compagno ha segnato una rete. Ma la felicità si giustifica quando la vittoria è stata lungamente attesa o quando è sorprendente. Si capisce dunque la gioia del centro-destra nel ’94, quando tutti si aspettavano la vittoria di Occhetto e si comprende la gioia del centro-sinistra, nel ’96, quando sentì di essersi vendicata della sberla precedente. Normalmente invece c’è di che essere contenti ma ricordando che la coalizione che è stata all’opposizione alla lunga vincerà, quand’anche non avesse idee e non avesse molto da rimproverare alla maggioranza. Obama ha vinto sbandierando un “change” senza nemmeno specificare di che cosa.
Se oggi il centro-sinistra vincesse le elezioni e Bersani fosse incaricato di formare il nuovo governo, il fatto farebbe parte della normalità. Berlusconi, salvo la sfortunata parentesi prodiana, governa ininterrottamente dal 2001 e il governo non ha mantenuto tutte le sue promesse. La stanchezza degli italiani sarebbe comprensibile. Soprattutto se pensiamo che gli inglesi sono stati capaci di stancarsi di Churchill e i francesi di De Gaulle. Per il centro-sinistra sarebbero normali i baci e gli abbracci, come quando si è segnata la rete della vittoria: ma farebbero parte del folklore.
E allora che dire dello smodato tripudio attuale della sinistra? Sembra che i commentatori siano tutti impazziti. Si comportano come se queste fossero state elezioni politiche e invece sono amministrative; si comportano come se fosse cambiato il mondo e invece il mondo non è cambiato; si comportano come se avesse vinto la sinistra e invece ha vinto l’ultrasinistra. Le grandi sorprese sono state Milano e Napoli e in questi capoluoghi hanno vinto un candidato vendoliano e un candidato dipietrista, all’origine contrastato dal candidato del Pd. Lo stesso partito che ora festeggia senza pudore la sua elezione.
Il Pd non gioisce di una vittoria che non c’è stata, ma della sconfitta di Berlusconi. Mostra così i suoi limiti programmatici ed ideologici. Infatti dovrebbe chiedersi se ora la vittoria alle politiche è più o meno probabile di prima.
Uno dei dogmi della democrazia è che le elezioni si vincono al centro, conquistando i voti di quelli che esitano fra le due grandi formazioni. E nulla di peggio si può fare che allarmare gli elettori. Si possono anche promettere lacrime e sangue ma solo se si tratta di salvarsi dall’oppressione nazista: se si tratta di normali elezioni, basta creare il sospetto che si voglia aumentare la pressione fiscale o permettere l’invasione degli immigranti, e si perdono le elezioni. Si può votare per De Magistris quando si è stanchi dell’immondizia e della puzza ma il malumore rientra quando si tratta del governo del Paese. In quel caso di solito la gente riflette di più.
Sono anni che auguriamo più fortuna al Pd. Sono anni che ci doliamo  del fatto che, dopo avere contribuito ad eliminare dalla scena politica Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi, quel partito abbia inspiegabilmente salvato il suo personale Jago nella persona di Di Pietro. E poi, invece di distanziarsene, s’è messo a corrergli dietro. Può sembrare incredibile ma anche chi non vota per il centro-sinistra oggi festeggerebbe, se il Pd avesse vinto contro Di Pietro e contro Vendola. Perché di un’alternanza abbiamo bisogno. Invece abbiamo aumentato la confusione, abbiamo fatto un più ampio spazio alla demagogia irresponsabile e dobbiamo anche subire lo spettacolo di un Pd che festeggia.
Somiglia a un tacchino che guarda compiaciuto la data del Natale.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
31 maggio 2011

EVVIVA LA VITTORIA ALTRUIultima modifica: 2011-05-31T15:31:36+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “EVVIVA LA VITTORIA ALTRUI

  1. Non so se qualcuno ricorda ancora la serie di film della Pantera Rosa.
    Mi diverte pensare con una vaga analogia che il Partito Democratico stia facendo la fine dell’ispettore capo Dreyfus: funzionario integerrimo, impeccabile, tutto d’un pezzo, che piano piano esce di senno e termina la sua carriera in manicomio a forza di prendersi sul serio e vivere nell’ossessione di eliminare il suo antagonista. Mentre l’ispettore Clouseau, che e’ un allegro confusionario, scombinato e intuitivo finisce per rubargli il posto di comando.
    Non ricordo esattamente dove, ma c’e’ una scena in cui Dreyfus crede che Clouseau sia morto e ride istericamente dandosi alla pazza gioia.

  2. Felice mi permetta di farle notare che l’analogia proposta non regge:
    lei ha detto PD=Dreyfus cioè integerrimo (??), impeccabile (???), tutto d’un pezzo (????) convengo solo sul finale che potrebbe avverarsi cioè il PD potrebbe cadere in depressione quando in un prossimo futuro Berlusconi non sarà più sulla scena

  3. In realta’ integerrimo impeccabile e tutto d’un pezzo era l’immagine che l’ispettore-capo Dreyfus cercava di dare di se stesso. In realta’ era tutto apparenza e niente sostanza, era un burocrate che si aggrappava a quella immagine rassicurante. Mi ricorda un po’ : noi siamo quelli veramente democratici, noi siamo quelli buoni, noi siamo colti, noi siamo seri, ma come si fa a votare per quei rozzi puttanieri che non leggono Kant tutte le sere….

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