AMMINISTRATIVE, UNA LEZIONE PER PDL, PD E NAPOLI

Se i tifosi vedono la loro squadra che perde tre a zero, e il loro attaccante preferito segna un goal, si spelleranno le mani per applaudirlo, non tanto perché una sconfitta per tre ad uno sia eventualmente diversa dal tre a zero, quanto perché è lecito sognare. Se si è potuto segnare una rete se ne possono segnare tre. E perché non quattro?
Questo atteggiamento spiega il tripudio della sinistra per le vittorie di Milano e di Napoli. Dal momento che le cose, per essa, vanno male da molto tempo, è comprensibile che ci si attacchi a qualunque novità positiva, a qualunque speranza.
In realtà, ci sono dei punti fermi ineliminabili. Il primo è che la legislatura finisce nel 2013. L’opposizione può benissimo dichiarare morto e trapassato il governo, questo non impedisce che la maggioranza parlamentare non sia cambiata e, oggi come ieri, non ha nessun interesse ad andare a casa.
Né, a partire dal sondaggio rappresentato da queste elezioni amministrative, si può dire che la maggioranza nel Paese non c’è più. Forse sarebbe vero se si votasse domani, ma nel giro di qualche mese il quadro politico può cambiare moltissimo. Ciò che sembra importantissimo e cruciale in gennaio fa parte dell’archeologia in giugno.
Queste elezioni sono state caratterizzate, almeno nelle grandi città, dalla presenza di candidati incolori o, peggio, allarmanti. Per Torino un Giampiero Fassino è una garanzia di stabilità e ragionevolezza, ma per Napoli la scelta fra Lettieri e De Magistris era drammatica: il primo un signore di cui da Salerno in giù e da Gaeta in su, nessuno aveva mai sentito parlare; il secondo, al contrario, un signore di cui si sa quello che ha detto e quello che ha fatto fino ad oggi. Ciò malgrado, quest’ultimo al ballottaggio ha avuto il 65% dei voti. Un plebiscito. Due voti su tre.
Il senso del fenomeno è che l’Italia è scontenta e Napoli addirittura esasperata. I napoletani non hanno votato tanto per De Magistris quanto per “il diavolo”. Hanno totalmente perso la fiducia sia nel centro-sinistra sia nel centro-destra, quello che pure aveva fatto temporaneamente sparire la spazzatura. Votare per un ex magistrato peggio che chiacchierato, dalle pratiche e dalle idee discutibili, è un segno di disperazione. L’atteggiamento sembra essere stato: “Se non abbiamo più fiducia nel re, e neppure nei suoi consiglieri, e neppure nei suoi oppositori, tanto vale provare a vedere che cosa sa fare il giullare di corte”.  Del resto, è la ragione del successo di Grillo.
Purtroppo, è più facile far ridere, o sorprendere, che realizzare in concreto. Il back seat driver, quello che sta sul sedile posteriore e critica chi guida, non avrebbe mai un incidente e non sbaglierebbe mai strada. Cedergli il posto di guida può essere il peggiore favore che gli si potrebbe fare. Siamo per esempio convinti che De Magistris non solo potrebbe provocare autentici disastri,  ma non potrà risolvere i problemi di Napoli. Questo servirà di lezione a chi era disposto a votare “anche per il diavolo”: il diavolo non è gran che, come amministratore.
Se i napoletani avessero votato Lettieri, sarebbero presto arrivati alla conclusione che “sinistra o destra, è lo stesso”. Con il perfetto outsider dovranno smetterla con i pessimismi generici: nemmeno “il pazzo” (in francese è il giullare, qui potrebbe essere colui che osa l’inosabile) può far miracoli. Forse si arriverà a comprendere un concetto molto semplice: che la spazzatura, o la si mette da qualche parte, o rimane per le strade.
Il centro-destra può essere contento del risultato di queste elezioni perché i suoi elettori sono avvertiti: nessuno garantisce la vittoria se essi non si scomodano per andare a votare. Poi, mentre a Milano un borghese vale l’altro (e Pisapia non è certo il peggiore) a Napoli si attua un esperimento formidabile. E da domani saremo pronti  alla Schadenfreude: che corrisponde a dire “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.
Infine: il Pdl è in crisi? Forse. Ma il Pd non sta meglio. Infatti è scavalcato da personaggi che, in caso di elezioni politiche, farebbero scappare i benpensanti.
Il problema non è quello degli uomini scelti, ma quello del cesto da cui vengono scelti. Se la qualità è quella che vediamo, bisogna rassegnarsi: è l’Italia che non sa esprimere di meglio. Oggi più che mai è vero il detto per cui ogni popolo ha il governo che merita.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
30 maggio 2011

AMMINISTRATIVE, UNA LEZIONE PER PDL, PD E NAPOLIultima modifica: 2011-05-30T21:22:00+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “AMMINISTRATIVE, UNA LEZIONE PER PDL, PD E NAPOLI

  1. Caro Gianni
    Non essendo un’analista politica non ho la necessaria competenza per disquisire in maniera esperta ma alcune riflessioni da “casalinga” mi sento di farle:
    1) il premier Berlusconi ha fatto alcuni plateali errori per cui essendosi esposto in prima persona non gli sono stati perdonati con l’arma democratica a disposizione.
    2) Non mi sentirei di esultare, come sta facendo la sinistra, perché i sindaci di Milano e Napoli appartengono a schieramenti troppo estremisti e giustizialisti e potrebbero causare non pochi danni alle città che governano. Ma è vero chi è causa del suo danno pianga sé stesso.
    3) Per la tenuta del governo sarebbe interessante vedere la reazione a freddo di Berlusconi perché è inutile negare che è sempre lui il collante che tiene unito il centro destra e in giro ci sono molti avvoltoi che aspettano di divorarne “il cadavere”
    In definitiva chi vivrà vedrà e che Dio ce la mandi buona!

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