RENZI COME NIOBE, per il futuro

Una curiosità, per chi avesse qualche minuto da perdere. Un testo scritto l’11 luglio del 2016, e allora non pubblicato, ma conservato “per il futuro”.

RENZI COME NIOBE, per il futuro

Matteo Renzi è un giovane molto dotato. Ha le qualità dell’uomo politico privo di scrupoli; è un grande comunicatore, a livello plebe; ha la risolutezza del condottiero, ma ha anche i difetti delle sue qualità. Nella sua capacità di mentire è cinico fino all’esagerazione, e anche i più ingenui sono costretti a scoprire il suo gioco; ha un fenomenale ottimismo della volontà, e corre il rischio di fare il passo più lungo della gamba.
Nei mesi recenti è riuscito a realizzare una riforma costituzionale superando difficoltà impressionanti. Ha snobbato l’obbligo – da tutti e da sempre sottolineato – di coinvolgere la maggior parte delle forze politiche per realizzare un testo che deve servire all’intera nazione per molti anni. Ha imposto il risultato appoggiandosi su una maggioranza risicata e raccogliticcia, tenuta insieme soltanto dalla minacciosa alternativa: “O votate sì alla questione di fiducia o andate tutti a casa. E non sarete rieletti”. Manovra legittima, ma soltanto perché in politica tutto è legittimo. Infine è riuscito a “vendere” la riforma alla maggior parte degli italiani: “Aboliamo il Senato!”, “Velocizziamo l’attività parlamentare!”, anche se il Senato non è abolito e quella velocità può condurre a disastri. Il tutto abbinato con l’Italicum, cioè con la garanzia del più inossidabile potere, quand’anche esso andasse tutto, per cinque anni, ad un partito che rappresenta il 30% degli elettori e dunque il 15/20% dei cittadini. Poco importa. Per qualche tempo è sembrato che quella riforma piacesse a tutti e nessuno, dopo tutto, osasse dirne male. Finalmente si voltava pagina.
E qui Renzi ha commesso un errore tanto umano, tanto in linea con la sua fortunata personalità, che veramente non poteva immaginare il guaio in cui s’è messo. Dal momento che al referendum confermativo prevedeva un trionfo, ha pensato bene d’intestarselo, quel trionfo. Di trasformarlo nella legittimazione plebiscitaria di sé stesso. “La riforma l’ho voluta e realizzata io, non lo dimenticate!”, “Votando per essa voi avete votato per me!”, “Io sono legittimato da voi, come Presidente del Consiglio”.
Quello che non ha ricordato è che, se alla Camera ha una enorme maggioranza artificiale (assicuratagli dal “Porcellum”) al Senato è sopravvissuto e sopravvive col sostegno di un grande numero di transfughi. Se costoro avevano un interesse per voltare gabbana, questo interesse non l’hanno coloro che li hanno mandati in Parlamento. Per gli elettori di Forza Italia i senatori che hanno seguito Verdini nel soccorso al vincitore sono semplicemente dei traditori. E dunque ci sono votanti che aspettano di farla pagare sia a quei senatori, sia al governo che li ha accolti.
Renzi vorrebbe intestarsi il successo della riforma, al punto da legare la propria permanenza a Palazzo Chigi al sì al referendum, molta gente ha invece rivoltato le sue parole in questi termini: “Vi offro l’occasione di liberarvi di me, votando no”. E infatti a poco a poco le intenzioni sono andate passando dal sì al no. Perché, anche se Renzi tende a dimenticarlo, nel Paese l’opposizione è più consistente della maggioranza. Personalmente in teoria trovo la riforma cattiva ma forse ci avrei riflettuto di più, prima di votare. Ora tutto è più semplice: “È un plebiscito su Matteo Renzi? E allora “no”.
Naturalmente nessuno sa oggi come voterà l’Italia, in autunno, ma se il voto dovesse essere negativo, Renzi pagherà il fio di aver voluto strafare. E dire che, se fosse stato zitto, domani ne avrebbe ricavato soltanto benefici. Sappiamo benissimo che questa riforma l’ha voluta lui. Avuto il risultato, se fosse negativo, potrebbe sempre dire che il popolo ha negato al prossimo governo gli strumenti per governare sul serio; se fosse positivo potrebbe sempre vantarsi – con ragione – di essere stato l’artefice di questa grande riforma.
Ma l’errore di Renzi è in linea col suo carattere. Almeno quanto l’eventuale disastro lo sarebbe con lo schema greco della punizione dell’eccesso (hybris). Niobe si vantò della bellezza dei suoi molti figli con troppa insistenza, sottolineando anche che essi erano quattordici, mentre Latona ne aveva avuti soltanto due, e la dea pregò quei due figli, Apollo e Diana, di vendicarla. Così essi uccisero tutti e quattordici i figli di Niobe. Tecnicamente si tratta di omicidio plurimo aggravato dai futili motivi, ma la morale è comunque che è meglio non provocare gli dei.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
11 luglio 2016
Questo testo non fu a suo tempo pubblicato, anche perché i sì sembravano allora largamente prevalenti (tanto che si aspettava il voto ai primi di ottobre) e non volevo che, a risultato positivo per Renzi, mi si dicesse: “E tu non eri quello che gufava, quello che diceva avrebbe perso?” Il mestiere di profeta è molto pericoloso. Anche se, a ben leggere l’articolo, io non sostenevo che avrebbe perso perché, come tutti, non sapevo come sarebbe finita. Sostenevo soltanto che, se fosse successo, lui l’avrebbe meritato, in base alla religione greca.

RENZI COME NIOBE, per il futuroultima modifica: 2017-01-08T16:48:42+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “RENZI COME NIOBE, per il futuro

  1. “pagare il fio di aver voluto strafare”? Sì, buonanotte! In un “Paese normale” Renzi sarebbe andato volontariamente in esilio, sotto una pioggia di torsoli di mela dei suoi stessi “amici di partito”, e con lui i suoi più stretti sodali, tra cui la Boschi. E invece no, stanno ancora nel partito, la Boschi perfino nel Governo! E parlano! E sono ancora considerati! In pratica, stanno preparando tutti gli argomenti per la botta in testa definitiva che è opportuno che ricevano e che DOVRANNO ricevere. Ovviamente con la vittoria del M5S: dalla padella nella brace. Ma il colpevole sarà solo lui, dovremo “ringraziare” lui!

  2. La risposta al suo commento è contenuta nel commento stesso, quando lei scrive: “E sono ancora considerati!”
    È la gente che non vuole imparare dall’esperienza. Pensi a quanti milioni di persone hanno voluto credere per decenni a “Stalin, un benefattore del popolo”, rispetto a quello che si sapeva. §2 stato necessario che quelle cose le dicesse Khrushchev, che un papa smentisse il papa.

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