LA FRANCIA CI GUIDA VERSO LA CATASTROFE

La sconfitta di tutti i cavalli di razza, per quanto riguarda le prossime elezioni politiche francesi, e la vittoria di Benoît Hamon alle primarie del partito socialista, hanno un significato preciso. I nostri vicini non si fidano più di Sarkozy, Juppé, Hollande e Valls perché non credono più al loro modello di politica. Non pensano che gli sconfitti siano personalmente colpevoli dei cattivi risultati – nel senso che altri avrebbero potuto far meglio – semplicemente reputano che i loro principi di governo siano sbagliati. La riprova ne è che ottengono consensi Marine Le Pen, anche lei iconoclasta ed estremista, e questo Benoît Hamon che si esprime come un comunista utopico degli Anni Cinquanta. Il ritorno alla sinistra più intransigente da un lato, e la rivolta della destra nazionalista, mostrano una drammatica e radicale insoddisfazione, riguardo all’attuale situazione. E una voglia di cambiamento radicale.
Si dice che Marine Le Pen, attualmente prima nei sondaggi, sarà in ogni caso sconfitta, perché al ballottaggio gli elettori faranno vincere il suo antagonista, chiunque sia, perché “il meno peggio”. Ma se il sopravvissuto all’eliminatoria sarà Hamon, non è detto che rappresenti “il meno peggio”. Infatti neanche lui ha in mente un serio modello alternativo, e stringi stringi ha soltanto voglia di buttar giù tutto. Perfino progetti che potrebbero essere opinabili divengono sbagliati, considerando il modo con cui pensano di realizzarli.
Ammettiamo che l’Unione Europea abbia mostrato la corda e sia meglio scioglierla. Ammettiamo che l’euro sia stato l’errore economico più colossale, dai tempi del colbertismo: tutto ciò non è una buona ragione per intervenire con l’ascia invece che col bisturi. Il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Inoltre non si può dimenticare che l’attuale edificio europeo è più fragile di quanto non si pensi. Togliendo un mattone (per esempio l’austerity, e non parliamo dell’euro) c’è il rischio che venga giù tutto il muro. In queste condizioni, stabilendo un parallelo esclusivamente storico, se Marine Le Pen è Hitler, Hamon è Stalin, e francamente, dal punto di vista economico. meglio Hitler.
Marine Le Pen vorrebbe una Francia nazionale, senza euro, senza vincoli europei, e con piena libertà d’azione, ma non mette in dubbio l’economia classica. Hamon invece, intervistato dal Corriere della Sera(1), dimostra di credere ancora a Babbo Natale.
Quando gli parlano delle posizioni di Renzi nei confronti dell’Europa, Hamon dice: “Sono totalmente solidale con l’Italia”, Dimenticando che si può fare la voce grossa quando si ha il coltello dalla parte del manico, e non la coda di paglia di un debito pubblico corrispondente al 133% del pil. Certe posizioni sono velleitarie e pericolose.
Ma Hamon è un fiume in piena: “I commissari europei sembrano ossessionati dall’applicazione di criteri contabili peraltro perfettamente arbitrari”. Ma ancor più arbitrari saranno i comportamenti delle Borse, se temeranno di perdere i loro soldi. “Bruxelles applica le regole con una severità assurda, quando bisognerebbe ricorrere al deficit per fare fronte a catastrofi impreviste”. Già, il deficit, com’è che Gentiloni non ci ha pensato? E com’è che Bruxelles non l’ha incoraggiato, in questo senso? Tanto, i mercati ci faranno credito all’infinito, qualunque somma chiediamo. Anche se già sanno che non restituiremo mai questo capitale.
Hamon comunque la soluzione l’ha. Eccola: “ovviamente bisogna pensare semmai alla messa in comune del debito”. Idea brillante. Infatti, se si associassero nove debitori solvibili e uno insolvibile, le Borse si tranquillizzerebbero. Ma qui abbiamo debitori insolvibili, debitori gravemente insolvibili, e debitori già tecnicamente falliti, come la Grecia e l’Italia. Hamon riuscirebbe soltanto ad accelerare la procedura concorsuale per l’intera Europa
Il nostro bretone è inesauribile: “Dobbiamo reagire alla rivoluzione digitale sul lavoro [con una tassa sui robot e] magari con la mia proposta di un reddito universale”. Da un lato ancora tasse, dall’altro denaro a pioggia attinto dal pozzo dei suoi sogni. Che genio. E tuttavia ecco il politico che tanta parte della Francia applaude
Quando un continente ha di questi fenomeni, è al capolinea. Con questo tipo di dirigenti fra qualche tempo potremmo aver bisogno di una ricostruzione simile a quella successiva alla Seconda Guerra Mondiale. Soltanto più difficile. Perché dovremmo farla senza una teoria economica, e procedendo a tentoni.
Auguri.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
30 gennaio 2017
(1) ttp://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=588f0814e1335
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G.P.

LA FRANCIA CI GUIDA VERSO LA CATASTROFEultima modifica: 2017-01-31T07:32:02+01:00da gianni.pardo
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