PERCHÉ NON ABBIAMO UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Per mesi, forse per anni, ho previsto che i partiti politici non si sarebbero messi d’accordo su una nuova legge elettorale. La legge Calderoli (Porcellum) era aspramente criticata da tutti, ma non si trovava una maggioranza per una legge diversa. Poi Matteo Renzi, novello Alessandro, tagliò il nodo gordiano con la spada della questione di fiducia. Purtroppo, la violenza del colpo fu tale che oltre a tagliare il nodo spezzò anche il timone su cui era stato fatto il nodo.
L’Italicum – si ricordi – attribuiva al partito vincente, previo ballottaggio, un’enorme, infrangibile maggioranza in Parlamento. Secondo i calcoli questa maggioranza sarebbe potuta andare anche ad un partito che avesse rappresentato all’incirca il 13% (dicesi tredici per cento) degli aventi diritto al voto. Ma per il diavolo c’è sempre il problema delle pentole e dei coperchi. La volontà di rivoluzionare tutto risultò eccessiva. Si arrivò al punto di votare una legge elettorale soltanto la Camera mentre ancora c’era il Senato. Insomma si erano fatti i conti senza l’oste. I cittadini infatti dissero di no alla riforma costituzionale, e allo stesso proponente che infatti dovette dimettersi. Infine la Consulta cassò l’Italicum e l’opera fu completa.
E siamo al presente. Il Presidente della Repubblica implora che si armonizzino le leggi elettorali riguardanti i due rami del Parlamento (risultanti dalle sentenze della Corte Costituzionale) perché oggi esse potrebbero contribuire a creare un Parlamento incoerente e ingovernabile. Insomma la necessità di una nuova legge è evidente, ma quante probabilità ci sono che i parlamentari si mettano d’accordo sull’armonizzazione delle leggi vigenti? La ri-sposta è, purtroppo, “poche”.
Ogni legge elettorale favorisce inevitabilmente un partito o l’altro. E di ciò gli interessati sono acutamente coscienti. Per questo tentano in ogni modo di non cedere terreno agli altri e il risultato è lo stallo, l’immobilità. Per non parlare della speranza che l’eventuale caos danneggi soprattutto l’avversario.
A questo punto l’onesto lettore chiederà come mai i politici non si mettano d’accordo, anche sacrificando ognuno qualcosa, su un testo che rappresenti il massimo beneficio per la nazione e il minimo danno per loro. La domanda è ra-zionale. Purtroppo la risposta è deludente: innanzi tutto, chi stabilirà la formula che rappresenta il massimo beneficio per la nazione? Ognuno ne proporrà una che, vedi caso, favorisce il suo partito. Poi tutti temono di essere imbrogliati, e dal momento che reputano gli altri dei disonesti, per legittima difesa preventiva si comporta da disonesti loro stessi. E alla fine, dal momento che nessuno vuol cedere niente, si giunge allo stallo di cui si diceva.
L’unica possibilità per giungere ad una nuova legge elettorale è trovare una formula che favorisca non tutti, ma le formazioni maggiori: cioè quelle che, mettendosi insieme, hanno una maggioranza per votare quella legge. Dunque non stiamo parlando né della legge che realizza il massimo utile per la nazione, e neppure di quella che assicura la massima equità nella competizione elettorale: stiamo parlando dell’unica che potrebbe venire ad esistenza.
Il problema in questi termini ha meno incognite e meno variabili. Mettere d’accordo due o tre partiti è meno difficile che metterli d’accordo tutti. Ma lo stesso non si può essere sicuri di nulla. È sempre possibile che prevalga la volontà di fregare gli altri, e a forza di tirare sul prezzo per ottenere i massimi vantaggi si può arrivare al blocco finale e alla rottura delle trattative. Non sarebbe la prima volta.
In Italia la mentalità imperante è questa, e non possiamo farci nulla. Naturalmente ci si può chiedere come mai di questa malattia elettorale soffriamo soprattutto noi, e come si regolino negli altri grandi Paesi, visto che da loro pare che il problema non esista. In realtà, non è che i politici francesi o tedeschi siano tanto più onesti dei nostri, forse è soltanto che hanno più buon senso. Posto che nessuna legge elettorale è perfetta, non cambiano continuamente quella che hanno. Pensano giustamente che, se essa oggi favorisce il tale partito, domani – cambiando l’orientamento degli elettori – potrebbe favorire proprio il loro, e la cosa migliore è non cambiare le regole del gioco.
Noi invece queste regole le abbiamo cambiate non so quante volte, proprio perché chi ne ha la possibilità emana una legge elettorale tagliata su misura sui suoi interessi e purtroppo, in questo modo, il vincitore di oggi inse-gna al vincitore di domani ad essere altrettanto disonesto. Fino all’anarchia attuale.
Anarchia alla quale non si vede chi possa porre rimedio.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

PERCHÉ NON ABBIAMO UNA NUOVA LEGGE ELETTORALEultima modifica: 2017-09-27T06:08:23+02:00da gianni.pardo
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