CHE COSA CONDANNA IL M5S

Ci sono cose impossibili che la nostra speranza ci fa ritenere possibili. Ma poi la piatta realtà si dimostra spietata e tutto torna nell’alveo della verosimiglianza.
Un grande esempio lo fornì Gianfranco Fini. Quando cominciò a sparare ad alzo zero contro Berlusconi ci chiedemmo se fosse impazzito. Non tanto per l’ingratitudine che dimostrava, quando perché non aveva dove andare. Dall’estrema destra veniva, a sinistra non l’avrebbero voluto neanche in fotografia, e tuttavia sul momento noi pessimisti fummo piuttosto isolati. A sinistra facevano finta di prenderlo sul serio, per danneggiare Berlusconi, altri si chiedevano compuntamente se non sarebbe riuscito a creare una nuova destra o quello che fosse, visto che aveva dei seguaci. Rimaneva il fatto che per lui non c’era spazio, ma per vederlo dimostrato bisognò pazientare tutto il tempo necessario perché prima si facesse stracciare alle elezioni e poi rimanesse pateticamente attaccato alla poltrona di Presidente della Camera. Alla fine, ineluttabilmente, scomparve dagli schermi radar.
Un secondo, magnificato esempio, è stato Matteo Renzi. All’inizio tutti lo trovammo simpatico. Efficace e brillante, con un sapore di gioventù che faceva nascere qualche speranza. Ma io cambiai presto opinione. Molti gli perdonavano i suoi eccessi in nome di ciò che avrebbe potuto fare per l’Italia, io pensavo che i mali dell’Italia sono senza rimedio, e soprattutto identificai in lui una tara inemendabile che l’avrebbe distrutto: il fanciullesco piacere di farsi dei nemici. Infatti il giovane è entrato in politica col garbo di un rinoceronte. Ha sfidato tutti, ha irriso tutti, ha strapazzato anche la verità e nel giro di tre o quattro anni si è rivelato un fuoco di paglia e sembra avere sparato tutte le sue cartucce. Oggi, intorno a lui, quasi tutti hanno come primo scopo quello di eliminarlo.
L’ultima profezia riguarda il Movimento 5 Stelle. Sin da principio ho trovato inverosimile che avesse successo, perché non si vive di sola protesta. Ma il Movimento il successo l’ha avuto, e l’ha ancora. Addirittura è divenuto il primo partito. E tuttavia personalmente non ho cambiato opinione: “naturae non imperatur nisi parendo”, alla natura si dànno ordini soltanto obbedendole, dunque quel partito è destinato a svanire nell’aria. Perché ha al suo interno una tara che lo distruggerà.
Un Movimento che nasce con l’aria di voler azzerare tutto, cambiare tutto, mettere rimedio a tutto, è un fenomeno simile all’innamoramento. O conduce al matrimonio, cambiando poi carattere, o svanisce e diviene un episodio della vita. Il vago programma del M5s, come l’innamoramento, è massimalista e inconciliabile con le condizioni date. È per questo che esso non vuole allearsi con nessuno. Allearsi significa infatti partecipare al gioco della politica com’è, governare con gli altri e come gli altri. Il movimento sogna un mitico 51% dei voti, cioè un mandato incondizionato. Sa che è improbabile, ma non può vivere di mezze misure. O fa la rivoluzione o muore.
Il partito sin dal principio si è incartato in una situazione senza uscita, perché è nato dal fatto che Grillo e Casaleggio hanno capito che l’elettorato italiano è arcistufo della politica e lo dimostra con l’astensione. E allora si sono chiesti: perché non trasformare il partito del non-voto in partito della protesta? L’unica condizione del successo è rimanere fedeli alla protesta costante, contro tutti e sempre, non alleandosi con nessuno. Bisogna soltanto tenere viva la speranza della rivoluzione totale. Ma per quanto tempo? Alla lunga, o il Movimento fa la rivoluzione o il suo elettorato, vedendo che anche i “grillini” non possono fare niente, rientra nell’astensione. Il M5s è un partito con la scadenza incorporata.
So bene che si possono sbagliare pesantemente le previsioni. A suo tempo si era predetto il completo fiasco dei treni, delle lampadine, dei telefoni, delle automobili e dei computer. Se dunque sbaglierò anch’io, non ci sarà da stupirsene. Ma il paradigma è semplice. La gente si astiene perché convinta che col voto non cambia niente. Poi spera di cambiare qualcosa col M5s e ovviamente, quando si accorgerà che anche con esso non cambia niente (e l’esperienza di Roma è devastante) smette di votare per il partito del cambiamento e torna al proprio, cioè all’astensione. Non è un calcolo difficile e stupisce che la gente non l’abbia già fatto.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

23 novembre 2017

CHE COSA CONDANNA IL M5Sultima modifica: 2017-11-24T12:35:59+01:00da gianni.pardo
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