APOLOGIA

APOLOGIA
Un lettore, contestando la mia mentalità pragmatica, mi accusa sostanzialmente di dogmatismo. I miei testi sembrano esprimere incrollabili certezze mentre: “Il dubbio genera riflessione, la riflessione genera pensiero, il pensiero genera risposte ed altri dubbi…” L’accusa merita di essere esaminata, anche per vedere se sia possibile un’apologia nel senso greco di autodifesa.
Nell’ambito dell’opinabile, mi esprimo con tono assertivo perché sarebbe inutile scrivere ad ogni riga “a mio parere”, “se non erro”, “a quanto credo”. Ma mi limito a dichiarare la mia opinione e non dico mai “chi è contro la pena di morte” (oppure “chi è a favore della pena di morte”) è un cretino. Anzi invito tutti a segnalarmi la loro opinione. Sono invece meno tollerante quando le perplessità mi appaiono futili o in contrasto con dati certi. 
Il dubbio in sé non è né positivo né negativo. Se dubito della sfericità della Terra, ho solo voglia di perdere tempo. Se invece dubito del potere di un guaritore, adempio il più ovvio dei doveri. Il dubbio è produttivo quando è capace di fornire una nuova ipotesi che può rivelarsi feconda, mentre non serve a niente, soltanto per mostrarsi flessibili e profondi, chiedersi: “e se non fosse così?” 
In questo senso, il “principio di precauzione” è una sciocchezza e costituisce un ottimo esempio di  “dubbio inutile e paralizzante”. Se, fino ad oggi ho comprato latte “Mucca” e oggi, al supermercato, trovo solo latte “Vacca”, in base al principio di precauzione, non dovrei comprarlo. Il latte “Mucca” non mi ha mai fatto male, ma che ne so, del latte “Vacca”? Domani niente caffellatte. Fino ad ora ho mangiato mais e non mi ha fatto male, ora questo mais è di origine ogm e sta al mais precedente come il latte Vacca sta al latte Mucca, nel senso che è indistinguibile dall’altro: ma domani niente mais.
La falsità di questo principio è facilmente dimostrata dalla sua inapplicabilità. Per l’appendicectomia esiste una percentuale di  decessi. È molto bassa? E che vuol dire? Se si evita il mais ogm del quale non è provata alcuna percentuale di pericolosità, non bisognerebbe evitare un’operazione la cui percentuale di esito fatale è registrata in tutti i libri di medicina? È bassa, d’accordo, ma se capitasse a me sarei morto lo stesso. Niente appendicectomia. Così magari poi muoio di peritonite.
Accanto al “dubbio paralizzante” esiste il “dubbio attivista”. Non senti tuo zio da una settimana: chi ti dice che non stia male? E allora vallo a trovare. Chi ti dice che la settimana prossima non mancherà lo zucchero, al supermercato? E allora comprane dieci chili.
Infine esiste il dubbio fantastico-culturale, quello per il quale ci si dichiara pronti ad accettare come possibile l’inverosimile e perfino l’impossibile, “perché per i greci dell’antichità una telefonata era inconcepibile”. E in questo c’è del vero. Ma bisogna distinguere. Innanzi tutto, ci sono cose – per esempio far scorrere il tempo all’incontrario – che si possono dichiarare impossibili anche teoricamente: la Terra non può fare marcia indietro. Poi, è vero che la scienza può offrire soluzione impensabili, quelle che studiano i ricercatori, ma cionondimeno, ci sono cose oggi impossibili, scientificamente.
Rispetto al futuro, ci possono essere 1) ragionevoli previsioni di possibilità, 2) ragionevoli previsioni d’impossibilità e 3) pure fantasie. Le ragionevoli previsioni di possibilità hanno addirittura dato luogo ad una “scienza”, la futurologia. Le previsioni d’impossibilità sono tali perché dichiaratamente contrarie alle conoscenze scientifiche. Un cervello umano privato di ossigeno, secondo la scienza, dopo breve tempo cambia la sua chimica e riporta danni assolutamente irreversibili. Ecco un dato scientifico su cui alcuni amano esprimere dei dubbi e sono dunque irritati dal mio sarcasmo. E tuttavia basta ragionare su dati elementari.
Se un  pulcino muore, un minuto dopo sarà ancora lo stesso insieme di elementi chimici, ma in breve tempo questo insieme si degrada, fino ad essere del tutto irriconoscibile e ritornare, per così dire, a far parte del terreno. È pensabile che un giorno si possa invertire la corruzione della materia, passando dal cadavere del pulcino, morto anche solo da un giorno, allo stesso pulcino vivo e vegeto? Si può far funzionare la chimica all’indietro? La cosa a me sembra impossibile e chi dice il contrario non ha idea della chimica. Chi vuole un pulcino vivo, è bene che si rivolga ad una gallina. Ecco perché coloro che si fanno ibernare spendono male i loro soldi. Ammesso che un giorno si fosse in grado di risuscitare i loro muscoli, chi risusciterebbe il loro cervello?
Ma forse non ne hanno bisogno.
Ho ben poche speranze di sfuggire all’accusa di presunzione, vero?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
25 maggio 2009

APOLOGIAultima modifica: 2009-05-25T15:38:52+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “APOLOGIA

  1. Apologia.
    Parola composta il cui significato è “già al polo”, all’estremità della Terra.
    Forse quel lettore vuol dire che lei abita in Antartide ed ogni suo pezzo è un iceberg che si stacca da lei.
    Forse quel lettore vorrebbe più calore da lei, vorrebbe più falli da lei e non solo one shot-one goal. Oppure one shot-one kill.
    Lei non ha dubbi sulle sue certezze e non ha certezze sui dubbi altrui.
    Non mi sembra poi così grave, lei ci convive da tempo.
    L’importante è che non sia un effetto placebo, che non debba prendere delle “pastiglie” per mantenere le sue convinzioni e che non metta in scena una sua recita per non tradire se stesso.

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