LETTURA CRITICA: GALLI DELLA LOGGIA

LETTURA CRITICA: GALLI DELLA LOGGIA
Sul Corriere della Sera Galli Della Loggia ha scritto un buon articolo  in cui dice molte cose che val la pena di citare, prima di discutere il nocciolo della questione.
Per lo studioso: “È cessata la possibilità di lucrare sulla guerra fredda”; il rapporto con gli Usa è divenuto problematico; è tornato in gioco l’Est europeo; il vecchio Welfare State è ormai improponibile; ci sono i fenomeni di secolarizzazione ed immigrazione; “le culture politiche e i gruppi sociali fin qui egemoni” hanno un armamentario intellettuale “desolantemente vuoto”. Nello scenario generale domina “Il nulla e l’opportunismo… che sta producendo un sentimento oscuro ma profondo di disistima e di ribellione, di delegittimazione, verso tutte le élites dominanti in Europa”. “Soprattutto di quelle di sinistra, come è ovvio”, perché esse hanno a lungo vissuto di ideologia e speranze per il futuro. L’Europa rischia di appiattirsi su “un pensiero unico fatto di cautela, di misurata scaltrezza, di equilibrismi convenzionali, all’insegna di un’ossessiva banalità democratica, di un universalismo culturale” privo di “progetti e valori veri”. Tutto questo ha prodotto “una miscela di mercato e di tassazione, di assistenzialismo e di meritocrazia, senza mai nessuna scelta coraggiosa, innovativa” che risponda al “drammatico interrogativo epocale sul significato e sul futuro geopolitico dell’Europa”.
Come si vede il quadro è fosco perché Galli Della Loggia non intravede una nuova via verso il futuro. Ma ci si può chiedere se, invece di star assistendo alla fine delle ideologie, non si stia assistendo all’inizio del buon senso.
Una delle idee più ricorrenti, persino banali, è quella secondo cui l’umanità ha diritto di aspettarsi un infinito progresso. Questa idea è giustificata, fra l’altro, dagli innegabili miglioramenti della vita quotidiana cui ha condotto uno sviluppo tecnologico impensabile fino a tre secoli fa. Ma essa è contraddetta dal fatto che l’umanità è capace di impressionanti salti all’indietro. Dalla civiltà tollerante e laica di Roma si è caduti nel fanatismo religioso, durato fino al Settecento (caccia alle streghe); dall’universalismo multi-culturale e multi-etnico dell’Impero si è tornati all’infinito frazionamento medievale; si è passati da una monarchia assoluta come quella di Luigi XIV – in cui tuttavia ci si sentiva liberi – al Terrore del potere progressista e popolare; e infine quando, anche grazie alla Révolution, si è arrivati alle moderne democrazie, e si poteva pensare di avere il meglio, ecco Stalin, ecco Hitler, ecco una barbarie peggiore di quella antica.
Non possiamo né essere sicuri di un costante progresso (ottimismo illuminista) né di un peggioramento tanto più grande quanto più ci allontaniamo dallo stato di natura (Rousseau e “Verdi”). In questa incertezza non è strano che si cominci a vagheggiare uno Stato che lasci in pace i cittadini. Che ci permetta di fare ciò che veramente vogliamo. Cosa che, in sintesi, è solo mangiare, dormire, fare l’amore e permetterci qualche lusso. Senza grandi ideali ma anche senza problemi e senza guerre. Aveva ragione il Candide di Voltaire: le idee sono belle ma “bisogna coltivare il nostro giardino”: vivere felici ed ignorati nel nostro cantuccio.
Quanto alle ideologie, considerati i risultati, non c’è molto da rimpiangere. Anzi, sono da temere le nuove che potrebbero nascere. Un mondo “privo di progetti e valori veri”? Forse. Ma i progetti e i valori veri hanno fatto piangere troppa gente.
Questa può essere definita una visione filistea della società. Alcune persone, particolarmente appassionate di cose intellettuali, potrebbero storcere la bocca: ma la maggioranza non è fatta di intellettuali. In Italia ci si accapiglia per sei giorni la settimana sui disastri combinati dal governo – qualunque governo – ma il settimo ecco che ristoranti e pizzerie sono pieni. Al momento delle ferie le autostrade sono intasate da migliaia – milioni? – di automobili che portano la gente a divertirsi. Tutto questo significa che, non appena sono liberi, gli uomini cercano di fare ciò che hanno voglia di fare: vanno a mangiare, a ballare, al mare, a divertirsi, non a discutere di politica. Dunque se l’Europa si avviasse ad un’esistenza pragmatica ma felice, non ci sarebbe da piangerci su. E se proprio qualcuno ha bisogno di un’ideologia, può fabbricarsela da sé: se ce l’ha fatta Beppe Grillo, possono farcela tutti.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
12 giugno 2009

LETTURA CRITICA: GALLI DELLA LOGGIAultima modifica: 2009-06-12T16:23:20+02:00da gianni.pardo
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