AGOSTO COME MOMENTO DELLA VERITA’

IL MOMENTO DELLA VERITÀ?
In estate – e particolarmente in agosto – il mondo sembra fermarsi. Chiudono le scuole, i giornali sembrano vuoti, si ferma anche l’attività del Parlamento. Perfino il Papa va in vacanza. Dinanzi ad un simile panorama non può certo fare il moralista qualcuno che dell’ozio, o se vogliamo dell’otium, ha fatto una regola di vita. E tuttavia c’è un commento che si può fare.
Chi è un individualista, un egoista, un pigro, quasi un asociale, il suo ozio ha tutto il diritto di goderselo. La sua filosofia infatti è: sono solo me stesso, sono mortale, questa vita è brevissima, devo cercare di trarne il meglio. Che il resto del mondo pensi a se stesso. Io mi limito a non violare il codice penale e spingo i miei scrupoli fino a non dare nessun fastidio ai vicini di casa: ma per il resto, che la società non si aspetti altro, da me.
Si può invece discutere se un uguale diritto hanno tutti coloro che si riempiono la bocca di amore del prossimo, di doveri sociali e di fervido interesse per il bene pubblico. Se costoro predicano tanto appassionatamente la virtù dell’altruismo, si capisce male come la virtù possa andare in vacanza solo perché il termometro supera i trenta gradi. E per giunta nei loro uffici l’aria è condizionata. Deve essere dunque che la virtù va in vacanza guardando il calendario, non il termometro.
La tentazione, dinanzi alla desolazione cittadina di agosto, è quella di pensare che, non appena cessa l’obbligo professionale – in primissimo luogo quello di procacciarsi da vivere – tutti confessino che il loro primo interesse è quello di prendere il sole, fare il bagno, mangiare in pizzeria, leggere libri distensivi e giocare a scopone con gli amici. Si badi: non “un loro interesse”, ma “il loro primo interesse”. Cioè quello cui ci si dedica se si è assolutamente liberi di scegliere.
Agosto può essere visto come il momento in cui si sospende, più o meno, la vita associata, ma può anche essere visto come il momento in cui si smette di fare finta e si è finalmente spontanei. Attaccamento al lavoro? Ma quando mai. Spirito di servizio? Neanche a parlarne. Ho sgobbato per undici mesi, pensano tutti, ho perfino detto sciocchezze per undici mesi, lasciate che per un mese faccia ciò che ho voglia di fare e dica, finalmente, che gli spaghetti all’amatriciana di una trattoria che conosco sono più importanti della fame nel mondo e del problema della droga. Tanto, personalmente non mi drogo. E se quello degli spaghetti all’amatriciana è un peccato, lo sconterò con un paio di giorni di dieta. Affari miei.
L’ozioso professionista arriva alla conclusione che il gran parlare che si fa di virtù è solo una parata. Tutti fanno la loro parte, nella società, perché devono guadagnarsi da vivere e perché, per ai più sfortunati, l’attività professionale fornisce la necessaria autostima. In realtà l’uomo s’inventa di seguire il canone della virtù perché, come scrisse Nietzsche, mentre gli animali fanno il loro interesse e basta, l’uomo agisce nel proprio interesse ma ama pensare che lo faccia  per motivi morali. Un lusso in più, di cui i leoni non sentono il bisogno.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
3 agosto 2009
P.S. Ho scritto anche altre cose, in questi giorni (un testo sul grande amore, un altro sull’uomo come animale, un altro sul calvario degli obesi), ma temo di parlare da solo, o di opprimere gli amici, quando torneranno dalle ferie, con parecchi articoli da leggere. Per questo dirado gli interventi e quei testi chi vorrà potrà leggerli in seguito. Per oggi, scherziamo un po’.

AGOSTO COME MOMENTO DELLA VERITA’ultima modifica: 2009-08-03T18:36:25+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “AGOSTO COME MOMENTO DELLA VERITA’

  1. ciao Gianni
    mi ci ritrovo in quello che scrivi: c’è, come dire, una sorta di ipocrisia sociale che trasforma in convenzioni (essere solidali, caritatevoli, policamente corretti e così via) alcuni pensieri notevoli, così da esibirli nei giorni feriali, mentre poi in quelli festivi ‘no eh, quelli non me li toccate! dovrò pur divertirmi’.
    E’ così.
    Noi chiediamo maggiore aderenza tra parole e fatti!
    Altrimenti, come dici, ci si dichiari per quel che è, punto e basta.
    Tutto nasce dal problema che le parole costano poco, contrariamente ai fatti.
    Pure, c’è anche chi è coerente, ne conosco.
    Immagina per un attimo se la maggior parte della popolazione fosse come appare dalle convenzioni sociali.
    Secondo te, sarebbe un bene o un male?
    Per intanto, se non ti dà fastidio, ti link nel mio sito.
    Bye,

  2. “Altrimenti, come dici, ci si dichiari per quel che è, punto e basta”.
    È una parola. Su quel tempo stava scritto Gnoti seautòn, conosci te stesso. E ancora oggi migliaia di psicoanalisti si guadagnano (lautamente) da vivere spingendo la gente a conoscere se stessa.
    E c’è di peggio: questa conoscenza di sé non sempre porta buona notizie. Dunque non ci speri molto.
    Grazie del link, anche se non so bene di che si tratta.

I commenti sono chiusi.