IL GOVERNO CHE SI MERITA


Pierluigi Battista, in un articolo grondante indignazione , parla dei crimini contro gli oppositori, e anche contro l’umanità, perpetrati da dittature che dimostrano di non avere nulla da temere dalla comunità internazionale. Battista è uno dei giornalisti più equilibrati che l’Italia possegga ma in questo caso si avrebbe voglia di rispondergli con una sola parola inglese: “Nonsense”.  Un modo esotico per dire: “sciocchezze!”
Il rispetto del singolo, e soprattutto del singolo oppositore, da parte dello Stato è uno dei massimi portati della civiltà. Prova ne sia che di esso si è avuta traccia solo in Inghilterra, quando ancora in Francia, perfino nel XVIII Secolo, il re poteva emettere lettres de cachet e fare imprigionare chiunque. È vero che non ne conseguivano torture o pene di morte, ma è anche vero che la Francia non era, già allora, né la Russia di Stalin né l’Arabia Saudita o l’Iran. E il XVIII Secolo è appena ieri, nella storia.
Battista dovrebbe sapere che non sono né le istituzioni né i paesi stranieri, quelli che possono imporre ad una determinata nazione quegli atteggiamenti civili per cui l’individuo può manifestare il proprio pensiero senza preoccupazioni. È al contrario proprio questo stadio di civiltà che conduce alle istituzioni democratiche. Gli italiani protesterebbero, se Berlusconi facesse chiudere Repubblica, ed è questo che permette a quel giornale d’insultarlo impunemente tutti i giorni, non un dimenticato articolo della Costituzione.
La realtà è che ogni Paese al proprio interno può fare quello che vuole e nessuno può impedirglielo; poi, che la mentalità internazionale – scottata dalle precedenti esperienze – è oggi assolutamente contraria agli interventi esterni per ragioni umanitarie. L’intero mondo ha biasimato Bush per avere rovesciato uno dei peggiori tiranni della storia: dunque tutta l’indignazione per l’inerzia dei Paesi democratici cade nel vuoto e suona come retorica. Gli stranieri, a cominciare da quella lettrice francese dell’università di Tehran, non devono immischiarsi negli affari interni dei paesi dittatoriali. Chi non è contento di come vanno le cose in un determinato posto, vada via. In silenzio.
Ma c’è qualcosa di ancora più serio e grave di tutto ciò che s’è detto fin qui. Se in Arabia Saudita alle donne non è permesso guidare l’automobile, o uscire di casa da sole, è perché questo è reputato giusto dalla maggior parte dei sauditi. Quando Stalin è morto, ci sono state migliaia di persone che hanno pianto in piazza. Lo stesso Iran è il paese che non ha sopportato lo scià modernista e tendenzialmente laico e si tiene ora, da più o meno un trentennio, una teocrazia oscurantista, oppressiva e proclive ad infliggere la pena di morte in piazza. Perché dunque voler salvare l’Iran? Non ce lo chiede e non ne ha nessun bisogno. Al massimo, dobbiamo salvare noi stessi dalla sua aggressività.
L’umanità occidentale è vittima dell’incapacità di concepire una mentalità diversa dalla propria. Noi siamo per la libertà di stampa e ci sembra assurdo che altrove non sia permessa. Siamo per una legislazione penale moderata e ci stupiamo della facilità con cui in Cina si infligge la pena di morte. Siamo per governi liberamente eletti e facili da abbattere, e ci stupiamo dell’eternità al potere di Fidel Castro o Gheddafi. Dovremmo invece pensare o che ai cubani Castro piaccia oppure che non abbiano la forza di rovesciarlo. E in questo secondo caso c’è da temere che, tolto un tiranno, se ne abbia un altro.
Molti forse non ricordano quel banale e cinico detto per cui ogni popolo ha il governo che merita. È inutile, come sembra fare Battista, rimpiangere l’ “esportazione della democrazia” o comunque una reazione credibile ed efficace dell’Occidente. Non ha senso scrivere che essa “è l’appuntamento che il presidente Obama e le democrazie europee non possono più mancare”. Altroché se possono mancarlo: non possono che mancarlo.
La famosa favola del Re Travicello ha un significato eterno. I popoli ingenui e moralisti, quelli che tendono all’assoluto meglio per punire l’assoluto male, e ascoltano tribuni come Di Pietro, si consegnano spesso all’assoluta dittatura. Sono solo i pragmatici disincantati come gli inglesi quelli che possono permettersi una democrazia che dura secoli.
La lettrice francese processata a Tehran ha sbagliato piazza. Se proprio aveva qualcosa da dire, doveva dirla a Hyde Park Corner.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
13 agosto 2009

http://www.corriere.it/editoriali/09_agosto_12/pierluigi_battista_l_impunita_dei_regimi_a8baa1be-86fd-11de-a53e-00144f02aabc.shtml

IL GOVERNO CHE SI MERITAultima modifica: 2009-08-13T07:59:00+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL GOVERNO CHE SI MERITA

  1. sicchè lei crede che non vi sia una universale tendenza alla libertà e al miglioramento? Passi che in molte parti del mondo per i cittadini, intendo dire per il loro modo di vivere, cambia poco o nulla se al governo c’è una democrazia o una dittatura. E ri-passi il fatto che alcune costumanze che ci appaiono tribali fanno parte della cultura autoctona non solo di una nazione ma a volte di una singola regione o paesello, per le quali sembrerebbe, come dice lei, che magari, col fatto che non le combattono, vuol dire che gli vanno bene. Però, dico io, è possibile che la specie umana presenti così ampie variazioni in quello che possiamo considerare una questione fondamentale: le regole implicite e esplicite per la vita di gruppo?
    Se i bonobo hanno trovato nel sesso un escamotage per stemperare le tensioni intra-gruppo mentre gli scimpanzè invece vi si abbandonano a suon di alleanze e sbudellamenti, pure dobbiamo considerare che unitario sia il movente che li anima: gestione della convivenza.
    Questa caratteristica è universale all’interno di ogni conglomerato tassonomico.
    Da ciò dedurrei quindi non esservi della compiacenza nel tollerare pratiche di governo non democratiche, almeno non in chi ne è danneggiato, ma un semplice squilibrio delle forze.
    (Più la leggo e più mi piace, com’è che ha così pochi commenti?)
    se non la disturba propongo il suo post a OKnotizie.
    Bye

  2. Gentile paopasc, non sono sicuro di avere capito il suo commento.
    Sono pessimista riguardo ai progressi dell’umanità. C’era più civiltà e democrazia laica nella Grecia di Pericle che nell’Iran attuale. Per quanto sangue abbia fatto scorrere Caligola, è niente rispetto a ciò che ha fatto Hitler. E potrei continuare.
    Un secondo motivo di pessimismo, è il fatto che gli schiavi hanno meno voglia di essere liberati di quanta gliene attribuiscano i liberi occidentali. Del resto, il femminismo ha forse incontrato più ostacoli nelle donne conservatrici che negli stessi uomini. If you see what I mean.
    In conclusione: anch’io vedo una tendenza al miglioramento, ma non la reputo ineluttabile. La civiltà va avanti, ma è capace anche di impressionanti salti all’indietro.
    Perché ho pochi commenti? Non lo so. Qualcuno mi ha scritto: “Perché sono d’accordo e non ho nulla da aggiungere”. Qualcuno mi ha adulato dicendo: “E chi si arrischia a contraddire argomentazioni così stringenti?” Ma io ripeto: non lo so. E dire che li incoraggio.

  3. caro signor Pardo
    ciò che intendevo dire è che sono incredulo del fatto che molti miei conspecifici abbiano come massima aspirazione il tacco sul capo.
    Dal che ne deduco che questa loro ignavia nel liberarsi del giogo (perchè è giogo)
    come lei giustamente nota, sia o incapacità di vivere la loro condizione come vessativa (da cui consegue che nel loro micro-ambiente la vita scorre secondo abitudini, e le abitudini pur essendo una prigione sono anche una libertà) o impossibilità a farlo (e anche qui le motivazioni sono le più varie, dalla paura, alla mancanza di leader o riferimenti, all’accettazione dell’ineluttabile…).
    Ciò di cui sono (quasi) sicuro è che la spinta alla libertà, pure per organismi sociali come noi, è elevata (da qui il riferimento agli scimpanzè) e trova mitigazione in un regime “democratico”, non certo, se vissuto come tale (e qui sono aperto al dubbio) in un regime oppressivo.
    Quel suo commentatore non ha tutti i torti. Spero solo che in molti la leggano. Io, per parte mia, se me ne dà licenza, cerco di farle più pubblicità che posso.
    Bye

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