LA MOSCA DI FEDRO


Fedro narra di una mosca che rimproverava una mula perché, a suo parere, andava troppo piano, tirando il carretto; e la minacciava perfino di pungerla. Non diversamente La Fontaine parla di una mosca che tormenta come può sei forti cavalli che tirano una diligenza in salita. La bestiolina “va, vient, fait l’empressée” (va, viene, fa l’indaffarata) e alla fine si attribuisce tutto il merito dell’impresa. Questa mosca è eterna. Esisteva già ai tempi dell’imperatore Augusto, era attiva ai tempi di Luigi XIV e svolazza volenterosamente ancora oggi.
Quando si tratta di fare, per esempio realizzare un ospedale, ci sono tre categorie di persone necessarie: quelle che decidono la costruzione e pagano, quelle che dicono come farlo e quelle che alla fine, materialmente, alzano i muri. Purtroppo, esiste una quarta categoria, quella delle mosche. Ci sono infatti sempre coloro che non contribuiscono in nessun modo ad alcuna impresa, ma passano il loro tempo ad indicare gli scopi ideali, indicandoli agli altri. Nel caso dell’ospedale, direbbero che “deve essere moderno, funzionale, perfettamente corrispondente alla dignità del malato, capace di affrontare qualsiasi emergenza, previsto anche per l’accoglienza dei parenti dei degenti…” Non la smetterebbero mai, per l’ottima ragione che indicare ciò che sarebbe bello avere non costa nulla, quando sono gli altri a dovercelo procurare.
Se ad alcuni fischiano le orecchie, sappiano che non è un caso.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
28 agosto 2009

LA MOSCA DI FEDROultima modifica: 2009-08-28T10:27:42+02:00da gianni.pardo
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