ENRICO IV LEGGE “REPUBBLICA”

Una persona sana di mente che osservasse l’Italia nella sua obiettività vedrebbe un Paese tranquillo, che tira avanti, bene o male, malgrado la crisi economica; che non rischia una guerra, né civile né di altro genere; che gode di una normale democrazia e di una normale alternanza di governo; che fruisce di ogni sorta di libertà; che soffre di una criminalità che tuttavia rimane nei limiti del fisiologico e insomma che, proprio in questo momento, se non ha grandi speranze non ha neanche grandi preoccupazioni. Un quadro molto diverso dalle tragedie della Seconda Guerra Mondiale e dal tempo in cui si rischiava una dittatura comunista. Neanche la crisi economica di cui tanto si parla somiglia a quella del 1929: i drammi di agosto sono stati gli ingorghi di coloro che, con l’auto di proprietà, andavano a godersi le ferie.
Se la stessa persona sana di mente, invece di guardare la realtà, ne osservasse l’eco sui giornali, rimarrebbe tramortito dal contrasto. Infatti le caratteristiche dell’Italia cartacea sono due: vive immani tragedie e ruota intorno ad un solo uomo, Berlusconi. Neanche durante il fascismo si è parlato di Mussolini quanto oggi i giornali parlano di Berlusconi. È quasi un incubo. E questa è una situazione folle che fa pensare a Pirandello.
In un’opera del grande agrigentino si vive una realtà assurda. Il protagonista, in seguito ad una caduta da cavallo, si crede Enrico IV e, per alleviargli la pena, tutti lo assecondano. Poi, dodici anni dopo, l’uomo guarisce ma trova conveniente continuare a fingersi pazzo. Qui interessa soltanto il momento in cui Enrico, creduto pazzo, pazzo non è più, e può tuttavia osservare tutti coloro che lo circondano. Donne e uomini che nessuno crede pazzi ma che, per amore di lui, che credono pazzo, si comportano da pazzi, trattandolo da imperatore. Situazione pirandelliana, se mai ve ne fu una, ma che si può elevare al quadrato per adattarla alla nostra realtà.
Immaginiamo che Enrico guarisca e non si creda più Enrico IV ma si accorga con sgomento che tutti gli altri, nel frattempo, sono impazziti. Si credono veramente quei personaggi della corte che prima fingevano di essere. Prima il pazzo era lui e gli altri erano sani che si fingevano pazzi, ora tutti sono pazzi e lui, per questo, è isolato. Si trova dunque dinanzi al dilemma: se prova a convincerli che sono pazzi magari lo internano, proprio perché lui è uno e loro sono molti; se invece continua a recitare la sua parte, tutto sembrerà normale ma sarà l’intera casata ad essere demente. Ed in fondo lui stesso.
In Italia una persona normale si sente come quel protagonista, circondato da folli. E può non poterne più di un Paese che, dimentico di tutto, ruota maniacalmente intorno a Berlusconi. E non importa per chi si sia votato, l’ultima volta: importa che si può essere legittimamente stanchissimi di una commedia stucchevole, con personaggi di cartapesta che agitano spade di legno, senatori indignati che si stracciano toghe di carta, olografie di orchi che emettono fredde fiamme di luce e folle intere di Bruto e di Cassio che agitano coltelli da pesce promettendo di uccidere Cesare. Che noia. E si possono sognare giornali per adulti; per persone che amano il teatro, ma moderatamente; giornali che parlino di fatti reali e che facciano parte del pianeta Terra.
A questo punto è bene che non chi crede a questa Versailles da vaudeville non strepiti molto e si rassegni. Quelli che prima fingevano di essere pazzi ormai hanno perso il beneficio della malafede: non recitano più.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
5 settembre 2009

ENRICO IV LEGGE “REPUBBLICA”ultima modifica: 2009-09-05T09:08:22+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo