L’OCCIDENTE NON VINCE PIU’

Giorni fa un lettore, tale “Giuseppe”, ha scritto su un blog un commento interessante: “Un’analisi spassionata delle guerre combattute dagli Americani dopo la seconda guerra mondiale potrebbe portare alla conclusione che, dopo quella guerra, gli USA ed i loro alleati non hanno veramente vinto nessuna guerra. La guerra di Corea è finita con un ritorno allo status quo ante. La guerra del Vietnam è stata una sonora sconfitta. Gli interventi in Iraq ed Afghanistan, anche se vinti sul campo di battaglia, rischiano di risolversi in sconfitte sul campo politico. La guerra in Jugoslavia non ha veramente risolto niente, ma ha lasciato irrisolto il problema della Bosnia, che è stata la causa prima della guerra. In Somalia l’intervento americano è stato un disastro. Il principale alleato dell’America, lo Stato di Israele, ha vinto tutte le guerre sul campo di battaglia ma sta sistematicamente perdendo la pace. Gli interventi americani in Libano non hanno concluso niente. L’unica vera gigantesca vittoria americana del dopoguerra, il crollo dell’URSS, è stato frutto di una implosione del paese, non di una sconfitta esterna. Solo Grenada è stata una vittoria”.
Lo stile è quello che è, ma il concetto è interessante. Si potrebbero certo discutere alcune affermazioni: nella guerra di Corea non si aveva altro scopo che quello di tornare allo statu quo. L’invasione del Vietnam del Sud si è avuta molti mesi dopo che gli americani avevano lasciato la regione. Che l’impresa dell’Iraq si risolva in una sconfitta politica è ancora da vedere, eccetera: ma la tesi ha una sua plausibilità.
La Prima Guerra Mondiale ha lasciato un ricordo indelebile e terribile. Non a caso i francesi – speranzosi – la chiamavano “l’ultima delle ultime”. Ma il costo del pacifismo fu l’invasione nazista della Francia e il massacro della Seconda Guerra Mondiale. Questo confermò e accentuò l’odio per i conflitti. È significativo, a questo riguardo, il fatto che al processo di Norimberga i gerarchi nazisti siano stati processati anche per l’inedito reato di “guerra d’aggressione”: implicitamente dichiarando criminali i maggiori personaggi storici del passato.
Che la guerra sia una cosa orribile è comunque una verità eterna. Solo che, per molto tempo, essa è stata combattuta con armi mediocri, provocando pochi morti e lontano dalla popolazione civile. Nel secolo scorso, invece, le armi sono divenute tremende (basti pensare alla bomba atomica), le popolazioni civili sono state coinvolte drammaticamente con i bombardamenti e con la Shoah, i morti sono stati un numero strabiliante (qualcuno parla di sessanta milioni) e l’orrore della guerra – prima patrimonio dei pochi che l’avevano fatta – è divenuto un luogo comune. Solo a parlarne l’Occidente si vergogna come si vergognerebbe un galantuomo che dovesse progettare un crimine.
Il risultato è che ogni volta che si stima necessario prendere le armi si deve far finta che non sia per sparare; ogni volta che si intraprende una guerra, si deve sostenere che non è una guerra, ma un’operazione di polizia. Si minimizza parlando di un’impresa che durerà poco tempo e se muore una decina di soldati ci si stracciano le vesti come per una inammissibile e imprevedibile tragedia.
Non è che l’Occidente non sappia più combattere, è che non vuole più combattere. Non vuole rischiare la vita dei suoi uomini e nemmeno la vita dei nemici: in una parola si vergogna perfino di vincere. In queste condizioni, neanche Giulio Cesare mieterebbe successi. Il rifiuto dello scontro è divenuto così profondo da essere contraddittorio: non si vuole uccidere il nemico e si è quasi talmente pacifisti da imporre ai nostri soldati di farsi uccidere senza reagire. Le vicende di Israele e la loro eco nella pubblica opinione sono al riguardo emblematiche.
Ci si può chiedere che cosa avverrà in futuro. La guerra fa parte degli istinti dell’uomo e sarebbe vano sperare di espungerla dalla storia: dunque una volta o l’altra l’Occidente si troverà nella necessità di combattere non in contrade lontane ma per la propria sopravvivenza: e quel giorno, sotto la spinta dell’istinto di conservazione, il suo atteggiamento cambierà. Ad un pacifico borghese tornato dalla guerra fu chiesto come avesse potuto lui, mite e tranquillo, sparare per uccidere. La risposta fu: “Tutto cambia a partire dal momento in cui vedi un commilitone morire accanto a te”.
Quel giorno, chi attaccherà l’Occidente vedrà che questo gigante non ha mai perso i denti.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
3 ottobre 2009

MOLLICHINA PER LA MANIFESTAZIONE DI ROMA.
I giornalisti di sinistra assordano tutti gridando: “Non ci lasciano parlare!”. E i manifestanti, miracolosamente, applaudono.
G.P.

L’OCCIDENTE NON VINCE PIU’ultima modifica: 2009-10-03T14:00:16+02:00da gianni.pardo
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