TRAVAGLIO DA’ I NUMERI: OGGI IL 648

Marco Travaglio è un così perfetto esempio della hybris – cioè di quell’eccesso che secondo la mitologia greca suscita la collera degli dei – che alla fine fa dubitare, oltre che della sua cultura giuridica, del suo equilibrio. Il suo odio per Berlusconi – di cui ha fatto un mestiere e una sorgente di reddito – gli si ritorce contro: ne rivela l’ignoranza giuridica e la cieca faziosità.
Non sarà necessario riandare all’antefatto: tutti sanno dei guai di Piero Marrazzo; di come un certo documento fu proposto a molti direttori di giornali (per l’eventuale acquisto) e di come Berlusconi abbia telefonato a Marrazzo, benché avversario politico, per avvertirlo del pericolo. Ora arriva Marco Travaglio, seguito da Giuseppe D’Avanzo, e questi due, novelli Papiniano e Ulpiano, ipotizzano che la magistratura dovrebbe accusare Silvio Berlusconi per il reato di ricettazione. Ecco un’ipotesi che val la pena di discutere.
In primo luogo, non si vede perché i giudici dovrebbero accusare solo Berlusconi (che neppure rischiava di pubblicare il video, dal momento che non è direttore di nessuna pubblicazione), e non i molti direttori di giornale che quel video hanno ricevuto, visionato e non acquistato. La solita persecuzione ad personam? In realtà, i professionisti di questo genere di “affari” sono i giornali specializzati in pettegolezzi. Quelli che pagano a caro prezzo le foto di effusioni di personaggi in vista, di bagni senza costume, di sbornie, di risse e ogni sorta di spazzatura del quotidiano. E nessuno li ha mai accusati di qualche reato.
Comunque, a proposito della ricettazione, è bene da prima leggere ciò che dice il codice. “Art. 648. Ricettazione. “Chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due ad otto anni e con la multa da euro 516 a euro 10.329” . E ora basta chiedersi quale profitto poteva ricavare o procurare Berlusconi dalla telefonata a Marrazzo per mettersi a ridere.
Ma, direbbero Papiniano e Ulpiano, Berlusconi ha dato l’indirizzo dell’agenzia ed ha contribuito al profitto (illecito?) di questa agenzia: purtroppo anche questa è una baggianata. Quell’indirizzo è di pubblico dominio. Digitando “agenzia fotografica masi”, su Google, meno di un secondo dopo si ottengono oltre ottomila voci, spesso con indirizzo, numero di telefono e, chissà, numero di colletto degli impiegati. Che cosa avrebbe rivelato, Berlusconi? Quel dato è palese come la scritta Hotel su un albergo.
Né il Cavaliere si è intromesso per fare acquistare, ricevere od occultare alcunché. La cosa non lo riguardava e non vi aveva nessun interesse: salvava la vittima di un possibile ricatto, nient’altro. Questo la dice lunga sulla serenità di giornali come “Repubblica”, “L’Espresso”, “il Fatto”. Dopo episodi del genere uno ha tendenza a dubitare anche della data che c’è scritta sul frontespizio.
Poi bisogna osservare che il video è di autore ignoto. Per quanto ne sappiamo, potrebbe perfino essere stato realizzato col consenso dell’interessato. In sé, non costituisce reato. Il reato invece c’è immediatamente se il video è usato per un ricatto ma, stando a quanto si è letto sui giornali, il documento non è stato usato per chiedere soldi a Marrazzo: è stato proposto per la pubblicazione, e Piero, per evitare una pubblicità disastrosa, avrebbe dovuto prendere l’iniziativa di andare lui stesso a comprare il documento presso l’agenzia Masi. Esattamente come quei direttori che pur di favorire Silvio Sircana comprarono una foto, per poi non pubblicarla: e nessuno propose la forca, per loro.
Ma c’è di più. Per anni “la Repubblica”, il “Corriere” e tutti i giornali hanno pubblicato verbali coperti dal segreto istruttorio. Questi documenti sì, innegabilmente, provenivano da un delitto, quello di rivelazione di segreti d’ufficio: e tuttavia nessuno ha chiesto per i loro direttori l’imputazione di ricettazione. Travaglio non chiede la condanna di coloro che comprarono la foto di Sircana, non chiede la condanna di Ezio Mauro, che pubblica documenti provenienti da un delitto, e la chiede per Berlusconi che, non essendo direttore responsabile di nessuna pubblicazione, non li pubblica, non li possiede e nella fattispecie cerca di aiutare una vittima.
Non val la pena di aggiungere altro. Ci sono giornalisti che non conoscono il codice penale, e sarebbe il meno: non conoscono neppure la correttezza.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
2 novembre 2009

TRAVAGLIO DA’ I NUMERI: OGGI IL 648ultima modifica: 2009-11-02T16:52:51+01:00da gianni.pardo
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