FINI: LA REAZIONE DI BERLUSCONI

L’ignaro cittadino lettore di giornali, dopo le notizie di ieri riguardanti il “fuori onda” di Gianfranco Fini, si aspettava chissà che commenti, chissà che spiegazioni, chissà che previsioni. Invece molti minimizzano e lo stesso Fini, telefonando a “Ballarò”, ha detto che non c’è niente da chiarire. Sono cose che ha detto più volte in pubblico e allo stesso Silvio Berlusconi in privato. Allora, perché ci stiamo scaldando?
Sarà che l’estate di San Martino si è prolungata oltre i tempi normali, forse abbiamo la pressione e la temperatura alte, ma noi ci scaldiamo. E soprattutto ci poniamo il problema di come dovrebbe reagire Berlusconi.
La prima – ovvia – considerazione è che, nonostante abbia il diritto di essere  arrabbiato come una mandria di bufali, il Cavaliere dovrebbe sapere che una risposta violenta e definitiva gli è preclusa. Infatti, se spingesse i suoi ad espellere Fini dal partito, puramente e semplicemente, sarebbe per ciò stesso accusato di essere un monarca; un imperatore romano; un dittatore. Cioè si direbbe che la sua reazione dà ragione a Fini.
In secondo luogo, il Presidente della Camera dei Deputati è ancora in carica e lo rimarrà: dunque non bisogna permettergli reazioni negative pubbliche, quali sarebbero quelle conseguenti ad un’espulsione. Piuttosto bisogna incalzarlo affinché applichi il Regolamento della Camera nel modo più corretto possibile, anche dal momento che non è stato oggetto di nessuna vessazione, malgrado le sue intemperanze. Ovviamente nessuna vessazione dimostrabile.
Nella pallanuoto infatti non si possono dare pugni in faccia ma si possono ancora dare calci sott’acqua. Berlusconi dovrebbe dunque – da subito – dare inizio ad una sorda battaglia contro Fini. Contrastarlo in ogni modo e in ogni occasione; metterlo in cattiva luce con i suoi amici; non consultarlo mai sull’azione di governo; non ascoltarne i consigli e, in totale, decretargli una sorta di “morte civile” nel partito, fino a rendergli la vita impossibile e indurlo magari ad andarsene, senza che si possa lamentare di essere stato espulso. Tutto questo sotto il pelo dell’acqua, naturalmente.
La seconda azione adeguata sarebbe rispondere con la stessa moneta. Fini – sia in privato sia in pubblico, secondo quanto dice – afferma che Berlusconi è tendenzialmente un monarca? Berlusconi, senza mai rispondere a queste accuse (o semplici insulti?),  potrebbe spessissimo parlare di “amici peggiori dei nemici”, di “alleati che remano contro”, “di personalità istituzionali che non solo non sono neutrali, ma agiscono contro la loro stessa parte politica: né neutrali né leali, dunque”. E via ingiuriando, con acida costanza e senza mai fare nomi.
Sappiamo di ipotizzare un comportamento callido ed obliquo, abbastanza contrario al carattere diretto e in qualche misura fanciullesco del Primo Ministro: ma la politica, come la rivoluzione, non è un pranzo di gala. À la guerre comme à la guerre. Tremonti è apparso da prima presuntuoso, sarcastico, sprezzante e questo gli ha nuociuto. Dopo qualche esperienza negativa, da uomo intelligente, questo ministro ha continuato ad essere intimamente presuntuoso, ha continuato a disprezzare il prossimo eccetera ma è divenuto sorridente, umano, cortese, paziente. Una caratteristica fondamentale dell’intelligenza è infatti la plasticità: l’adattabilità alla circostanze.
Berlusconi, trattato da prima come un dilettante della politica, e perfino come uno sprovveduto, ha dato prova in questi anni di avere imparato il mestiere. Lo dicono perfino i suoi avversari. Oggi non si lascerebbe abbindolare da Oscar Luigi Scalfaro. Stavolta, se vuole vincere, dovrebbe anche imparare il mestiere dell’ipocrita malevolo. È uno dei tanti modi di fare politica. Diversamente, come Cesare, dopo avere sconfitto legioni di nemici, sarà pugnalato da chi credeva amico e quasi figlio.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
2 dicembre 2009

FINI: LA REAZIONE DI BERLUSCONIultima modifica: 2009-12-02T12:03:00+01:00da gianni.pardo
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