LICENZIATO PER IL CROCIFISSO


Il fatto è noto: il Csm, che di solito dà soltanto un buffetto ai magistrati troppo discoli, stavolta ha avuto la mano pesante: un giudice di Camerino, il dr.Luigi Tosti, che si rifiutava di tenere udienza perché nell’aula era appeso un crocifisso, è stato mandato a casa. L’interessato ha annunciato che ricorrerà in ogni sede, perfino europea, e alla fine – ne abbiamo già viste tante – potrebbe anche essere riammesso in magistratura. Non è certo né il primo né l’ultimo il cui comportamento, su quel nobile scranno, sia allarmante. Ma il punto che si deve discutere è un altro.
Anni fa un professore di letteratura francese, per sintetizzare il mondo di Pierre Corneille, diceva che la sua tragedia presenta personaggi illustri che compiono azioni eroiche e serie. La cosa più difficile da spiegare ai liceali era quest’ultimo concetto. Tanto che alla fine la sintesi terra terra era: “Insomma, ne deve valere la pena!” Un’azione eroica di solito mette in pericolo la vita del protagonista o provoca in lui strazianti conflitti di doveri: dunque, se il problema non avesse un grande valore, dall’ammirazione per un’impresa eccezionale si passerebbe facilmente all’irrisione. Chi si suicida per non avere ottenuto un premio come ballerino di cha cha cha è un malato mentale.
Il grande gesto richiede una grande motivazione. Il Polyeucte di Corneille sacrifica la propria vita non per capriccio ma per fedeltà a Dio. Come il Becket di Jean Anouilh (Becket ou l’honneur de Dieu, divenuto in film Becket e il suo re) per la stessa ragione rinnega l’amicizia col re e paga con la morte. Antigone infine si ribella a Creonte – cioè allo Stato – non per vana sfida ma per un imprescindibile dovere di pietas. E con questo si torna al dr.Tosti.
Possiamo comprendere chi preferisce il martirio per una grande ragione ideale, ma l’ateismo non è una religione. Il vero ateo non ha una fede da onorare a qualunque costo e per questo si toglie volentieri le scarpe prima di entrare nella moschea. La sua miscredenza gli fa guardare con uguale indifferenza la mezzaluna e la croce; gli fa apparire sacerdoti, popi, monaci buddisti e mullah musulmani come dei poveri, generosi illusi; una benedizione non gli fa più effetto di una maledizione voodoo e il crocefisso è soltanto un arredo del Tribunale, debitamente inventariato. In materia di religione e di religiosi la sua considerazione è sempre un distaccato rispetto teorico. Nella concretezza, posto dinanzi a gravi rischi, si dichiarerebbe credente, così come Montaigne, illustre scettico, durante le guerre di religione consigliava di rimanere “nella religione dei padri”. Non val la pena di morire a causa delle illusioni altrui. Anche oggi, avendone bisogno, al miscredente non importerebbe affatto sapere se sull’ambulanza c’è una croce o una mezzaluna rossa, così come, riguardo all’aula di giustizia, gli importerebbe soltanto che l’aria sia condizionata e il giudice sano di mente.
Il dr.Tosti non è un vero miscredente. Dà troppa importanza alla religione, per esserlo. Egli non sembra neppure aver condotto una battaglia in favore della libertà o del rispetto delle altrui religioni: soprattutto perché, proprio per questo rispetto, quelle religioni dovrebbero a loro volta rispettare la religione cristiana. C’è da temere che egli abbia lottato a morte per salire su una predella e farsi notare. Per questo preferiamo pensare che il Csm, non che rimuovere un miscredente, abbia rimosso un giudice poco affidabile.
Viviamo in un’epoca malata di “mossa”. I giovani fanno la mossa di essere rivoluzionari ma si lamentano se sono caricati dalla polizia. Gli studenti contestano i professori ma poi vogliono essere promossi; tutti ambiscono alla palma del martirio senza farsi male. E sono felici se quella palma gliela consegnano dinanzi alle telecamere. Infine, se il giudice Tosti è capace di farsi licenziare pur di mantenere questo stolido punto di vista, probabilmente non ha una famiglia da mantenere col suo  lavoro. Perché se la mette in difficoltà per un motivo del genere è a dir poco uno sconsiderato; e se invece fino ad ora ha fatto il giudice per passare il tempo, speriamo sinceramente che nessuno lo rimetta al suo posto.
Al suo posto, fino a nuovo ordine, rimanga il crocefisso.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
24 gennaio 2010

LICENZIATO PER IL CROCIFISSOultima modifica: 2010-01-26T09:55:23+01:00da gianni.pardo
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11 pensieri su “LICENZIATO PER IL CROCIFISSO

  1. Lei ha capito tutto. La sua analisi è un capolavoro di logica serrata, che dimostra soprattutto il suo disinteresse da non cattolico.
    Luigi Tosti

  2. Dubito sinceramente che il signore che si firma Luigi Tosti sia il dr.Luigi Tosti di cui parla l’articolo. Sia perché si dichiara d’accordo con il mio articolo, e non potrebbe essere, sia perché a mia conoscenza non l’ho mai avuto fra i miei lettori.
    Prego dunque i buontemponi di intervenire se hanno qualcosa da dire, non per fare dello spirito e vedere se l’autore dell’articolo “ci casca”.

  3. Non essendo ancora un dissociato mentale, cioè uno di quelli che, ad esempio, considerano il crocifisso un simbolo religioso, quando è appeso in chiesa, e un simbolo culturale, quando è appeso sopra la testa di un giudice (“laico”!), non riesco proprio a dubitare della mia identità: sono proprio Luigi Tosti, nato a Cingoli il 3.8.1948, res. a Rimini, Via Bastioni Orientali n. 38. I miei complimenti al Suo scritto erano d’obbligo, dal momento che la vicenda -che Lei ha così sapientemente sviscerato, soprattutto sotto il profilo giuridico- è ancora sub iudice, sicché: “non dire gatto se non l’hai nel sacco”. Questo scambio epistolare sarà molto utile, quando si potrà confrontare l’esito finale con quanto ha scritto.
    Luigi Tosti, tosti.luigi@alice.ittosti.luigi@yahoo.it

  4. Fornire i dati, reperibili su internet in centinaia di pagine non è certo una garanzia. Io credo che il Sig. Tosti, quello vero, abbia di meglio da fare che pensare ad un confronto futuro della “corrispondenza epistolare” con l’esito che verrà.

  5. Se ha di questi dubbi può scrivermi all’indirizzo e.mail, telefonarmi al fisso 0541789323 o al mobile 3384130312, o fornirmi i suoi indirizzi: cosa pretende, che le mandi una boccetta col mio sangue o le invii le mie impronte digitali? Alzi la cornetta del telefono, o forse non vuole spendere i soldi per una telefonata?

  6. Trovo interessante la presenza del sig. Luigi Tosti così che magari riesce a spiegarmi alcune cose sulla gestione della giustizia in Italia….

    1a domanda – In molti dicono che la giustizia, qualunque livello si consideri, sia da sistemare: mancano strutture, sistemi informatici efficaci, persone. Con tutte queste cose da fare perchè considera più importante l’eliminazione del crocefisso dalle aule?

    Un saluto

  7. Lettura TERRIFICANTE!

    Ringrazio molto ErreBi per il suggerimento…

    sig. TOSTI, dimentichi pure la mia domanda.
    Mi sono fatto già un’idea delle risposte che potrebbe darmi
    (sigh… ne avevo altre più interessanti, prima o poi troverò qualcuno in grado di rispondermi … )

    un saluto

  8. Caro Paolo, posso provare a risponderle io?
    La giustizia dovrebbe essere riformata in tre direzioni. Separazione delle carriere. Riforma del processo, sia civile che penale, forse con meno garanzie ma più agile e più veloce. Infine severi controlli di produttività per i magistrati e filtri adeguati per le promozioni. Naturalmente tutte e tre dànno fastidio e dunque non se ne farà niente.
    Detto in altri termini: non è che non si sappia ciò che bisognerebbe fare, è che non se ne ha il coraggio e si dimentica l’aurea massima per cui on ne fait pas d’omelette sans casser les oeufs, non si fa frittata senza rompere le uova.
    Ammesso (e non concesso, o concesso con noncuranza) che fosse opportuno rimuovere il crocifisso, neanche questo si riuscirebbe a fare.

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