LA PERSONALITA’ DEL TERRORISTA

L’omicidio premeditato è quello più severamente punito dal codice perché l’autore non ha giustificazioni, né giuridiche né emotive. L’atto di chi vuole scientemente e freddamente la morte di una persona suscita un fremito di orrore e induce persino a pensare a qualche patologia psichica: anche se a volte si tratta soltanto di callosa insensibilità morale.
Il caso del terrorista non rientra però in questo quadro. Qui il colpevole, anche se progetta ed esegue omicidi premeditati, li commette in incertam personam. Getta la bomba nel ristorante e non ha l’intenzione di uccidere quelle persone e non altre: uccide, secondo il caso, dei bianchi, dei Tutsi, degli israeliani, quale che sia il loro sesso o la loro età. In questo modo crede di riprendere lo schema militare: “Non conosco queste persone e non le odio personalmente. Non uccido loro in particolare: sparo alle loro divise. Certo, dentro ci sono degli esseri umani: ma io combatto una battaglia ed è normale che ci siano dei morti. Domani potrebbero ammazzare pure me e non ne sarei meravigliato”.
È un ragionamento delirante, anche se è seguendo questa linea d’interpretazione che tanta parte dei radical chic non è riuscita a nascondere la solidarietà con le Brigate Rosse. La sinistra dei salotti era contro lo Stato borghese, desiderava distruggerlo e per questo, anche se il sistema della violenza non era quello giusto, quei terroristi erano soltanto “compagni che sbagliano”, non “assassini”. Le vittime? Non importavano: al massimo si poteva discutere l’adeguatezza della strategia rivoluzionaria.
Questo sostanziale incoraggiamento agli assassini è – oltre che delittuoso – immensamente stupido. Il singolo non ha il diritto di dichiarare guerre; e le cose non cambiano se si associa con altri venti spostati. La giustificazione “bellica” è tanto valida quanto quella degli hooligans che cercano di accoltellare i tifosi avversari. E poi i terroristi sono dei vigliacchi, tanto è vero che le Convenzioni di Ginevra non concedono ai corpi in borghese le garanzie che prevedono per i combattenti, proprio perché chi aggredisce a tradimento, presentandosi come un cittadino pacifico, è un traditore della società civile. Un nemico del genere umano avrebbero detto, i Romani.
In democrazia il terrorismo è stupido anche tecnicamente. Dal momento che è previsto il rinnovo periodico delle cariche, basta convincere della propria idea la maggioranza dei votanti, in libere elezioni, e il regime che si odiava è abbattuto. Il terrorista deve solo riuscire a farsi votare. E se non ne è capace, come può essere tanto sicuro della sua idea da volerla imporre con la forza?
In concreto il terrorista vuole punire il mondo intero perché è un infelice e un disadattato. Un fallito. Dice di voler uccidere per questo o per quello, ma in sostanza vuole soltanto reagire alla propria insignificanza e sentirsi importante.  Come Erostrato incendiò il tempo di Artemide perché non era in grado né di progettarlo né di costruirlo, il terrorista cerca di rendersi tremendo perché non sa in che modo rispondere ad un mondo che lo considera una nullità. Ha l’ambizione giacobina di leggere negli occhi del nobile il terrore invece del disprezzo.
In una democrazia i terroristi sono in fondo alla scala sociale. Vengono dopo i ladri e gli sfruttatori di prostitute, che dopo tutto sono sani di mente, mentre loro sono un concentrato di odio imbecille. C’è solo una categoria morale più bassa della loro: quella di coloro che gli hanno tenuto il sacco, sedendo in poltrona e sorseggiando whisky.
Al tempo delle Brigate Rosse questi fiancheggiatori viziati e pavidi, rivoluzionari di sinistra a parole, attribuivano qualche giustificazione ai terroristi perché nell’assassinio dell’importante da parte dell’insignificante vedevano proiettivamente la propria rivincita. La vendetta dell’assistente nei confronti del docente ordinario, dell’infermiere nei confronti del primario, dell’avvocaticchio nei confronti del Procuratore Generale. Il loro anelito non era una società migliore – e infatti erano indifferenti alla sorte delle vittime – ma un sollievo per le proprie frustrazioni. Sentivano un odio così acre e profondo per l’umanità da sfogarsi sul primo venuto. Per questo, non fosse che per le sue parole, Adriano Sofri dovrebbe vergognarsi in eterno.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
4 febbraio 2010

LA PERSONALITA’ DEL TERRORISTAultima modifica: 2010-02-04T19:21:04+01:00da gianni.pardo
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9 pensieri su “LA PERSONALITA’ DEL TERRORISTA

  1. Forse bisognerebbe definire meglio i tipi di terrorismo
    1. terrorismo mafioso: il più “elementare” se non paghi il pizzo salti in aria. Nessuna filosofia alla base del ragionamento ma, vantaggio per la comunità, violenza “mirata” a piegare un individuo singolo, al massimo un piccolo gruppo, tipo una società, un’impresa etc
    2. terrorismo islamico: ultimo nato ma in sostanza assimilabile al terrorismo “di guerra partigiana”. C’è un invasore del mio paese, dunque sono autorizzato ad impiegare qualsiasi mezzo per cacciarlo, anche se non direttamente sul mio territorio (vedi torri gemelle).
    Per tale “nobile” scopo sono autorizzato addirittura dalla mia “chiesa” che santifica il mio
    gesto, anche se dovrò spesso fare una strage dei miei stessi concittadini e correligionari
    3. terrorismo politico: il più ideologico ed elitario. Siccome solo io e pochi altri capiamo quello di cui ha bisogno il nostro paese attualmente in mano a “delinquenti” e siccome il popolo non è emendabile e non recepirà mai i nostri programmi politici (e quindi non potremo mai sovvertire l’attuale società mediante libere elezioni) non resta che attaccare militarmente lo stato ed i suoi “servitori” cioè ripetere il rituale di tutte le rivoluzioni storiche. Il ragionamento, partendo da concetti errati, ha tuttavia una sua logica: infatti la “storia” l’hanno sempre fatta le “minoranze” senza scrupoli né di legalità né di umanità.

  2. Caro Pardo Lei ci ha intrattenuto prevalentemente sul terzo tipo dichiarando il suo “schifo” per questa gente “odiosa che odia”. Ma a me non sembra che l’odio sia stato il fondamento del terrorismo brigatista quanto la presunzione intellettuale di ergersi a giudice “armato” e quindi letale di una società giudicata “inadeguata” a recepire ed applicare principi ideali universali falsamente attribuiti ad una parte politica, il comunismo, talmente “sacri ed inviolabili” da dover essere “inculcati” a colpi di rivoltella. Ma il destino di queste “presunzioni” è sempre identico storicamente: dopo il bagno di sangue e l’apparente raggiungimento dello scopo di “giustizia proletaria” emerge sempre il “Normalizzatore” che riequilibra il sistema riportandolo, sotto forme diverse, adeguate ai tempi, al deprimente statu quo.
    Ecco perché non di odio o “stupidità” accuso i brigatisti vecchi e nuovi ma di “ lucida pazzia”: più che il disprezzo meritano i benefici della legge Basaglia.

  3. È l’eterno dilemma fra responsabilità personale e infermità mentale. Pane quotidiano delle Corti d’Assise.
    È vero, ho parlato soprattutto del terrorismo politico nostrano. Ma del terrorismo islamico preferisco non parlare. Non posso dir nulla di ragionevole e moderato, al riguardo.

  4. Non scomoderei Basaglia per i terroristi delle br, che ritengo non meritino alcun beneficio, nemmeno il riconoscimento dell’incapacità di intendere e volere. I componenti di questa banda erano pienamente in grado di capire il significato e le conseguenze delle proprie azioni, non erano “lupi impazziti” come li definì a suo tempo Eugenio Scalfari, ma assassini coscienti e organizzati. Tutta la pubblicista prodotto da loro e dai fiancheggiatori non clandestini rivela una grande lucidità (ma non legata a follia, semmai a odio e rancore) unita a una indubbia capacità di analisi anche se utilizzata nel peggior modo possibile. Del resto basta vederli ora dissertare tranquillamente nelle interviste ai media o nei loro libri di memorie come se non fosse successo nulla, colpevolmente ignari di tutto il dolore che hanno provocato. Vi sembra folle Cesare Battisti? vi sembrano folli la Balzerani, Moretti o Sergio Segio?

  5. @ Enrico
    #colpevolmente ignari di tutto il dolore che hanno provocato

    giusta osservazione.
    ma proprio per questo, per questa incapacità a “capire” ho parlato di “lucida follia”.
    certo, ha ragione, erano tutt’altro che incapaci di intendere e di volere nell’accezione comune e quindi meritano la condanna sociale e penale che hanno ricevuto.
    ma se, ancora adesso, non sono capaci di “consapevolezza” morale e civile rispetto al loro operato, perché considerarli “sani di mente”?
    hanno perseguito con feroce determinazione un progetto sanguinario ma sostanzialmente già “nato morto” nelle loro farneticazioni di “etica politica”. la pretesa intellettualoide di pensare ed agire su “delega ideale” di un popolo ritenuto incapace di comprensione e di azione politica è di per sé una dimostrazione inequivocabile di “follia”.
    e se adesso le sembra paradossale che queste persone si esibiscano “senza pudore” in scritti o conferenze, si convinca che trattasi semplicemente di uno stadio “terminale” della malattia

  6. Very interesting.
    Con un limite: sani di mente o no, lucida follia o follia opaca, io non li avrei mai più fatti uscire dal carcere. Per loro avrei voluto l’ergastolo di una volta, quello per cui dalla casa di pena si usciva con i piedi davanti.
    Fra l’altro, questa pena sarebbe stata meritata da loro per un’altra ragione: perché non hanno capito che, dopo quello che avevano fatto, l’unica cosa che avrebbero dovuto fare, per decenza, sarebbe stato tacere per sempre.
    Più o meno quello che ha fatto Sofri, nevvero?

  7. Lei caro Pardo “è troppo bbuono” come dice Ciro Ferrara nel noto spot.
    io, ben più “ferox”, avrei offerto loro il “suicidio di stato” come alla banda Baader-Meinhof.
    ma per arrivare a tanto ci sarebbe voluto il famoso “ravvedimento operoso”. intendo dire che quando una persona si “rende conto” veramente del male che ha fatto potrebbe, in un impeto di suprema presa di coscienza, desiderare di “riparare” offrendo vita per vita, alla maniera veterotestamentaria della legge del taglione.
    ma è arrivato il “nuovo testamento” con la sua carica innovativa che privilegia la misericordia sulla giustizia e si è “avvitato” il meccanismo che ha portato a privilegiare il carnefice sulla vittima.
    ecco perché piace tanto alla nostra società conoscere le “ragioni” del delinquente mentre facilmente si glissa su quelle delle vittime.
    concludo, sbagliando, che i Sofri&C., che Lei giustamente detesta, si sono sentiti “autorizzati” ad esporre i loro “convincimenti” grazie a questa forma “malata” di informazione

  8. commento di bruno depobsrl@libero.it – lasciato il 5/2/2010 alle 8:33
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    Caro Pardo
    Secondo il suo ragionamento il terrorismo non può trovare giustificazione.Anche la violenza di gruppo se escludiamo la guerra condotta da uomini in divisa.
    Però in guerra si può fare terrorismo anche in divisa.E senza divisa come la mettiamo con la lotta partigiana?Limitatamente a mettere della dinamite in un carrello da netturbino?Ricompensati con seggio in Parlamento e medaglia d’oro.Forse la motivazione è la discriminante.Ma la motivazione è soggettiva o oggettiva?

    # 2 commento di linarena linarena@yahoo.it – lasciato il 6/2/2010 alle 7:30
    ,79.29.242.75
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    Non concordo.Il terrorista ha un programma ideologico che si affianca a quello della classe che vorrebbe prendere il potere soppiantando quella che lo detiene. Il terrorista inoltre ha un programma di sovvertimento dell’ordine sociale.Vuole la società nuova e diversa.Vuole l’uomo nuovo.In Italia i brigatisti rossi avevano una matrice ideologica comunista e la morte dell’ìobbiettivo era solo un simbolo per indicare la struttura sociale da abbattere. La morte di Calabresi era un chiaro indizio dello Stato inquisitore che bisognava eliminare.Più di Sofri , caro Pardo, si dovrebbero vergognare quelle sinistre che non li hanno lottati a sufficienza e che alla morte di Moro hanno gioito mormorando ” li dovevano ammazzare tutti questi DC”.Quando Violante o D’Alema confabulano con la Bindi mi vien voglia di suggerire alla stupida ed ingenua bigotta ” stai attenta.Ti stanno prendendo bellamente in giro e non te ne accorgi!”.

    # 3 commento di giannipardo – utente certificato lasciato il 6/2/2010 alle 10:28
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    Riporto i superiori commenti su pardonuovo.myblog.it e più tardi, su quel blog, risponderò.

  9. Caro oude,
    lei è ferox e lo confessa. Io esito a farlo, ma il fatto è che sono ferox anch’io. Non perdono chi non ha perdonato, non ho pietà di chi non ha avuto pietà.
    Per Bruno. Come la mettiamo con la lotta partigiana? Giuridicamente si tratta di fatti semplicemente delinquenziali, non protetti dalle Convenzioni di Ginevra, anche se – dopo la guerra, e badi a questo “dopo” – si è cercato di avere qualche comprensione per i partigiani in generale. Rimane comunque che il terrorista, preso sul fatto, viene passato per le armi senza altre forme di processo. E non parliamo di via Rasella. Me ne vergogno per il mio Paese.
    La motivazione non è discriminante, in diritto penale, se non in sede di applicazione di attenuanti ed aggravanti. La motivazione oggettiva che cosa sarebbe mai?
    Per Lina. Il “programma ideologico” vale zero, in un’aula di Corte d’Assise. Siamo d’accordo. E quanto alle sinistre che li fiancheggiavano più o meno apertamente, ho già scritto che stanno più in basso degli sfruttatori di prostitute. Anche su questo siamo d’accordo.
    Per la Bindi e D’Alema sarei meno pessimista. La sinistra democristiana era in realtà solo la fazione cattolica del Pci.

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