LA RESURREZIONE DI VOLTAIRE


La resurrezione di Voltaire non fu un affare complicato. Era sempre stato pelle e ossa e dunque, per così dire, si trattava di rivestire di nuovo quelle ossa. L’operazione ebbe anche un imprevisto:  l’ottantaquattrenne pensatore, eterno ipocondriaco, si ritrovò non solo appena sessantenne ma senza un acciacco, tanto da divenire sospettoso: che diamine significava, quella salute? Non è che stava per morire di nuovo, di botto, senza poter parare il colpo?
La gioia di ritrovare la vita fu comunque debordante. Quante cose nuove c’erano da sapere! Grazie al molto oro che aveva nascosto in un posto noto solo a lui, si ritrovava ricco e poteva dedicarsi a ricuperare il tempo perduto. Per il libraio dell’angolo divenne una presenza familiare. Quell’uomo arrivava e comprava a dozzine libri di storia, di divulgazione scientifica, manuali per le scuole, cd di musica classica (come se non avesse mai prima sentito parlare di Mozart e Schubert!). Ogni sorta di roba. Tanto che una volta il negoziante si fece ardito e gli chiese:
“Perché compra tutti questi libri? Deve scrivere un’enciclopedia?”.
“Io? si stupì il vecchio. Perché, non c’è più l’Encyclopédie di Diderot? L’ha finita solo da un paio d’anni…”
“Ah, quella! rise il libraio, senza badare all’ultima frase, che non aveva capito. Ci vuole una carriola, per portarsela a casa. E poi costa un sacco di soldi. No, non la vendiamo. Ma c’è ancora. Può trovarla alla Bibliothèque Nationale”.
“Insomma, è diventata un monumento”, concluse rattristato Voltaire.
“Un monumento, appunto. Comunque, una grande opera del passato”.
“Volevo ben dire”, concluse Voltaire. E per gratitudine concesse la risposta desiderata: “Sto aggiornandomi sistematicamente sugli ultimi secoli. Diciamo dalla Révolution”, precisò. Era fiero di poter citare con tale disinvoltura un dato che aveva appreso da poco.
“Non è mai troppo tardi per riprendere ciò che si è studiato male a scuola”, disse il vecchio libraio, con l’aria di congedarlo, e Voltaire dovette trattenersi dal dargli la pila di libri sulla testa. Costui si permetteva di considerarlo un asino, un liceale svogliato!
Ma in fondo era colpa sua: era morto nel 1778 ed era ignorante, per ciò che era avvenuto dopo. Non gli rimaneva che tornare a casa e riprendere a leggere per le sue classiche dodici ore al giorno.
Questa impresa però, cominciata con una gioia bulimica, a poco a poco  stava perdendo il suo sapore iniziale. Si stava trasformando in scoramento. Da principio era rimasto incantato dai progressi della scienza, e aveva pensato cento volte con rimpianto che era un peccato non poterne fare partecipe Madame du Châtelet, che amava tanto la chimica e la matematica! Così era un peccato che Montesquieu non potesse vedere a che punto le sue idee avessero trionfato, in materia di democrazia e organizzazione dello Stato.
Da principio il mondo gli era sembrato quello sognato nel Settecento ma poi, man mano che era andato avanti, aveva visto che quegli stessi uomini del Terzo Millennio che usavano con disinvoltura calcolatori, comunicavano senza difficoltà con persone che stavano dall’altra parte del Globo, erano informati di tutto in tempo reale, poi si servivano di questi mezzi per dire sciocchezze. Le signore erano in grado di guidare quelle infernali automobili a velocità demenziali e poi, arrivate a casa, leggevano gli oroscopi. L’umanità aveva avuto ogni sorta di dato in campo geologico e paleontologico, e parecchi intellettuali credevano ancora che Dio avesse creato Adamo, chissà, magari nel 4004 a.C., come sosteneva il vescovo Ussher.
Quell’umanità che da principio era sembrata composta di semidei dominatori della natura si rivelava composta da una massa d’imbecilli, come ai suoi tempi. Con l’unica vera differenza che questi imbecilli erano ricchi. Ricchi di telefoni, televisori, frigoriferi, automobili, ascensori, e di ogni sorta di strabiliante comodità. E anche della possibilità di istruirsi a prezzi irrisori, in ogni campo. E ne approfittavano? No, rimanevano degli imbecilli ricchi e ignoranti.
“Io, pensava, ho sbagliato, credendo che bastasse sradicare la religione cristiana, per indurre la gente a divenire razionale. La scelta non era tra razionalità e religione, ma tra razionalità e irrazionalità. Era all’irrazionalità che io speravo si rinunziasse. E invece la gente, se rinunzia alla religione passa agli oroscopi, al comunismo, a scientology, ad ingollare senza esitare la bassa demagogia dei politicanti”.
Lui personalmente era riuscito a rimanere razionale con la parrucca e le calze di seta bianca, certo non sarebbe cambiato ora. Dunque, invece di disperarsi, dedusse da tutto quello che aveva imparato in questa seconda occasione di vita è che l’umanità non è irrazionale perché la Chiesa la rende così: caso mai è religiosa perché è irrazionale. E forse è meglio che sia cristiana: perché diversamente crederebbe in qualcosa d’ancora più stupido.
Lo scoramento aumentava ogni giorno. Rallentò le letture, cominciò a godersi la vita come uno spettacolo, si abbonò ad una televisione che trasmetteva documentari, e passò la maggior parte del suo tempo in poltrona, senza nulla sperare per l’umanità. Seguiva il consiglio del suo proprio personaggio Candide e “coltivava il suo giardino”, sorseggiando tè o vino, secondo le ore.
Un giorno si trovò ad andare in libreria e il proprietario, che non lo vedeva da tempo, lo accolse con molta cordialità. “Allora, finite le grandi curiosità?”, gli chiese. E Voltaire, mettendogli una mano sulla spalla gli disse sorridendo: “Mon petit bonhomme, c’è poco da sapere. Il meglio che la vita possa offrire è la solitudine insieme con la buona salute. Gliele auguro!”
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
P.S. Il protagonista è Voltaire, il quale scriveva in cima a tutte le sue lettere écr.l’inf. Schiacciamo l’infame (religione). Un Voltaire politically correct sarebbe un falso storico.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

15 febbraio 2010

LA RESURREZIONE DI VOLTAIREultima modifica: 2010-02-15T09:19:00+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “LA RESURREZIONE DI VOLTAIRE

  1. arguto, godibile, condivisibile.
    visto che Le riesce così bene perché non scrive una “storia romanzata” a puntate? sicuramente avrebbe lettori ed estimatori

  2. “Era all’irrazionalità che io speravo si rinunziasse. E invece la gente, se rinunzia alla religione passa agli oroscopi…” ahahah
    Il ricorso alla fantasia non ci offre tanta comicità quanto l’osservazione della vita reale.
    Attribuita a Voltaire : “Non è il momento di farsi nuovi nemici”. (Nel letto di morte, all’esortazione di un prete a rinunciare al diavolo e tornare a Dio). Peccato non ci sia una Pasqua anche per Voltaire.

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