BERSANI E I TEMPI DELLA POLITICA

Bersani chiede le dimissioni di Bertolaso. Perché è colpevole? No, solo perché conviene chiederle. Infatti non solo è probabile che Guido Bertolaso non abbia nulla da rimproverarsi, ma – avesse commesso qualche reato – deve essere il suo giudice naturale a dirlo, non Il Fatto quotidiano, Repubblica, l’Unità o Bersani (in ordine d’importanza). E allora come mai il Segretario del Pd, persona che sembra ragionevole, si lascia andare ad una richiesta dipietresca?
In politica non conta ciò che è reale ma ciò che è percepito come reale. Un triste esempio, ora finalmente protetto dalla coperta d’oro della storia, è la vicenda di Giovanni Leone. Eccellente professore di diritto penale, eccellente Presidente della Camera dei Deputati, divenuto Presidente della Repubblica venne fatto oggetto di una campagna di sospetti e calunnie così forte, così lunga, così appassionatamente orchestrata da certa sinistra, che alla fine dovette dimettersi. Poi la persecutrice numero uno, Camilla Cederna, fu ripetutamente condannata in Tribunale e quella coperta d’oro disse che Leone era innocente come oggi lo dice anche la sinistra: ma sul momento l’Italia credé alla “rimozione di un corrotto”.
Un fatto come quello appena ricordato dovrebbe indurre tutti a non rendersi né colpevoli né fiancheggiatori di calunnie e invece la morale che ne trae la politica è opposta. La gente non si informa e non fa indagini. Nessuno ha studiato legge e molti non leggono nemmeno i giornali: e tuttavia tutti sanno la verità, se la comunicano gli uni gli altri, rafforzandosi vicendevolmente nei loro giudizi, fino a giungere a convinzioni rocciose e universali. A questo punto i politici possono non prenderla in considerazione? Quelle convinzioni, poco importa se infondate, sono la “realtà politica”.
La “realtà politica” è una “realtà virtuale”. Nessuno attende di avere certezze e un leader deve scegliere con quale apparenza schierarsi, sperando di scegliere quella vincente. E nel dubbio si schiera con la propria base, per paura che sostenga un altro. Un altro che le dà ragione anche se ha torto.
A metà degli anni Novanta, Bettino Craxi era Satana, solo un po’ più cattivo. Quando chiesero a Silvio Berlusconi che opinione avesse di lui, la risposta fu: “Per me è un amico”. Chi scrive rischiò d’inghiottire di traverso. Come poteva dire, costui, qualcosa che nessun altro osava ammettere, neanche chi Craxi l’aveva frequentato molto di più? Giuliano Amato, per esempio, diceva di averne solo sentito parlare. Se Berlusconi sopravvisse a quella dichiarazione fu perché è dotato di una forza straordinaria e di una titanica fiducia in sé. Del resto non ci volle meno coraggio a dichiarare, alle elezioni municipali romane, che avrebbe sostenuto Gianfranco Fini.
Ma a parte questi fatti fuori dalla norma, la regola rimane la massima che Indro Montanelli amava citare: “Sono il loro capo e dunque li seguo”. Dunque Bersani, magari personalmente convinto che Guido Bertolaso sia una persona per bene, punta il dito contro di lui, sperando che il suo dito sia più lungo di quello di Di Pietro. Tutto qui. Se la televisione fa sembrare colpevole  il patron della Protezione Civile, io ne chiedo le dimissioni. Se poi risulta innocente, gli chiederò scusa. O forse nemmeno quello: la gente dimentica in fretta. Come si dice, sei mesi, in politica, sono l’eternità.
Il tempo della politica non è la Storia; non è nemmeno l’epoca contemporanea, dalla Rivoluzione Francese: è soltanto l’oggi. E il futuro si ferma alle prossime elezioni. Se questo è l’unico “domani” che importa, non aspetteremo che arrivi per conoscerlo. Dichiareremo di conoscerlo già oggi e agiremo di conseguenza. Se il nostro avversario è calunniato dovremo sostenere chi lo calunnia perché i guai che egli provoca alla vittima sono altrettanti vantaggi per noi.
Che pensare, dunque, di Bersani che chiede le dimissioni di Bertolaso? Che è un abile politico. Però è uno che non avrebbe mai detto: “Per me Craxi è un amico”.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
13 febbraio 2010


BERSANI E I TEMPI DELLA POLITICAultima modifica: 2010-02-14T11:18:00+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “BERSANI E I TEMPI DELLA POLITICA

  1. scusi a ‘sto povero scemo, Professore, ma:
    a ‘sta francesca de mezz’età chi la pagava, e perché?
    un amico? gratis?

  2. Orsoppio,
    mi occuperei delle vertebre cervicali e degli organi genitali altrui se fossi rispettivamente ortopedico o urologo.
    Codesta Francesca fa dei massaggi a pagamento in un locale aperto al pubblico. Le basta, come spiegazione?
    Se qualcosa manca, l’aggiunga lei.

  3. ah, capisco… forse é la lingua italiana che non so usare tanto bene… mi risulta che la ripassata si “riceve” dalla massaggiatrice. quando si “dà” dev’essere qualcos’altro… sono perplesso.

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