L’OROLOGIO A CUCU’ SUONA LA CARICA

La Libia ha messo in atto una ritorsione contro tutti i paesi dell’area Schengen, perché in Svizzera è stata stilata una lista di 187 libici – fra cui lo stesso Gheddafi – cui non è permesso mettere piede nella Confederazione Elvetica. Il modo come è stata messa in atto – respingendo alla frontiera anche persone in possesso di visto, cioè senza preavviso e indiscriminatamente – esprime la considerazione che un governo non democratico e privo di grandi tradizioni ha per i semplici cittadini, anche di altri paesi.
Considerazione opposta si può fare per la Svizzera. Si tratta di un Paese troppo  accorto per non sapere che una lista di proscrizione, includente anche il rais e la sua famiglia, non avrebbe potuto che offendere i destinatari. Ma quella lista è nata come sanzione per il comportamento tenuto da quegli “importanti” personaggi nei confronti di semplici cittadini elvetici. Mentre Gheddafi pretende il diritto di maltrattare il personale dell’albergo perché lui è Gheddafi, per Berna la difesa dell’ultimo dei suoi cittadini vale una crisi diplomatica.
Stranamente, si tratta di due reazioni simmetriche. Quella di Gheddafi è stata per lesa maestà, ma anche quella svizzera è per lesa maestà: per Gheddafi, la sua propria maestà, fonte di ogni potere, per la Svizzera la maestà del popolo, fonte di ogni potere.
La Svizzera non è un Paese simpatico, soprattutto per noi italiani. I suoi abitanti hanno l’incredibile tracotanza di sentirsi superiori ai loro vicini e sarebbero perdonabili se fossero circondati da staterelli asiatici o dell’Africa Nera. Ma queste nazioni si chiamano Italia, Francia, Germania, Austria: cioè il meglio del meglio della storia del mondo. E se i cantoni hanno indubbi meriti; se le strade sono pulitissime; l’ordine regna sovrano; la sicurezza pubblica è altissima e la criminalità bassissima, questo non deve accecare al punto da dimenticare che Napoli, recentemente famosa per la sua spazzatura, qualche secolo fa, per non parlare della sua cultura, è stata fra le culle della grande musica. Per questo lo zurighese e il ginevrino, di fronte alla città del Vesuvio, devono togliersi il cappello con una mano, pure se con l’altra si turano il naso.
Se per una volta ci si sente di applaudire con tutto il cuore i nostri vicini, non è per partito preso, ché anzi il partito preso del’antipatia e la Realpolitik funzionerebbero contro di loro. Ma è entusiasmante l’idea di vivere in un Paese dove l’intera nazione è disposta – per così dire – a scendere in guerra per la difesa di un individuo che ha il solo merito del passaporto con la croce.
Questo episodio è l’epitome e la gloria di una civiltà, quella europea, che è riuscita a rispettare l’uomo e il cittadino. Non perché nobile, non perché ricco, non perché temibile, semplicemente perché uomo e il cittadino.
Dolenti per Gheddafi: non solo sta combattendo la battaglia sbagliata nella maniera sbagliata, ma è riuscito a dimostrare che c’è qualcosa di più alto e di più bello delle alpi svizzere: l’orgoglio svizzero.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
15 febbraio 2010

L’OROLOGIO A CUCU’ SUONA LA CARICAultima modifica: 2010-02-16T09:44:30+01:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo