IL CSM, IL BUE E L’ASINO

La prima commissione  del Consiglio Superiore della Magistratura ha collezionato per sei mesi dichiarazioni di Silvio Berlusconi ed ora ha stilato una bozza con cui, secondo “la Repubblica”(1), chiede che finiscano “attacchi e tentativi di delegittimare la magistratura”. La bozza conclude “l’esame della pratica a tutela della magistratura aperta dopo le continue dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi”. Una volta limato e corretto, il testo sarà portato all’esame del plenum e il comitato di presidenza del Csm deciderà sui tempi della discussione.
Nessuno si faccia ingannare da questa terminologia aulica, quasi che si stessero seguendo, con il massimo scrupolo e la massima serietà, le regole di un iter consacrato nei sacri testi. L’iniziativa è assurda per molti motivi ed anzi è tutta fuffa. La risoluzione non sarà più seria di quella di un condominio di Voghera che condannasse la repressione del dissenso in Iran. Con la differenza che nessuna norma vieta ad un condominio di esprimere la propria simpatia per i pinguini imperatore o la propria ostilità per l’aglio nelle salsicce, mentre il Csm ha dei compiti nettamente precisati dalla legge.
L’art.105 della Costituzione – cui i magistrati tengono tanto da portarsela sottobraccio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario – stabilisce infatti che: “Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinati nei riguardi di magistrati”. C’è forse scritto che il Csm rappresenta la magistratura nei confronti dei poteri dello Stato? C’è forse scritto che sta ad esso difendere l’onorabilità dei magistrati nel loro complesso? C’è forse scritto che può occuparsi di tutto, in particolare della politica del governo o dei futuri progetti di riforma? Il Csm non è né il sindacato dei giudici, né l’organo di tutela della magistratura, né il portavoce dell’ordine giudiziario e quando si occupa di politica viola quella Costituzione che i magistrati amano esibire in pubblico.
In passato, per questo abuso dei suoi poteri e della pazienza dell’esecutivo, il Csm è stato severissimamente bacchettato dall’allora Presidente della Repubblica (e del Csm) Francesco Cossiga. Il Consiglio voleva introdurre nell’odg una censura al governo e Cossiga intimò la cancellazione dell’argomento, minacciando in caso contrario di far intervenire i carabinieri ed di far sgombrare il palazzo con la forza. Ed effettivamente i carabinieri si schierarono sin dalle sei del mattino dinanzi al Palazzo dei Marescialli. Se si crede che qui si stia esagerando, si leggano le parole dello stesso interessato (2). Si noti che nessuno ha mai accusato l’estroso Presidente per questo intervento più che risoluto. Perché in realtà fu lui che impedì un malvezzo che in seguito è purtroppo divenuto abitudine.
Disponendosi a censurare Silvio Berlusconi, il Csm viola la Costituzione per un altro verso. L’art.68 dispone infatti che “I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. Se così non fosse, Di Pietro, a forza di condanne per diffamazione, sarebbe in galera da anni. Dunque l’iniziativa è inane e vagamente ridicola.
Il terzo ed ultimo elemento è linguistico. Che diamine significa “delegittimazione”? Molti credono che se esiste una parola, esiste anche la cosa designata da quella parola e non sempre è così. Diversamente esisterebbero la chimera, l’unicorno, il flogisto o, per essere moderni, l’elettrosmog. La parola non si rinviene nel Devoto-Oli del 1979 e dunque l’umanità ha potuto farne a meno fino a trent’anni fa. Lo Zingarelli del 1995 definisce così il lemma: delegittimare, “privare di legittimità, sottrarre la legittimazione a esercitare una funzione o un potere”. E in che senso Berlusconi delegittimerebbe la magistratura? Le ha forse impedito di esercitare le sue funzioni o di usare dei suoi poteri? Egli si è limitato a criticarla e a dichiarare alcune sue azioni “illegittime”, nel senso di non conformi alle leggi. Se si vuole un esempio, si pensi all’odg che il Csm si appresta a varare per criticarlo.
Siamo al classico caso del bue che dà del cornuto all’asino. Il Csm viola la Costituzione e poi viene a parlare agli altri di delegittimazione. Se anche il Premier avesse detto dei magistrati le cose assurdamente offensive che Di Pietro ha detto di lui, non sarebbe stato più punibile di quanto lo sia Di Pietro. L’art.68 dichiara legittime tutte le opinioni espresse da un politico, mentre l’art.105 dichiara non conforme alla legge qualunque attività del Csm che non sia quella di occuparsi di nomine, trasferimenti e procedimenti disciplinari riguardanti i magistrati.
Infine se per “delegittimare” si intende – definizione nostra – “dichiarare che qualcuno non è degno di esercitare le funzioni e i poteri di cui la legge lo ha rivestito”, la prima cosa da fare, per evitare che qualcuno lo pensi, è comportarsi in maniera ineccepibile, cominciando col rispettare la Costituzione.

(1)http://www.repubblica.it/politica/2010/03/02/news/la_prima_comissione_del_csm_a_berlusconi_basta_attacchi_alla_magistratura-2479226/
(2) http://archiviostorico.corriere.it/2008/gennaio/21/Cossiga_Napolitano_Csm_non_avalli_co_9_080121135.shtml

IL CSM, IL BUE E L’ASINOultima modifica: 2010-03-02T16:09:20+01:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL CSM, IL BUE E L’ASINO

  1. Direi tutto sacrosanto. Aggiungerei a corollario anche le tabelle della retribuzione dei magistrati. Chi come me conosce personalmente due persone che fanno questo lavoro, si rende conto della liberta’ assoluta e della qualita’ della vita di cui godono.

    Queste due persone che conosco, sara’ una coincidenza, sono tutte e due figli di magistrati.

    Una di esse, una volta in vacanza insieme parlando di lavoro, mi ha detto con orgoglio “io vado in ufficio solo quando ho udienze, altrimenti lavoro a casa”.

    Io fossi in loro ci penserei due, tre, quattro volte prima di lamentarmi del governo.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Magistratura_italiana#Retribuzione

    MF

  2. Riporto qui il commento di un gentile lettore e la mia risposta
    # 1 Giovanni – 10:53
    Gentile Pardo, volevo segnalarle questo commento di un avvocato, tal Tomanelli.
    Il discorso è sempre lo stesso , ovvero il fatto che Mills è stato dichiarato prescritto , quindi non punibile nè giudicabile dalla legge , ma giudicato colpevole dai giudici (del tutto illegittimamente).
    Addirittura per questo avvocato è stato dichiarato colpevole ma il reato andato in prescrizione.
    C è da chiedersi come un avvocato possa cadere in un errore così marchiano, tale da non far comprendere allo stesso il significato della prescrizione.
    C è da chiedersi , l avvocato sa cos’è la prescrizione ??
    Mi piacerebbe un suo parere in merito.
    (avv. Antonello Tomanelli)
    Non c’è da meravigliarsi se il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione sul caso Mills, parla di “persecuzione delle toghe” ed esclama: “Che non si ripeta mai più”, dando così per scontata la propria assoluzione. E’ parte in causa, è comprensibile che menta. Ma le menzogne divulgate da soggetti deontologicamente vincolati al dovere di verità, ossia i giornalisti, rappresentano crepe nell’ordinamento democratico, fondato anche sulla naturale fiducia che la collettività nutre nei riguardi dei professionisti dell’informazione.
    Un dovere di verità violato in vari modi. La maniera più eclatante è stravolgere completamente la decisione della Cassazione, dicendo che Mills è stato “assolto”. Niente di più falso. La Cassazione ha confermato che Mills fu corrotto da Berlusconi, quindi è colpevole. Ma è passato troppo tempo dalla commissione del reato: 10 anni e 2 mesi per l’esattezza. E il reato di corruzione, grazie alla legge n. 251 del 2005 (cosiddetta ex Cirielli), ha oggi un termine prescrizionale di 10 anni (contro i vecchi 15). Dunque, Mills è stato giudicato colpevole di corruzione in atti giudiziari. La Cassazione ha confermato il fatto che Berlusconi corruppe Mills. Ma ha dovuto “salvarlo” perché il reato è ormai prescritto.
    Ora proseguirà il processo contro Berlusconi, che certamente si concluderà con una condanna, visto che se per la Cassazione Mills è colpevole (ma prescritto), lo è anche Berlusconi, avendo lui corrotto l’avvocato inglese. Ma per Berlusconi i termini prescrizionali non sono ancora scaduti, essendo rimasti sospesi durante la vigenza del Lodo Alfano, poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Per Berlusconi, la prescrizione arriverà fra 1 anno. Un tempo certamente sufficiente perché si arrivi almeno alla condanna di primo grado.
    Ovviamente a dire ciò sono pochi. Il tg1, che conta milioni di telespettatori, nei titoli di apertura ha espressamente parlato di “assoluzione”, facendo credere ai telespettatori che David Mills è stato dichiarato innocente, quindi un perseguitato. Ha dato spazio all’avv. Niccolò Ghedini, secondo il quale la Corte di Cassazione “ha certificato l’insussistenza del reato”, senza uno straccio di giornalista che gli facesse notare, come di dovere, che si trattava di una spudorata menzogna.
    Poi, “Il Giornale”, in un coraggioso articolo a firma Claudio Borghi dal titolo “Silvio perseguitato, ma nessuno paga”, addirittura paventa l’ipotesi che quei magistrati che “a detta della Cassazione” (ma secondo la sua faziosa interpretazione) hanno sbagliato a condannare Mills nei precedenti gradi di giudizio, dovrebbero pagare per il danno all’immagine inflitto a Berlusconi. Qui vi è un curioso rovesciamento della realtà. La Cassazione, infatti, dice che i magistrati dei precedenti gradi di giudizio hanno giustamente condannato Mills perché colpevole del reato contestatogli, tant’è che hanno confermato il risarcimento di Euro 250 mila che Mills dovrà pagare alla Presidenza del Consiglio costituitasi parte civile attraverso l’Avvocatura dello Stato. Insomma, secondo “Il Giornale”, in tutti questi anni Berlusconi ha subito un danno all’immagine a causa di quei magistrati che l’hanno inutilmente perseguitato. In realtà, è Mills che ha causato un danno all’immagine dell’ente Stato, facendosi corrompere da Berlusconi, che di fatto è concorrente nel reato.
    Stiamo parlando di eclatanti violazioni del dovere deontologico di verità. Per quanto riguarda l’articolo su “Il Giornale”, esso è l’inevitabile conseguenza di un conflitto di interessi che obbliga, per contratto, l’articolista a subordinare il dovere deontologico di verità a quello di fedeltà nei confronti del proprio datore di lavoro, che è anche presidente del Consiglio. Nel caso del tg1, però, la violazione è molto più grave, in quanto non vi è alcun rapporto di lavoro tra il premier e chi conduce il tg1.
    Si è mentito alla collettività per tutelare gli interessi del presidente del Consiglio. Qui è pienamente violato anche il dovere di autonomia (“La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato”, si legge nella Carta dei Doveri).
    La Carta dei Doveri vuole che quello tra giornalista e collettività sia inteso come rapporto privilegiato. Il dovere di autonomia è violato ogni volta che il giornalista privilegia un altro tipo di rapporto, sacrificando quello con la collettività. In un regime, la subordinazione del giornalista agli interessi del governo è fisiologica. In una democrazia costituisce un tradimento della collettività, che andrebbe punito dall’Ordine competente con una sanzione adeguata.
    commento di giannipardo
    Caro giovanni,
    probabilmente questo avvocato è un civilista che, forte del suo avv. dinanzi al cognome, straparla.
    Togliamo di mezzo un argomento. Pare che il tg1 abbia parlato di “assoluzione” di Mills. Se così è stato, quel telegiornale ha sbagliato, in quanto Mills è stato non “assolto” ma “prosciolto”. Ma i giornalisti sono forse tecnici di diritto penale?
    Molto più grave è che un avv. affermi che “La Cassazione ha confermato che Mills fu corrotto da Berlusconi, quindi è colpevole”. Che questo sia e debba essere falso, non starò a dimostrarlo, l’ho già fatto troppo ampiamente. Non solo la Cassazione non può avere affermato una cosa del genere, e se lo farà (come avvenne per la sentenza riguardante Andreotti) violerà il codice di procedura penale i suoi doveri deontologici.
    “Per Berlusconi, la prescrizione arriverà fra 1 anno. Un tempo certamente sufficiente perché si arrivi almeno alla condanna di primo grado”. A parte il fatto che un vero avvocato – per amara esperienza – non si butta mai a prevedere una sentenza, quand’anche fosse? Perché mai, secondo lui, il nostro ordinamento prevede più gradi di giudizio?
    Se è vero che l’avv. Niccolò Ghedini, ha affermato che “la Corte di Cassazione “ha certificato l’insussistenza del reato” (non mi fido affatto dei resoconti giornalistici), ha detto anche lui una sciocchezza. La Cassazione non può affermare né la colpevolezza né l’innocenza, a proposito di un reato, se lo dichiara prescritto.
    Quanto al risarcimento che è stato imposto di pagare a Mills, esso è possibile perché, essendoci una costituzione di parte civile, il processo penale include un processo civile, e in base ad un ILLECITO CIVILE può essere imposto un risarcimento. L’opposto di quello che sostiene l’avv.
    A questo riguardo mi diverte – in attesa della pubblicazione delle motivazioni – fare un’ipotesi. Mills, stanco di dieci ore di interrogatorio, accusò falsamente di avergli dato quel denaro un avvocato di Mediaset, ora morto (e dunque non può contraddirlo). Tutto questo, ammettendo che fosse falso, ha tuttavia fatto nascere dei processi a carico del Presidente del Consiglio, la cui immagine ne ha molto sofferto. Ed ecco che la Cassazione gli impone di risarcire la Presidenza del Consiglio per i danni d’immagine infertile calunniandola. Ah ah ah!

  3. Quando in un processo un giudice riscontra (in qualsiasi grado di giudizio) che il presunto reato è caduto in prescrizione, non deve far altro che estinguere il processo senza giudizio di merito con la conseguenza che le richieste delle parti decadono.
    Non sono un operatore del diritto ma trovo assurdo che venuto meno il reato principale ( la corruzione )resti in piedi il risarcimento. Mi sembra una situazione surreale .

  4. Caro Agenor,
    in punto di diritto, può rimanere in vita l’illecito civile.
    In punto di sostanza, può trattarsi di un contentino per salvare la faccia dei giudici. Ricorda la questione concernente Andreotti?

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