DEPURARE LA VITA

Il senso critico è una sorta di solvente che annienta ideali, illusioni, speranze. Nella prima adolescenza, fra gli undici e i quindici anni, sono stato un fervente cattolico, nutrito di fede severa e di teologia. Mentre facevo parte dei credenti, tuttavia, non avevo smesso di ragionare e per questo per gli amici preti ero ciò che gli inglesi chiamano a pain in the neck, una spina nel fianco.
Mi dicevano che Dio è l’assoluta perfezione ed io chiedevo perché mai qualcuno che non aveva bisogno di nulla avesse creato il mondo. Bonum est diffusivum sui, mi dicevano, il bene ha per sua natura tendenza a diffondersi, a darsi. Ed io incalzavo: e allora come mai c’è tanta gente che soffre? Il male, mi dicevano, è colpa dell’uomo, non di Dio. Ed io, implacabile: ma se l’uomo ha tendenza al male, non è colpa di chi l’ha fabbricato così? Perché l’errore dovrebbe pagarlo il prodotto e non il produttore? Mi dicevano: l’uomo è libero ed ha scelto di peccare; io rispondevo (socraticamente) che nessuno fa il male per i male, lo fa se lo crede un bene. Perché dunque Dio ha permesso che l’uomo fosse ingannato dal serpente?
Avevo obiezioni perfino rispetto alla preghiera: se Dio è onnisciente, dicevo, sa perfettamente quali sono i miei problemi. Perché dunque dovrei pregarlo di risolverli? Se non li risolve è segno che non intende risolverli. Il vice-parroco sapeva salvarsi in angolo: “Ma – diceva – con la preghiera tu acquisti meriti agli occhi di Dio, che potrebbe dunque aiutarti per questi meriti”. “Giusto, rispondevo. Ma allora non bisogna pregare, bisogna adorare”. “Perfetto, si entusiasmava il prete: l’atto di adorazione è ancora migliore della preghiera”. Ma io ero implacabile: “E allora come mai con l’unica preghiera che ci ha insegnato lo stesso Gesù chiediamo il pane quotidiano?”
A sedici anni ero già ateo.
Purtroppo, lo stesso solvente è stato versato praticamente su tutti gli aspetti della vita. Da un lato sentivo le lodi astratte della famiglia, dall’altro ascoltavo le mille lamentele nei confronti del matrimonio e dei i figli. E poiché credevo più ai fatti che alle parole, ho subito deciso che non avrei avuto figli. Quanto al matrimonio, meglio evitare la coabitazione. L’ho fatto per anni, persino con la donna che amavo veramente. Insomma mettevo in pratica la profezia fatta ad una compagna d’università: “Nella vita, io sarò uno che sta alla finestra”.
Eliminando le impurità da una sostanza, la si conosce meglio. Ma se si depura la vita umana, se si eliminano le illusioni, si rischia di stravolgerne la visione. Non si capisce più che cosa importi questo o quello, se poi comunque si muore. Dunque si deve fare qualcosa solo se si ha voglia di farla: passato qualche decennio, non saremo certo lì a compiacercene e in ogni modo nessuno si ricorderà di noi. Il turista diceva al peón messicano, stravaccato al sole: “Non hai un peso e stai lì senza far niente. Perché non ti dai da fare? Qui ci sono tanti turisti che solo vendendo cartoline ti arricchiresti”. “E poi?”. “Poi potresti oziare a volontà”. “Ma è quello che sto già facendo!”
Chi preferisce l’ozio, e può permetterselo, sarebbe uno stupido se volesse lavorare. Siamo nati per caso e non abbiamo nessuna missione da compiere. Dunque è stupido essere ambiziosi e dedicare sempre più tempo al successo: il lavoro da mezzo rischia di trasformarsi in scopo. E infine, se qualcuno proprio ama lavorare come un dannato, che almeno ammetta di farlo perché la cosa lo diverte e lo appaga. In inglese i maniaci del lavoro sono chiamati workaholic, parola costruita su alcoholic.
Andando avanti negli anni, ho “vissuto” sempre meno la vita corrente. Nel senso che le cose che interessano gli altri non interessano me. Niente cinema, dunque, niente teatro, niente concerti, niente gite, niente mondanità, niente di niente. Ho depurato la vita e mi sono rimasti solo il rapporto con mia moglie, la musica, la lettura e il dialogo a distanza con pochi amici. Sono un misantropo definitivamente rintanato in una stanza. A forza di spogliare la vita, ci si accorge che nuda non è poi tanto bella e che la morte non è poi una tale tragedia: si passa da un’insignificanza all’altra.
Se la bellezza non ha salvato neanche Mozart, non c’è salvezza per nessuno.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
20 marzo 2010

DEPURARE LA VITAultima modifica: 2010-03-20T14:22:00+01:00da gianni.pardo
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14 pensieri su “DEPURARE LA VITA

  1. C’è una cosa che non ho detto: ed è che mi piace vivere e mi piace la mia vita così com’è.
    Il messaggio non è stato chiaro, perché – non essendo io infelice – non ho pensato ad esplicitarlo.
    La vita non è gran che e per giunta si conclude con la morte. Ma dal momento che non possiamo modificare né la vita né la morte, dobbiamo cercare di essere felici. E io credo di esserlo sufficientemente. Tant’è vero che, se dipendesse da me, sarei disposto a ricominciare, che so, il 2007, il 2008, il 2009, infinite volte. O anche il 1977, che pure fu un anno travagliato, per me, ma in cui ci furono più gioie che dolori.
    No, non sono infelice, come temeva una gentile corrispondente. Sono un nessuno, che a forza di analizzare la vita l’ha giudicata una simpatica imbrogliona. Ma simpatica soprattutto, per me, dal momento che non è riuscita ad imbrogliarmi.

  2. “Quanto al matrimonio, meglio evitare la coabitazione.” Sembra un keep smiling!

    La misantropia è una forma di alienazione o di superiorità culturale che si prova verso gli altri, una risposta alla banalità, alla stupidità.
    Può essere anche una forma di depressione. Se dovessi tirare ad indovinare direi
    che lei abita dalle parti di Ferney : “Il meglio che la vita possa offrire è la solitudine insieme con la buona salute”. Io gliela auguro .

  3. Non mi pare lei sia alla finestra, come invece dice.
    Penso piuttosto che sia come i molti “accaniti” della vita;
    piuttosto che la carriera, le donne, il denaro, l’arte, o chissà
    cos’altro, lei e ossessionato dalla demolizione e ricostruzione.

    Le si presenta un’idea, un pregiudizio, una certezza e lei lo
    martella sino a quando non viene giù, e poi recupera qualche bel
    pezzetto per il suo mosaico personale di cui va molto fiero.

    E io guardo al mosaico con interesse…

    A presto

  4. Ringrazio: Agenor per l’accostamento a Voltaire, Anthony per la sottile osservazione. Gli segnalo però che, per quanto riguarda il Cristianesimo e il Comunismo, la ricostruzione tarda da molti decenni.

  5. # Siamo nati per caso e non abbiamo nessuna missione da compiere

    lo sa il Cavaliere?

    # Sono un misantropo definitivamente rintanato in una stanza

    chissà quanti “viaggi” alla Xavier de Maistre!

    # Se la bellezza non ha salvato neanche Mozart

    è vero che è una citazione ma finché sulla terra ci sarà anche solo una “siringa” da fauno Mozart vivrà in eterno!

  6. Non facciamo atti di fede in positivo, d’accordo,ma non facciamone neanche in negativo.Siamo condannati a vivere senza certezze.Accontentiamoci del probabile.

  7. Il mio tutore della tesi di laurea, quando avevo dei dubbi, mi diceva sempre “fai quello che ti diverte di piu'”. Mi pare che il concetto sia perfettamente compatibile con le idee di G. Pardo.

    Io credo che la vita sia una specie di scherzo, piu’ ci penso, piu’ mi sembra che il tutto non serva assolutamente a nulla.

    Se uno ci pensa bene, nulla dovrebbe nemmeno esistere. Manco l’universo, ne i pianeti, nemmeno il nulla stesso dovrebbe esserci. Cosa ci sta a fare tutta questa roba in giro ? Lasciamo perdere l’uomo, le piante o gli oggetti inanimati… nemmeno un atomo d’aria, o lo stesso spazio vuoto hanno senso. Non dovrebbe esistere nulla di nulla. Cosa ci sta a fare tutta questa materia in giro ??

    Il fatto che tutta ‘sta roba esista e’ gia’ stranissimo di per se, ma addirittura la materia e’ organizzata con regole fisiche ben definite e astruse che alla fine producono, stelle, pianeti, sassi, fiumi, pesci e l’uomo. Questa situazione non e’ una cosa facile da capire.

    Tutta questa cosa cosi’ complicata, che produce entita pensanti come l’uomo, avra’ una ragione di essere…?

    Quando noi parliamo della “vita”, in genere parliamo del nostro universo locale, dal punto di vista dell’uomo, l’insieme delle nostre esperienze, sopratutto relative alla relazione con altri uomini. Ma -come fa G. Pardo- si puo’ uscire da questo punto di vista locale e vedere le cose in maniera piu’ universale. A questo punto le cose del singolo uomo, perdono importanza, quelle universali acquistano di mistero. Un mistero interessantissimo, a cui ogni tanto vale la pena pensare, tanto per ridere sopra le nostre insignificanti pene o successi terreni. Pensando a cio’, sto alla finestra pure io, viva i Peon Messicani.

    MF

  8. Per Ferraro. Lei ha inteso perfettamente il problema dell’Essere (sempre che l’abbia capito io). Comunque il problema che lei pone è in definitiva quello della “contingenza”, che di rimbalzo prova l’esistenza di Dio (se si considera che l’universo poteva non esistere) o la nega inconfutabilmente, dal momento che non si può dimostrare che l’universo poteva non esistere. Se l’univeso non poteva non esistere, Dio diviene un’ipotesi non necessaria, come disse un giorno uno scienziato.

  9. mi dispiace molto non avere mai studiato filosofia, visto che ho fatto studi scientifici, mi manca una bella fetta di conoscenza. Se ha dei libri da consigliarmi, me li compro e me li leggo.

    MF

  10. Caro Ferraro,
    non sono un competente di filosofia o di teologia. Per questo le consiglio eventualmente, se vuole farsi un’idea della filosofia capendoci qualcosa e divertendosi a volte, di leggere la Storia della Filosofia Occidentale di Bertrand Russel. Naturalmente i grandi competenti storceranno il naso, lei tiri diritto.
    Comunque, capisco che non sono stato chiaro e faccio ammenda.
    Il problema è questo. Se si reputa che l’Universo sia di natura tale da non potere essere eterno e, per così dire, causa di se stesso, diviene inevitabile che si ricorra ad un essere “capace di essere eterno e causa di se stesso”: e questo essere lo si chiama Dio.
    Se invece non si vede perché l’universo non possa essere eterno come è infinito nello spazio, non diviene più necessario ipotizzare Dio e Dio rimane un’ipotesi indimostrabile. Anche in filosofia.
    Per quanto riguarda queste parole, “anche in filosofia”, il ragionamento finale l’ha fatto Immanuel Kant. Ha detto: che l’Universo possa essere eterno ecc. o che sia contingente (tale che potrebbe non esistere), non c’è modo di saperlo. E comunque, l’esistenza di Dio nascerebbe dall’ipotesi di un essere che ha speciali qualità: essere eterno e causa di se stesso. Ma, dice Kant, come possiamo dedurre l’esistenza dalle qualità di qualcuno che non sappiamo nemmeno se è esistente?
    Dunque la dimostrazione dell’esistenza di Dio nasce(rebbe) dalla convinzione che l’Universo non possa essere né causa di se stesso né eterno. Ma è una convinzione opinabile.

  11. Gentilissimo professore,

    ho appena acquistato “History of Western Philosophy” di B. Russell come lei mi ha suggerito, tramite amazon.com, grazie mille del suggerimento !!

    Per quanto riguarda l’universo, io personalmente penso che non abbia avuto un inizio, stia li e basta. Non credo nemmeno molto al Big Bang.Perche’ ? Bhe, all’universita’ mi hanno insegnato che l’universo si sta espandendo, e la stragrande maggioranza dei cosmologi pensa che ci sia stato un evento singolare, circa 15 miliardi di anni fa. Appunto il famoso “Big Bang”.

    Io pur non avendone nessuna autorita’, tendo a rifiutare questa ipotesi oramai data per buona da tutti. Primo perche’ mio papa’ mi raccontava che a lui all’universita’ insegnavano la presenza dell’Etere, cosa adesso ridicola, poi perche’ di per se stessa non mi pare una ipotesi “fisica”, nel senso che tutte le leggi note vengono a meno, non solo nel singolo istante del Big Bang, ma persino momenti prima. Che senso ha studiare una cosa, che ti porta a una situazione di caos assoluto, dove in pratica sei libero di inventare infinite teorie tutte che funzionano ?

    Come lei sa non esiste modo di misurare direttamente la distanza di una stella, tranne una manciata di esse vicinissime a noi. Si usano ipotesi di buon senso basate componendo varie informazioni sulla stella osservata, luminosita’ apparente, colore, spettro e altre tecniche che non conosco.

    Nonostante cio’ mi puzza il fatto che la ragione principale dell’ipotesi del Big bang, e’ basata su tutto questo castello che non ha solide basi. Il fatto chiave sarebbe che le galassie lontane appaiano allontanarsi piu’ veloci di quelle vicine. Ma noi non sappiamo veramente misurare la distanza di una galassia o stella lontana. Sono osservazioni sperimentali basate sullo “spostamento verso il rosso”, cioe’ lo spettro delle stelle osservate, le varie righe di assorbimento, appaiono spostate verso il rosso. Si pensa che cio’ sia dovuto all’effetto doppler, cioe’ alla velocita’ di allontanamento, quindi si ipotizza che stelle che hanno grandi spostamenti verso il rosso, si stiano allontanando a grande velocita’ e che quindi siano molto lontane da noi. Facendo “girare il disco all’icontrario”, si deduce che sia esistito il Big Bang. Se e’ esistito il big bang, filosofi deducono che forse esiste pure un Dio che l’ha causato ? La cosa da qualche punto in piu’ all’esistenza di un Dio ?

    Non so.

    MF

  12. Per quanto ne so, l’ipotesi del Big Bang non ha peso nella discussione sull’esistenza di Dio. È un’ipotesi fisica, non metafisica, e non prova certo la contingenza o non contingenza dell’Universo.

  13. Egregio Ferraro,
    il suo messaggio curiosamente critico nei confronti della cosmologia moderna mi induce a suggerirle la lettura di Wikipedia, alla voce Hubble, e a seguire i vari link che da lì le si presenteranno.
    Avrà evidenza di quante e quali menti libere si arrovellino da secoli nella ricerca delle “risposte”.

    Cordialmente
    Anthony

  14. Per quanto concerne, poi, la mancanza di “solide basi” delle attuali risultanze scientifiche, c’è da dire che tutto il pensiero scientifico si basa su ipotesi (preposizioni, assiomi…) che danno fondamento a teorie. Gli sviluppi teorici e sperimentali che ne conseguono devono sempre essere congruenti con i postulati iniziali.
    Altrimenti tutta la teoria viene accantonata.
    Dedekind (matematico tedesco) si diede un gran da fare per verificare che, mi si perdoni la forma grezza, dopo ogni numero c’è ne è un altro maggiore. Non perché non lo credesse, ma perché nessuno l’aveva mai verificato in migliaia di anni.
    Cordiali saluti

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