C’È RICONOSCIMENTO E RICONOSCIMENTO

L’antefatto è semplice: tutti guardiamo distrattamente la faccia dei conduttori di telegiornali, ma fra loro essi si battono a morte per avere l’onore di tenerci compagnia all’ora di cena; e quando, sia pure dopo decenni di conduzione, sono rimossi per faro posto a qualcun altro, protestano a gran voce, accusano il direttore di testata, chiamano gli dei dell’Olimpo e quelli degli Inferi a testimoni della loro tragedia.
Abbiamo letto qualche giorno fa delle parole forti e acide della biondissima Maria Luisa Busi, su “la Repubblica” (un giornale d’opposizione, come se la sua protesta fosse un avvenimento politico), e sono di stamattina le parole di Tiziana Ferrario, in una lettera aperta ai colleghi. Leggiamo sul “Corriere”:  “La nostra redazione non era mai scesa così in basso”,  “L’ambizione di alcuni di voi e la paura di altri vi impedisce di parlare apertamente”.  Contraddicendo i dati degli ascolti afferma: “Non vedo più scoop da tanto tempo, abbiamo perso credibilità”. Insomma, la Busi e la Ferrario non compaiono in video e la civiltà occidentale sta crollando: urge nuovo Edward Gibbon.
La vicenda è ridicola senza essere divertente. La Busi appariva nel telegiornale da molto tempo, la Ferrario addirittura da ventinove anni (mentre Bruno Vespa ci rimase in tutto sei) e gli avvicendamenti sono normali. Come ha detto il Reprobo Direttore Augusto Minzolini: “Ho fatto quello che andava fatto molto prima”. Dov’è la tragedia?
Ma questa è piccola cronaca. Poco importa se quegli avvicendamenti fossero opportuni o inopportuni. Anzi, per fare contente le due signore, facciamo che fossero inopportuni. E con questo? Val la pena di scomodare Spengler e il suo “Tramonto dell’Occidente”? Avremmo capito che le due giornaliste spiegassero come qualmente subivano un’ingiustizia e in che senso fossero ancora le migliori per quell’incarico, ma dire che “la redazione non era mai scesa così in basso” fa francamente ridere.
Se anche facciamo l’ipotesi che realmente le due fossero di un livello assolutamente al di sopra della media, le loro parole non sarebbero ugualmente giustificate.
Ben poche persone – reputiamo – pensano che Tiziana Ferrario e Maria Luisa Busi avranno nella storia la fama e la considerazione di François-René de Chateaubriand. Quest’uomo, un artista di immensa influenza letteraria e un politico di altissima rilevanza, fu tuttavia afflitto da una troppo acuta coscienza dei propri meriti; al punto che il patriarca della letteratura francese Gustave Lanson lo irride, alla lettera, riferendo che nei Mémoires d’Outre-Tombe lo scrittore conclude alcuni capitoli con queste parole: “E se fossi morto in quel momento: se non ci fosse stato Chateaubriand? Quale cambiamento nel mondo!”
Insomma, neppure Chateaubriand può pretendere di dire frasi del genere. Può darsi che il diritto di dirle sia attribuito alle signore Busi e Ferrario dai sindacati e dalla Federazione Nazionale della Stampa: ma certo non glielo attribuirebbe Gustave Lanson buonanima. E neppure chi ha buon senso.
La nostra epoca è afflitta da “idola” inconsistenti e prevalentemente visivi. Uno dei massimi meriti è l’apparire. Probabilmente i conduttori dei telegiornali sono felicissimi quando qualcuno li riconosce per la strada e temono, allontanandosi dal video, di scendere al livello dei comuni mortali. Non capiscono che l’essere riconosciuti è un assoluto nulla. L’interesse manifestato dagli occhi, il sorriso che appare, sono solo una sorta di riflesso condizionato. Come quando nella folla qualcuno grida il nostro nome e ci voltiamo, per poi scoprire che chiamavano un nostro omonimo.
Ciò che bisogna conquistare, se bisogna conquistare qualcosa, non è il riconoscimento nel senso di “sapere chi è”, cosa che ha ottenuto anche Al Capone, ma il riconoscimento nel senso di “stima”. E questa non deriva dall’aspetto: diversamente Talleyrand, zoppo, e Toulouse-Lautrec, storpio, varrebbero infinitamente meno di Maria Luisa Busi.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
13 aprile 2010

C’È RICONOSCIMENTO E RICONOSCIMENTOultima modifica: 2010-04-13T11:01:26+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “C’È RICONOSCIMENTO E RICONOSCIMENTO

  1. Purtroppo siamo passati dai semplici “lettori del telegiornale” ai giornalisti divi all’americana. Scopo di questi signorini e soprattutto signorine è quello di diventare famosi per farsi eleggere deputati europei,per promuovere gli immancabili libri,per farsi invitare nei convegni importanti ecc.Dovrebbe essere valido il principio di rotazione. Non più di due anni in video.Ma ci rendiamo conto che il TG1 conta 300 giornalisti? Grazie Minzolini.

  2. Come, grazie Minzolini? Ma la Busi ha forse avuto il tempo di farsi eleggere deputata europea del Pd? O, almeno, non glielo potevano dire con largo anticipo, alla Rai, in modo da fare la campagna elettorale quando ancora gli elettori si ricordavano la sua faccia?
    Lei, caro Bruno, non ha cuore.

  3. Caro Gianni
    sono monotona, bel post e ben detto:”Ciò che bisogna conquistare, se bisogna conquistare qualcosa, non è il riconoscimento nel senso di “sapere chi è”, cosa che ha ottenuto anche Al Capone, ma il riconoscimento nel senso di “stima”.
    Vorrei aggiungere che sarebbe ora che lasciassero il campo anche ad altri. Sarebbe giusto come ha detto Bruno che vigesse il principio di rotazione.
    Ivana

  4. Il fatto principale tralasciato è che M.L.Busi non ha firmato, insieme a Massimo De Strobel( caporedattore centrale, uomo chiave della storica macchina del Tg1), il documento di minzolini sul caso mills.
    coincidenza?

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