SESSO E TOMBE

Un articolo del New York Times (1) ci informa che in Cina, nello Xinjiang, è stato trovato un cimitero risalente a quattromila anni fa. Si sono disseppellite circa duecento mummie, ben conservate, e va subito segnalata una particolarità: le tombe sono sovrastate da pali alti quasi quattro metri (secondo gli studiosi, simboli fallici) e accanto o sopra i corpi delle donne sono stati deposti uno o più falli di legno, di dimensioni normali. Ecco le parole dell’articolo: “In the women’s coffins, the Chinese archaeologists encountered one or more life-size wooden phalluses laid on the body or by its side”.
L’interpretazione dell’usanza, secondo gli studiosi, non dà luogo a dubbi. Il cimitero era in una zona disperatamente desertica e il gruppo sopravviveva con grande stento. La mortalità infantile sarà stata molto alta e per conseguenza la tribù era acutamente cosciente della necessità di evitare l’estinzione dell’intero gruppo. Si raccomandava dunque il massimo della procreazione e dovevano essere molto onorate le donne che riuscivano a partorire dei figli e a portarli all’età adulta. Questo sarebbe il senso dell’accento così vivacemente posto sul sesso.
In quella società il fallo in erezione non era dunque visto come qualcosa di indecente, da nascondere e se possibile da non nominare neppure: gli organi riproduttivi maschili erano considerati un simbolo altamente positivo e si augurava alla donna, anche nell’aldilà, di disporne in abbondanza. Oggi una simile pratica funeraria sembrerebbe blasfema: ma tutto dipende dal contesto. È questo che bisogna tenere presente.
Molti anni fa, un anziano fu sottoposto ad una resezione gastrica e da quel momento il chirurgo cominciò a chiedere: “Canalizza?” Voleva sapere se il vecchio emetteva gas intestinali. La prima volta i parenti risposero un no stupito. Poi, quando si capì che la mancanza di quei gas indicava un’occlusione intestinale, quella che sorridendo e con qualche imbarazzo si chiama scoreggia fu desiderata ardentemente. A momenti ci si metteva a pregare, per sentirla: era passata da parola indecente ad invocato sintomo di salvezza. Purtroppo quel rumore non si udì e il povero vecchio dovette essere operato di nuovo.
Analogamente, in quella sperduta tribù il sesso divenne una sorta di dovere, di benemerenza, di missione sociale. Con una accentuazione che non stupisce molto: era l’atteggiamento più o meno di tutti, nell’antichità. Basti pensare a quelle statuette pompeiane portafortuna, omini con falli spropositati. L’umanità è stata a lungo rada e stazionaria e la sotterranea paura dell’estinzione della specie è stata una costante.
Quando viceversa la situazione è improvvisamente  cambiata, negli ultimi diecimila anni – un periodo che non conta assolutamente nulla, nell’evoluzione – l’umanità non ha avuto il tempo per adattarsi alla nuova situazione. Noi siamo identici alle donne e agli uomini di quattromila anni fa. Abbiamo le stesse capacità fisiche e mentali ed è bene che ci chiediamo, soprattutto riguardo al sesso e alla procreazione, quale parte della nostra mentalità sia identica alla loro.
Nei paesi sviluppati la specie umana non corre il rischio dell’estinzione. Se un problema ha, è quello della sovrappopolazione. Dunque sarebbe normale invertire la mentalità dell’antica tribù cinese. Sarebbe normale tendere al sesso solo come piacere, rifuggendo dall’attività procreativa: come quegli antichi cinesi non avevano orrore dei falli di legno in erezione accanto ai cadaveri, noi non dovremmo avere orrore della limitazione delle nascite, dal momento che c’è un eccesso di gravidanze: ogni epoca ha le sue necessità.
Al contrario, dal momento che quattromila anni sono un fiat, nell’evoluzione, siamo ancora abbastanza vicini alla mentalità dei contadini di quel tempo e siamo convintamente per l’alta natalità. La Chiesa tuona contro il preservativo e contro le pratiche anticoncezionali, i movimenti pro life sbraitano, si tiene in vita anche chi è in uno stato puramente vegetativo e ci sono squilibrati che uccidono medici perché abortisti. L’uomo doma il cavallo, inventa il motore a scoppio e lancia satelliti artificiali, ma per certi versi rimane fermo alla preistoria. Applica principi che allora avevano un senso e oggi non l’hanno più.
Quei cinesi di quattromila anni fa ci potrebbero dire: voi vi stupite dei nostri costumi che tuttavia sono in linea con le nostre necessità, e non vi stupite dei vostri, che sono in contrasto con la vostra situazione? Vi avviate verso una tragica esplosione demografica e saremmo noi, i selvaggi?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
4 maggio 2010
(1) New York Times. 16 marzo 2010, http://www.nytimes.com/2010/03/16/science/16archeo.html?pagewanted=1&sq&st=nyt&scp=2

SESSO E TOMBEultima modifica: 2010-05-05T08:00:48+02:00da gianni.pardo
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