L’ITALIA, UN PAESE DI FRUSTRATI

Dicono che stasera, alla partita Inter-Bayern, molti “guferanno” l’Inter e spereranno che perda. Fra questi contro-tifosi ci saranno i romanisti, che sono andati vicini allo scudetto e vedono l’Inter come Paperino vedeva Gastone, il cugino superfortunato. Ci saranno gli iuventini, memori di passate glorie e di recenti umiliazioni. Non mancheranno infine i milanisti, dal momento che nessuna guerra è tanto acre e spietata quanto la guerra intestina.
Tanti anni fa, nello stadio di una città del sud, vennero due squadre fiorentine per giocare una partita di “calcio storico”. Gli spettatori si aspettavano qualcosa di coreografico: dopo tutto non c’era un campionato e non c’era niente da ottenere. Assistettero invece ad una battaglia in cui le due squadre più che combattersi si azzuffavano, con una voglia trasparente di schiacciare e sterminare gli avversari. I toscani sono ancora quelli descritti da Dante.
Ma non solo i toscani. La vocazione alla guerra intestina è dell’intera nazione. Noi italiani non sempre abbiamo un nostro partito, ma sempre abbiamo un partito da odiare. A Milano, anche chi non è interista ha antipatia per il Milan e anche chi non è milanista ha comunque antipatia per l’Inter. Se siamo di destra odiamo la sinistra, se siamo di sinistra odiamo la destra, se guadagniamo molto disprezziamo i morti di fame, se siamo poveri odiamo i ricchi e tutti i benestanti. Pare che Montanelli dicesse che l’italiano medio che vede passare una Ferrari non si chiede come potrebbe comprarne una, ma come potrebbe tagliarle le gomme. E non c’è bisogno di alcuna dimostrazione: “Un uomo onesto quando mai potrebbe comprarsi un’automobile come quella?”
Questa tendenza a non credere ai meriti altrui e ad odiare i vincenti ha forse un’origine storica. I francesi hanno dominato l’Europa per secoli; gli spagnoli e gli inglesi hanno creato un immenso impero; i tedeschi, pur perdendo, hanno impaurito per due volte il mondo intero in modo indimenticabile e solo noi italiani, fra i grandi Paesi, come potenza politica non siamo mai stati nessuno. Ecco perché Metternich diceva che l’Italia è un’espressione geografica.
Questo ha avuto grandi conseguenze nel nostro inconscio collettivo. Non avendo particolari ragioni per stimare l’Italia politicamente, sentiamo la nostra nazionalità come qualcosa di estraneo e per questo siamo così corrivi a dirne male. Sparlandone diciamo male di “loro”, degli altri: noi personalmente non c’entriamo. Inoltre, dal momento che la nostra nazione è stata spesso dalla parte dei dominati e non dei dominatori, finiamo con l’identificarci con i perdenti e con l’odiare i vincenti. I vincenti sono “loro”, non “noi”. E infatti gli italiani non si fanno odiare, come soldati all’estero. Anche quando sono i più forti, come durante l’invasione della Grecia, in fondo al cuore si identificano più con i vinti che con dominatori arroganti come i tedeschi.
Noi odiamo i vincenti e questo spiega al passaggio l’odio per Silvio Berlusconi. Costui cumula tutte le caratteristiche negative: non è ricco per eredità (come Gianni Agnelli) ma s’è fatto i soldi da sé. Grave colpa. Per giunta s’è dato alla politica, un mondo in cui sono “tutti ladri”, e in esso è uno straordinario vincente. E allora, non il più grande farabutto d’Italia? E poi, avete visto che stile ha? È un cafone. Che è come dire: sì, Michael Phelps è un grande campione, ma avete visto il colore della sua tuta?
Tutto questo rende difficile e vagamente disgustoso seguire l’attualità. Da ogni parte si sentono voci di odio e di disprezzo. A ce l’ha con B, che gli risponde per le rime insultando al passaggio anche C, il quale ricambia disprezzando sia A che B, e tutti insieme, se partecipano ad un dibattito, litigano talmente che non si sente più nemmeno quello che dicono. I giornali sono pieni di polemiche, di accuse e controaccuse, in una guerra quotidiana di tutti contro tutti che alla fine annoia a morte. Il lettore alla fine ha voglia di odiare l’intero mucchio e poi si accorge che, così, è entrato nel gioco anche lui.
Che brutta cosa, la frustrazione. Il frustrato ignora la serenità che provoca il disteso riconoscimento dei propri limiti; il piacere dell’umiltà dinanzi al successo degli altri; la letizia dell’applauso rivolto al vincitore. Noi italiani ci vendichiamo di tutti ipotizzando che il successo sia sempre il frutto della raccomandazione, dell’imbroglio, della corruzione, perfino della prostituzione, se si tratta di una donna. L’ipotesi di un successo meritato non è mai la prima. Persino nel calcio, il successo della squadra avversaria è attribuito ad un arbitro disonesto.
Forse non abbiamo speranza.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
22 maggio 2010

L’ITALIA, UN PAESE DI FRUSTRATIultima modifica: 2010-05-22T16:41:09+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

12 pensieri su “L’ITALIA, UN PAESE DI FRUSTRATI

  1. Professore,ha centrato il punto.

    Esperienza personale:poche settimane fa ero in centro a Roma con mia mamma, mi sono sempre piaciuti i libri collezione di e-mails e volevo trovare “L’amore vince sempre sull’odio” che raccoglie molti e-mails mandati a Berlusconi dopo l’incidente di Piazza del Duomo.

    Siamo passati in diverse librerie, molto grandi dove c’e’ tutto, mi era sempre facile trovare la zona dei libri di politica contemporanea, dove si notano un numero incredibile di libri di contestazione contro Berlusconi. Una zoologia di titoli e copertine veramente fantasiosa, a parte la stupefacente quantita di libri sullo stesso argomento, molti titoli mi suonavano patetici. Da quelli dove si sogna di ammazzarlo, a qualli di insulti alla sua politica, ai titoli dove implicitamente si da agli italiani che lo votano degli imbecilli, eccetera. Comunque, chiunque frequenti le librerie sa di cosa parlo…

    Non trovando da nessuna parte il titolo che cercavo io, ricordo di avere bloccato un attimo mia madre (“anti-berlusconiana” sfegatata, dovevo anche cercare distrattamente per evitare che mi tirasse qualche libro sulla testa), le ho detto “aspetta un attimo qua”.

    Mi allontano vado in cassa e chiedo di trovarmi “L’amore vince sempre sull’Odio”, ricordero’ sempre l’espressione della inserviente, una signora di una certa eta’ che passa da svogliatissima e distratta, a incredula, alza la testa mi fissa e mi squadra e poi dice “Cosa ?!?”. Ho detto “Deve essere una raccolta di e-mails riguardo l’incidente in piazza del Duomo a Milan….” mi interrompe stizzita dicendo forte “Noi non ce l’abbiamo !”

    In quella libreria avevano TUTTO, due o tre piani di roba, e comunque se un cliente chiede un libro, lo si ordina.
    Io sono rimasto a bocca aperta e lei continuava a fissarmi come volesse dire “Allora si toglie di mezzo?”. Io ho pensato di dirle “Cosa avete fatto: avete bruciato tutte le copie ?”, cercando di fare una allusione ai tempi dei nazisti. Avevo gia’ preso fiato per parlare… quando mi sono detto “A che serve ?!?”. E ho lasciato perdere.

    Mi sono poi comprato quella raccolta attraverso una libreria on-line.

    Ha ragione il professore: “Che brutta cosa la frustazione”.

    MF

  2. Ed ecco il commento del mio Amico Milanese, che ama esprimersi per paradossi… ma non troppo.
    “…ma sì che ce l’abbiamo, la speranza! E’ sbalorditivo come noi italiani siamo capaci di camaleontismi inimmaginabili … e poi restar sempre in piedi. Machiavelli non è il nostro mentore: Machiavelli SIAMO NOI.
    Anche chi non è in politica ignora in modo assoluto la morale, la coerenza, la fidelizzazione, la riconoscenza … quale altro popolo può fare a meno come fa il nostro, di tutte queste doti che appesantiscono la vita e rendono problematici i doppi salti mortali?
    Noi no: non abbiamo il minimo pudore di quanto abbiamo negato o affermato fino a ieri.
    Ogni giorno compaiono sui giornali, su TUTTI i giornali, le affermazioni fatte decenni orsono pro-Mussolini, da parte di chi oggi tronfieggia con il suo antifascismo: Bocca, Biagi, DarioFo … sono i rappresentanti migliori delle nostre fantastiche doti di Rocambole in carne ed ossa.
    Altro che francesi, inglesi, tedeschi e highlanders!
    Noi siamo IMMORTALI, CARO MIO e, tra antico impero romano e chiesa cattolica (due meravigliosi esempi di inaffondabile immortalità … e immoralità), noi non dobbiamo prendere esempio da nessuno, perchè le nostre non sono DOTI, sono pezzi di un DNA che ci rende inattaccabili dalle banali questioncelle della storia episodica e contingente”.

  3. Scusatemi, entrambi miei gentili interlocutori, l’uno autore e l’altro commentatore di questo post, ma c’è qualcosa che non mi torna.
    Berlusconi è da considerarsi senza dubbio un vincente in campo imprenditoriale e politico. In campo imprenditoriale ci sarebbe un’ampia discussione da fare sui motivi e sui modi per cui e con cui risulta un vincente. Ma il discorso è lungo e non è questa la sede, quindi lo proclamo anch’io indiscutibilmente vincente, per sostegno al vostro discorso.
    Quello che non mi torna però, sempre nel vostro ragionamento, è che se Berlusconi è indubitabilmente un vincente in campo politico è perchè ha vinto diverse elezioni. Ora mi chiedo, l’Italia questo Paese di frustati che odia i vincenti perchè lo elegge e lo fa vincere a più riprese? I frustati chi sono quelli che lo votano o quelli che lo contestano? O per venire alla vostra più “cogente” differenza: i frustati sono quelli che lo “amano” o quelli che lo “odiano”? Perchè stando ai risultati elettorali, secondo il vincente e il vincitore in persona, l’amore avrebbe trionfato sull’odio. Ne discende che per il nostro gli Italiani, questo popolo che voi definite di frustati, in maggioranza lo ama.
    Suvvia, orsù, ordunque, fate anche voi come lui, non disperate, abbiate fiducia nel nostro popolo. Gli Italiani non sono poi così un popolo di frustati. In fondo lo amano. O no? Del resto voi non siete Italiani? Che siete frustati voi? Evviva, avanti così, sempre che non scappi troppo da ridere.

  4. Frustrato e’ chi non si da pace per una cosa che desidera, di cui pero’ conteporaneamente ha convinzione di non potere ottenere. Ergo si tuffa nelle acque dell’odio, della lite eccetera, per placare i proprio bruciori.

    Come mi sembra sia chiaro dall’articolo di G. Pardo, sono discorsi che riguardano le tendenze, l’italiano “medio”, e’ ovvio che non siamo tutti cosi’.

    Mi sembra che l’articolo sia completamente indipendentemente dal colore politico, infatti Pardo allude indirettamente anche all’odio della destra verso la sinistra, fa un sacco di esempi in riguardo all’odio in generale verso chi ha successo.

    L’articolo si riferisce alla tendenza Italiana a indulgere in questo tipo cose. “L’ipotesi di un successo meritato non e’ mai la prima” dice Pardo, cosa ne pensa lei ?

    Lei scrive: “… orsu’, ordunque, fate anche voi come lui, non disperate, abbiate fiducia nel nostro popolo”. Interessante… ma cosa centra ?

    Riassumo: lei e’ daccordo o non e’ daccordo nel constatare che l’Italiano medio abbia -almeno tendenzialmente- le caratteristiche descritte nell’articolo ? Si o no ? (Qualsiasi sia la sua opinione, il fatto di avere fiducia o meno in un popolo e’ tutta altra questione).

    Stia tranquillo e cerchi di non prendere il prossimo per i fondelli. Si studi meglio le sue battutine, se no tutti si accorgono della sua frustrazione.

    MF

  5. Quindi frustato sarebbe l’italiano medio, mentre voi due sareste prototipo di italiano elevato. Mi compiaccio e annoto dalla risposta che non c’è bisogno di prendere nessuno per i fondelli. Sarebbe fatica sprecata perchè ho come l’impressione che, nel suo caso specifico, ci riesce benissimo a prendercisi da solo.

  6. Non sia sarcastico. MF ha avuto fino ad ora la gentilezza di non farle notare che lei confonde frustare e frustrare.
    Discuta pacatamente e le si risponderà nello stesso modo.

  7. Più che una gentilezza mi parrebbe una cattiva azione. Avrebbe al contrario fatto un’azione meritoria e benevola nei miei confronti se me l’avesse fatto notare. Avrebbe corretto un mio errore, portandomi sulla retta via lessicale. Tuttavia sebbene io abbia usato a sproposito il lemma frustato dove avrei dovuto usare correttamente frustrato, voglio rassicurarla che, a livello semantico, intendevo riferirmi proprio al termine frustrato.
    Le faccio notare invece, perchè al contrario di MF (?) sono incline alle buone azioni, che lei, Gianni Pardo, compie un errore esattamente opposto al mio. Conosce senz’altro la corretta grafia di “pacatamente”, ma ne ignora completamente la valenza lessicale. Altrimenti non si spiega come lei possa accusare di mancata pacatezza in qualche punto entrambi i miei interventi. Un dizionario sono sicuro che potrebbe aiutarla.
    Riguardo alle sue risposte le porga pure come meglio crede. Non è da un prototipo di italiano elevato come lei voler imporre agli altri lo stile della propria espressione nè soprattutto negare la facoltà di essere sarcastici. Per dinci lei rappresenta il meglio del nostro popolo! Ricordi sempre il “tipo italiano” che rappresenta, tra le altre cose “paladino della libertà”, e non ci deluda cadendo in ammonimenti così severi e “illiberali”.

  8. arnoldo, in primo luogo le faccio notare che Lei si è subito buttato a parlare di Berlusconi, senza che l’argomento fosse per nulla centrale nell’articolo. Il fatto è che certe persone non pensano che a lui ed ogni occasione è buona per (s)parlarne.
    Poi lei è libero di giudicare me e chiunque altro come meglio crede, ma non di prendere per scemo il prossimo. Tutti possiamo commettere errori di lingua e chi si vantasse di non commetterne mai una volta o l’altra farebbe una cattiva figura. Ma l’unico modo di uscire onorevolmente da questo genere di topiche è riconoscere l’errore, non è arrampicarsi sugli specchi come Lei fa.
    Lei dice che voleva dire esattamente “frustati”? E allora come si spiega che scriva: “l’Italia, questo Paese di frustati”? Un intero paese di frustati? E chi ci sta frustando? Poi scrive: “I frustati sono quelli che lo votano o quello che lo contestano?” Lei ha mai visto un berlusconiano frustato? O un antiberlusconiano frustato? E lei non pone queste domande distrattamente, infatti ci insiste: “i frustati sono quelli che lo ‘amano’ o quelli che lo ‘odiano’?” E anche questa domanda è priva di senso. Poi scrive ancora: “questo popolo che voi definite di frustati”. Dove mai io ho scritto una cosa del genere, dove mai l’ha scritta Ferraro? Per non parlare della lingua, e del senso, di questa domanda: “Che siete frustati voi?”
    Poi lei non vede il sarcasmo – pesante e neanche brillante – di queste righe? “Suvvia, orsù, ordunque, fate anche voi come lui, non disperate, abbiate fiducia nel nostro popolo. Gli Italiani non sono poi così un popolo di frustati. In fondo lo amano. O no? Del resto voi non siete Italiani? Che siete frustati voi? Evviva, avanti così, sempre che non scappi troppo da ridere”.
    Arnoldo, la prego, deponga l’aria di superiorità e l’ascia di guerra. Qui siamo più abituati a dissentire che a stroncare.

  9. Signor Pardo le consiglio di rileggere il mio commento precedente. Temo le sia sfuggito qualcosa. Io l’ho appena riletto e ho trovato conferma al fatto di aver abbondantemente chiarito la questione. Ho chiaramente e clamorosamente ammesso di aver usato frustato quando avrei dovuto e voluto usare frustrato. L’ho chiaramente scritto (ndr non detto come erroneamente scrive lei. Da una tastiera si scrive non si dice, quindi come vede effettivamente è vero che nessuno è immune da errori. Lei in questo caso ne fornisce un ottimo esempio. Anche nella frase successiva lei usa impropriamente il congiuntivo. Si rilegga. “Come si spiega che scriva”. In questo caso la proposizione corretta sarrebbe, usando l’indicativo: “come si spiega che scrive”).
    Chiarito questo primo punto, individuiamo un secondo. Anche questo secondo punto origina da un’interpretazione fallace di quello che ho scritto. Io non ho scritto di ritenere ingiusta l’accusa di essere sarcastico. Anzi, ho rivendicato il diritto a poter essere “liberamente” sarcastici. Io ho lamentato lo sproposito dell’accusa di mancanza di pacatezza. Tutti i miei interventi mi paiono, benchè sarcastici, assolutamente pacati. Io non ho nessun’ascia in mano da deporre, avevo posto una questione in maniera sarcastica sì, ma pacata. Purtroppo vedo che lei ha correttamente e giustamentte segnalato un mio errore, ma sulla questione da me posta risponde fischi per fiaschi, provando a screditare quello che ho scritto e contesta e risponde su quello che non ho scritto, ma ha frainteso lei. Mi sa che è un vecchio trucco, signor Pardo. Ovviamente non è obbligatorio rispondere nel merito della questione da me propostale ma “mischiare le carte” travisando completamente il senso di ciò che è nero su bianco non mi pare nè corretto nè efficace.

  10. Dimenticavo…riguardo all’altra accusa secondo cui mi sarei buttato su Berlusconi perchè non penserei che a lui e ogni occasione sarebbe buona per me per sparlarne, vorrei far notare che il mio intervento era relativo ai due commenti scritti prima di me. Uno scritto per l’appunto da MF e uno da Gianni Pardo. Nel primo addirittura entusiasticamente MF applaudiva (in modo figurato, la prego non me lo segni come errore, soprattutto non con la matita blu) Gianni Pardo riconoscendogli di aver centrato perfettamente il punto come dimostrava un suo episodio personale, spero non traumatico, rappresentato da una vana ricerca in una libreria del libro “l’amore vince sempre sull’odio”. E poi sarei io ad essermi buttato su Berlusconi e a pensare sempre a lui? Anche quest’accusa le pare fondata? Eppure anche quest’altra risulta nero su bianco

  11. Eh già. A quanto pare il completo fraintendimento era effettivamente quel vecchio trucco che si usa per non rispondere nel merito. Mi arrendo e mi chiamo fuori. Vada pure avanti lei e MF che a me, come temevo, scappa troppo da ridere. Con sarcasmo e pacatezza, firmato AJ

I commenti sono chiusi.