L’ANTIDIETROLOGO 2 (Il ritorno)

L’articolo di ieri, “L’Antidietrologo” ha creato delle polemiche. Sono stato contestato a volte garbatamente, a volte no, soprattutto a proposito della Mafia. Una signora – per citare un commento – mi ha gridato “Vergogna” con un numero imprecisato di punti esclamativi.
La cosa è interessante come sintomo psicologico.
Anni fa ci fu una trasmissione umoristica televisiva in cui il cronista si avvicinava col microfono ad un passante e farfugliava un paio di frasi incomprensibili, infilando fra queste solo una parola chiara, ma d’attualità. Per esempio (ma stiamo inventando), dopo il disastro ferroviario di Viareggio, la parola chiara sarebbe stata appunto “Viareggio”. Ebbene, pressoché immancabilmente, invece di dire: “Scusi, non ho capito”, oppure: “Che cosa vuole sapere?”, i passanti si lanciavano immediatamente nei commenti, in genere i più scontati: “Simili incidenti non si dovrebbero più ripetere!”, “Tutto dipende dal fatto che le nostre ferrovie fanno schifo!”, oppure “È un’indecenza, finirà che non puniranno nessuno, è sempre così, in Italia!”
Nel caso attuale, nel mio articolo si parlava di Andreotti, di Dell’Utri, di terzo livello, di trattative tra Stato e delinquenti, di servizi segreti deviati, di P2, di massoneria, di Cia, di Kgb, di fede cristiana, di mafia, di complotti e di tentati colpi di Stato; della strage di Ustica; dell’attentato dei Georgofili; degli ufo e degli extra-terrestri e perfino della fine del mondo. Ma che cosa hanno sentito i passanti distratti? Solo una parola: Mafia. E che cosa ha detto Pardo della Mafia, secondo loro? Che non esiste, che non ha commesso nessun reato, che non ha ammazzato nessuno. Nemmeno Falcone e Borsellino.  Vergogna!, dice la signora: “Non posso accettare che ci sia un post che nega le morti per mano della mafia… oltretutto quando abbiamo gente condannata per questo reato in Parlamento”. Dunque non solo io avrei negato che la delinquenza palermitana ha ucciso, ma negherei anche che gli assassini di Falcone e Borsellino siedano in Parlamento. Che peccato che la signora non ne faccia i nomi.
Tutto questo benché nell’articolo si leggesse – e si legge (1) – che mentre i reati sono incontestabili, ed incontestabile è pure la “struttura piramidale” di certa delinquenza, “tutto questo non mi dimostra l’esistenza della mafia: mi dimostra l’esistenza della criminalità organizzata. E questa si ha nei posti in cui lo Stato è meno presente – quindi più in Sicilia che in Renania o in Normandia – e nelle grandi città: dunque a Palermo”. Dove sono negati, i reati? Al massimo si può discutere se la Mafia sia qualcosa di diverso dalla criminalità organizzata (e potrebbe dunque trattarsi di una mera questione lessicale) oppure se sia effettivamente qualcosa di diverso dalla Camorra, dalla Ndrangheta, dalla Sacra Corona Unita, da Cosa Nostra e della fu Mano Nera. E bisognerebbe che colui che sostiene questa differenza e questa “assoluta specialità”, la spiegasse compiutamente.
Nell’articolo esprimo dubbi sulla natura mitologica e politica di questo fenomeno (“Tutto il parlare che si fa di Cosa Nostra mi lascia scettico”) ma concludo realisticamente: “Esiste la criminalità e bisogna combatterla molto seriamente”.
Scrivere tutto questo non è servito a niente. Ho scritto la parola Mafia senza farla seguire dalle deprecazioni di rito e il passante distratto prende me per un difensore della Mafia.
C’è gente cui non si può dire “non uscire senza ombrello” perché è capace di capire o che le abbiamo detto di non uscire, oppure che le abbiamo detto di uscire senza ombrello.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
6 luglio 2010
(1)http://pardonuovo.myblog.it/archive/2010/07/06/l-antidietrologo.html

L’ANTIDIETROLOGO 2 (Il ritorno)ultima modifica: 2010-07-06T20:26:00+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

10 pensieri su “L’ANTIDIETROLOGO 2 (Il ritorno)

  1. Lei lancia l’esca, i pesci abboccano.
    L’articolo malefico era un esercizio di retorica – lei l’ha scritto, lo sa meglio di me – un discorso di fino, sui modi e non sui contenuti come usa dire. Io almeno per tale l’ho letto. Però, e di nuovo lo sa meglio di me, c’è gente che legge prevenuta, che LA legge prevenuta, e questo, per quelle persone, è un filtro spesso insuperabile. Poteva scrivere di Minnie e Topolino, avrebbero comunque trovato il diavolo tra le righe. E tanto più si nota questo comportamento acausalmente contestante del moralizzatore di passaggio, quanto più la si conosce per il riflessivo pacato che è.
    Che dire: lasci fare, ci sarà sempre qualcuno che rabbioso ribatterà senza riflettere, rispondendo nei toni su internet – il solito problema dell’invisibilità – come mai farebbe con chicchessia di persona. E’ parte della statistica del caso.
    E comunque anche leggere di questi ha uno scopo: è istruttivo.

  2. La “semplificazione” e la dimistificazione della Mafia, tentate con l’articolo contestato, io le trovo condivisibili.
    Protremmo anche parlare degli aspetti storici, culturali e sociologici del “fenomeno mafioso”, ma questo ci distoglierebbe dalla evidente necessita di eliminare delitti e delinquenti dal nostro tessuto sociale.
    I sociologi facciano pure sociologia, ma lasciamo fare una dura repressione delle attività criminali alle forze dell’ordine.
    Certo, in – i negozianti pagano la protezione – mancavano forse le virgolette su “protezione” …)
    Ciao
    Anthony

  3. sono totalmente in sintonia. Non solo: anche a me capita spesso di essere criticato aspramente solo per il fatto che non sono spietato e violento nei giudizi contro persone accusate di mafia.

    Io la penso cosi’: per me quello che contano sono i REATI. Se uno mi dice tizio a ammazzato caio, bhe e’ una cosa che capisco e condanno. Se uno mi dice, tizio ha corrotto caio, gli ha dato dei soldi per forzarlo a fare questo o quell’altro. Bhe e’ un’altra cosa che capisco e condanno.

    Se uno mi dice, Caio e’ un mafioso… siccome la cosa la capisco di meno, la condanno di meno.

    Se non sbaglio, il reato di mafia manco esiste. A me risulta, correggetemi dove sbaglio, che esista l’aggravante di mafia. Cioe’ io faccio un reato, e questo reato puo’ essere aggravato dal fatto che ci sia una associazione mafiosa.

    E mi risulta anche che tale aggravante la legge definisca nel fatto che 2 o piu’ persone si associano per ottenere un beneficio comune nel reato di cui prima.

    Tutto detto molto male e molto in fretta.

    Certamente la mafia e’ una brutta cosa, e va combattuta aspramente. Pero’ bisogna stare attenti: come tutte le cose esiste l’altro lato della medaglia. Siccome la definizione di mafia e’ piuttosto indefinita, si puo’ abusare della cosa e affibbiare il termine mafioso arbitrariamente per gettare discredito su persone che non se lo meritano affatto.

    E questo e’ altrettanto brutto, soprattutto se questo discredito viene gettato su personaggi pubblici, per attaccare quello che pensano e per attaccare le loro idee.

    Anche questa e’ una cosa molto grave… molto grave !

    MF

  4. Con tutto il rispetto per una persona che non conosco e di cui non posso che apprezzare la volontà e la disponibilità a mettersi in gioco su argomenti spinosi, mi permetto stavolta dei convinti rilievi critici. Credo infatti che prima di dare la patente di idioti e di cialtroni a coloro che leggono ciò che lei scrive, con un impegno e una volontà che ribadisco di riconoscerla, forse dovrebbe fare un pò meglio attenzione a ciò che esce dal suo stesso pugno. Quando si scrive testualmente : ” Tutto il parlare che si fa di Cosa Nostra mi lascia scettico. Esiste la criminalità e bisogna combatterla molto seriamente. Ma per il resto!” poi si ha poco da dare la colpa al mancato comprendonio dei lettori se uno ne trae che Cosa Nostra viene ritenuta un’entità fantomatica e che conviene dare la caccia ai criminali e non ai mafiosi “questi fantasmi”. Soprattutto se qualche riga dopo, riferendosi a Cosa Nostra così come alla P2 alla massoneria etc. (tutte cose tra l’altro che con Cosa Nostra hanno effettivamente avuto rapporti confidenziali storicamente provati) si tirano in ballo gli Ufo e le profezie dei Maya.
    Insomma il sasso nello stagno lei ce l’ha tirato bello pesante. Ora che fa? Vuole nascondere la mano dando la colpa ai giornalisti come fa qualcuno altro? O addirittura accusare il prossimo di idiozia.No. Non ci siamo.
    Eppure Sciascia i suoi romanzi li ha scritti tanti anni fa. Le sue interrogazioni parlamentari pure sono molto datate. Possibile che siamo ancora a questo?

  5. Mi permetta innanzi tutto di cavarmi il cappello dinanzi al suo commento. Lei mi contesta ma, vivaddio, lo fa con argomenti. E io non chiedo di più. Non tratto da idiota chi non la pensa come me, ho la tentazione di farlo se chi non la pensa come me crede di cavarsela dicendomi che sono stupido, che ho torto (perché lo afferma lui), che voglio favorire i mafiosi e chissà che altro.
    Ribadisco che io non nego l’esistenza della criminalità organizzata. Ribadisco che non sono sicuro che la Mafia sia qualcosa di diverso. O qualcuno mi dimostri in che cosa è diversa e in che cosa si differenza, per esempio, dalla ‘Ndrangheta. La criminalità organizzata è più allarmante lì dove lo Stato è meno presente (la mafia a suo tempo è nata nelle campagne della Sicilia, non in città), ecco tutto. Dunque la battaglia, se tale è, non si vince stramaledicendo la mafia e credendo di parlare di qualcosa di speciale, ma realizzando un autentico controllo del territorio. In Sicilia lo Stato ne è ancora lontano. Io non vorrei una Commissione Antimafia, io vorrei più carabinieri e più estortori arrestati.
    Dunque sì, come dice lei: “conviene dare la caccia ai criminali e non ai mafiosi “questi fantasmi” ”. Infatti temo che per dare la caccia ai mafiosi non si arrestino i criminali.
    Certo che ho tirato un sasso nello stagno ma 1) non per parlare soltanto di mafia, 2) per sollecitare eventualmente contestazioni (ho cominciato con lo scrivere, nero su bianco, che potevo e potrei sbagliarmi) 3) per esprimere un mio atteggiamento scettico riguardo a tutto ciò che è fumoso, inverosimile, mitologico.
    Io non sono ateo solo teologicamente. Io non credo alla scaramanzia, alla sfortuna, agli oroscopi, a niente di niente. Proprio per questo ho più volte detto che mi sento in sostanza un fallito, nel campo del successo: perché non mi sento di attribuire la modestia del mio successo alla sfortuna. La sfortuna mi sembra la scusa dei massimi falliti: quelli che non ammettono di esserlo. Un altro sasso nello stagno?

  6. Guardi le differenze ci sono. Ciò non significa che la ndrangheta o la camorra siano da ritenere meno pericolose della mafia. Le differenze ce l’hanno soprattutto nel loro rapporto col Potere. Non solo quello politico. E tutte queste organizzazioni criminali lo hanno un rapporto col Potere. Anche se con diferenze. Che sono storiche soprattutto. Purtroppo sarebbe impossibile risolvere la questione in poche battute, ma vi è un’ampia pubblicistica in merito.
    Il fatto che avrà urtato probabilmente i suoi lettori è che il suo post sembrava riecheggiare quella tragica fandonia che si è raccontata per anni: “la mafia non esiste”. Perciò ho fatto riferimento precendentemente a Sciascia, perchè nei suoi romanzi e nella sua attività sia politica a che letteraria si è dovuto spendere contro questo sciagurato e tragico negazionismo dei suoi conterranei. Lei non credo sia manco siciliano e certamente non voleva intendere quello che volevano intendere ai tempi di Sciascia. Ma come diceva tra gli altri quel regista: ” Le parole sono importanti”. Per questo mi sono soffermato molto criticamente su quello che ha scritto. Su un tema del genere non credo sia il caso di generare tali equivoci. E a mio parere quello che ha scritto quantomeno induceva molto facilmente a questo tipo di equivoco.

  7. No, la mafia siciliana non è molto diversa dalle altre mafie.Tutte puntano ad essere Stato nello Stato avvolgendo quest’ultimo come un’edera velenosa per succhiarne la linfa.Il fatto che sia presente in certi luoghi e non in Svezia è perchè la mafia non può esistere senza mafiosità,che non è un fenomeno criminale ma culturale.

  8. Ci sono ormai comportamenti pavloviani nell’opinione pubblica di questo paese che si è nutrita per decenni con l’ideologia più deteriore. Uno di questi è l’indignazione a comando (seguita sempre dal termine: vergogna!) legata ai dogmi inamovibili. Quindi non si può parlare di mafia in un certo modo se non prima non ci si purifica con qualche parola di condanna e non si è affermata la propria indignazione nei confronti del fenomeno. Se il prof. Pardo avesse prima utilizzato quelle due o tre paroline che fanno parte del bagaglio culturale del perennemente indignato, nessuno si sarebbe lamentato.
    E’ un po’ quello che accadeva fino a poco tempo fa (ora un po’ meno per fortuna) quando si parlava di fascismo o Mussolini. Non era ammesso nessuno commento positivo e in ogni caso era sempre necessario fare prima pubblica e rituale dichiarazione di antifascismo. Un galantuomo nonchè grande storico come Renzo De Felice veniva trattato dagli idioti della sinistra come una specie di mostro perchè la sua sotria del fascismo non seguiva i canoni ideologici della storiografia marxista.
    Parafrasando Goebbels (si può o si passa da nazi?): quando sento la parola “vergogna!!!” metto mano alla pistola.

  9. Signor Enrico lei non sarà di sinistra, ma il suo post trasuda lo stesso fiera indignazione. Solo si deduce che non è di sinistra perchè l’obiettivo della sua indignazione sono non meglio qualificati “idioti della sinistra”.
    Magari da nazista non passa in questo post, sebbene parafrasi Goebbels, ma da perennemente indignato con gli indignati, sì. Una categoria senz’altro interessante. Complimenti.

I commenti sono chiusi.