L’ANTIDIETROLOGO

Si può guardare alla realtà con occhi attoniti. Di Andreotti e di Dell’Utri i giudici dicono che furono mafiosi solo prima di una certa data. Poi il ravvedimento? Se ci ispiriamo all’ironia di Corrado Carnevale, potremmo chiederci se la mafia non abbia in seguito corrisposto ad ambedue il trattamento di quiescenza.
Da noi si parla anche di terzo livello, di trattative tra Stato e delinquenti, di servizi segreti deviati, di P2, di massoneria, di Cia, di Kgb, di intrecci fra politica e delinquenza, di mille trame sporche e oscure su cui in tanti dicono di sapere tutto e poi nessuno dimostra niente. Molti in privato non esitano a sparare condanne terribili e inappellabili: la loro personale dietrologia è giunta a conclusioni più rocciose e indiscutibili di quelle della storiografia ufficiale riguardo a Pompeo e Cesare.
So bene che bisognerebbe sempre scrivere in modo impersonale, le moi est haïssable, diceva Pascal: l’io è odioso. Il resto dell’articolo sarà dunque in prima persona non per smania di protagonismo ma per umiltà. Per rendere chiaro che esprimo opinioni personali e forse infondate.
Da sempre sono stato poco propenso a “credere”. Dev’essere un dato caratteriale se già da ragazzo, dinanzi a qualcuno che mi diceva di un altro: “È un cretino”, oppure: “Sai, sua sorella va praticamente con tutti”; oppure: “Suo padre ha una collezione di motociclette che vale quanto un palazzo”, io mi chiedevo che cosa ci fosse di vero. Costui disponeva di dati sicuri o aveva a sua volta creduto troppo facilmente a qualcun altro, che aveva affermato la cosa magari per rendersi interessante, per vanteria?
Sono nato scettico.
Avrò avuto quattro anni quando i miei mi hanno pressoché sottratto il triciclo per riverniciarlo e farmelo poi trovare come nuovo fra i regali della festa dei “Morti”, come si usava in Sicilia. Io badavo agli altri regali e non al triciclo, finché qualcuno mi chiese: “E del nuovo triciclo non dici niente?” “È dipinto”, sentenziai.
Con queste premesse – studiando teologia – intorno ai sedici anni ho perso la fede e non ne ho adottata nessun’altra. Anche per questo non sono mai stato di sinistra: certi ideali politici mi sembravano “dipinti”.
Da adulto, ho sentito mille storie sulla mafia. Purtroppo, non avendo mai visto niente personalmente, sono rimasto a chiedermi che cosa ci fosse di vero. Indubbiamente molti negozianti pagano la protezione. Indubbiamente la delinquenza deve avere una struttura piramidale: se perfino le galline hanno “l’ordine di beccata”, perché non dovrebbero averlo i delinquenti? E poi, come si potrebbe assicurare la protezione, se non facendo paura a delinquenti di minore caratura? Ma tutto questo non mi dimostra l’esistenza della mafia: mi dimostra l’esistenza della criminalità organizzata. E questa si ha nei posti in cui lo Stato è meno presente – quindi più in Sicilia che in Renania o in Normandia – e nelle grandi città: dunque a Palermo. Niente di mitico. Infine, come prendere molto sul serio i capi mafiosi? Sembrano poveracci ignoranti e selvaggi che vivono braccati dai carabinieri, non raramente in buchi sotterranei. Come immaginarli a dialogare con lo Stato, con i vertici della politica, manovrando imponenti masse di voti? La sinistra accusava i democristiani di Palermo di essere appoggiati dalla mafia, poi a valanga fu eletto sindaco Leoluca Orlando: appoggiato dalla mafia?
Tutto il parlare che si fa di Cosa Nostra mi lascia scettico. Esiste la criminalità e bisogna combatterla molto seriamente: ma per il resto!
Lo stesso vale per i fantomatici complotti e i tentati colpi di Stato; per la massoneria e la P2, sorte di Rotary; per i servizi segreti deviati; per la strage di Ustica; per l’attentato dei Georgofili e per tutti i misteri nei quali fanno il bagno in milioni, aiutati anche dalla televisione. E gli ufo? E gli extra-terrestri? Dopo i decenni passati a cercarli, se esistessero ne avremmo la prova. La fine del mondo? Ne parlava già Giovanni Battista.
Certo, ci sono cose inspiegabili. Perché Walter Veltroni ha accettato Di Pietro nella coalizione, dopo avere escluso non solo la sinistra estrema, ma perfino i radicali? Non avendo la vocazione alla dietrologia, rispondo: 1) non lo so; 2) forse l’ex magistrato disponeva di un potere di ricatto che gli altri non avevano; 3) forse è stato un errore di calcolo; 4) forse è stato per un motivo diverso dai precedenti, che sapremo fra molto tempo; 5) forse è stato per un motivo diverso dai precedenti, che non sapremo mai.
Decisamente, non farò mai parte di quelli che sanno tutto di tutto.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
6 luglio 2010

L’ANTIDIETROLOGOultima modifica: 2010-07-06T11:10:00+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

4 pensieri su “L’ANTIDIETROLOGO

  1. Vede, oude, io ho premesso che le mie erano opinioni contestabili. Se dunque qualcuno mi dicesse che crede agli ufo, io non obietterei nulla. Sono affari suoi. Il guaio è che mentre lei si limita a definirmi “moderatamente capzioso”, in più posti mi hanno accusato di avere negato che “la mafia” ha ucciso, commesso estorsioni ecc. Cioè non hanno capito che io non nego i fatti, ma la diagnosi sui fatti. Tutto il problema è: si tratta di un’entità assolutamente speciale chiamata Mafia (ma, se è per questo, si potrebbe anche dire “Camorra” o “Ndrangheta”)o si tratta di normale “organized crime”, come c’è (stato) negli Stati Uniti, come c’è a Marsiglia, come c’è a Parigi, come c’è a Tokyo?
    Il crimine organizzato è una certezza, la Mafia come fenomeno assolutamente unico e speciale no.

  2. mi sono permesso di evocare il termine capzioso per dare “evidenza” alla sua tendenza a fare come la mula di don Abbondio e cioè a trattare di argomenti “spinosi” con quella speciale sicurezza che sfoggia il citato animale sugli orli del baratro, incurante dei “patemi” altrui
    è un sua tecnica “narrativa” sicuramene pregevole dal punto di vista letterario ma che lascia qualche perplessità nel lettore che non può obiettivamente rimproverarle “errori” concettuali ma che tuttavia, in questo “suo” anticonformismo, sente qualche sfumatura di puro sofismo: la dice ma … forse non la dice tutta!
    riconosco tuttavia che questa è una “mia” sensazione che probabilmente non ha attinenza con i suoi intenti “dichiarati”

  3. Le sono grato di questo commento, perché da un lato è lusinghiero (il lettore non può obiettivamente rimproverarle “errori” concettuali), dall’altro spiega come, pur non contestando, o non potendo contestare, ciò che è scritto, il lettore si senta in qualche modo imbrogliato.
    Insomma, lei dà voce ad un atteggiamento simile a quello dei romani che, incantati dalla logica di Carneade, capace di dimostrare qualunque cosa, decisero per questo di mandarlo via da Roma.

I commenti sono chiusi.