FINI: UNO STUPORE CHE STUPISCE

A proposito dell’ormai famoso appartamento di Montecarlo, Giancarlo Fini si è finalmente deciso a dare la propria versione dei fatti (1). Chi si aspettava qualche rivelazione rimane deluso. Non c’ero e se c’ero dormivo.
Premesso che “la vicenda non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredità a favore di AN”, Fini, tanto per non perdere la buona abitudine di prendersela con Berlusconi anche se piove o tira vento, afferma che lui, “a differenza di altri non ha l’abitudine di strillare contro i magistrati comunisti…”.  Ma riassumiamo i suoi otto argomenti.
1) L’appartamento fu stimato “dalla società che amministra il condominio” circa 450.000.000 di lire (circa 232.000 €) e per tale somma fu inserito nel bilancio di AN.
2) L’appartamento era inabitabile senza cospicue spese di ristrutturazione.
3) Non è vero che AN abbia ricevuto proposte di acquisto.
4) Questo punto si riporta integralmente: “Nel 2008 il Sig. Giancarlo Tulliani mi disse che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l’appartamento, notoriamente abbandonato da anni”.
6) Si è venduto per fare cassa a favore del partito.
5) L’offerta di acquisto di 300.000 € era superiore al valore stimato.
7) “Sulla natura giudica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla”.
8) “Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l’appartamento. La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite”.  Recte intuiti.
Tutto ciò premesso, che la vicenda non riguardi beni pubblici non impedisce che sia possibile sospettare qualcosa di illecito, come sarebbe per esempio incassare il prezzo di un milione di euro e depositarne solo 300.000 nelle casse del partito: attenzione, non si sta dicendo che sia avvenuto questo, si sta solo dicendo che il fatto che si tratti di un bene privato non mette al riparo da illeciti penali.
1 e 5) Che AN si sia fidata, per somme così grandi, della stima di un amministratore di condominio, è strano. Soprattutto dal momento che, per concorde giudizio di tutti (anche del Corriere della Sera), la somma era bassissima. Era così difficile rivolgersi almeno ad un’immobiliare del Principato? E anche ad ammettere che quella somma sia stata inserita senza ulteriori esami nei bilanci di AN, non sarebbe stata necessaria una più seria verifica, al momento della vendita, anni dopo? Chi non lo farebbe, per una casa propria? Soprattutto visto che oggi il sospetto è che l’appartamento sia stato venduto ad un quinto circa del suo valore. Infine, anche a credere a quello che ci viene detto, risulta dai fatti che se ne potevano ricavare almeno 30.000 € di più, come dimostra l’immediata rivendita dalla prima società off-shore alla seconda.
2) Quando si tratta di somme come quelle ipotizzate dai giornali, per un appartamento di 60-70 m2, inserito non in un decrepito stabile di Agrigento ma in un elegante condominio del centro di Montecarlo, le spese di ristrutturazione sono insignificanti.
3) Su questo punto – le offerte di acquisto ad An – aspettiamo al varco Feltri. Il “Giornale” sostiene di avere la registrazione in voce delle affermazioni di un signore che a suo tempo propose ad AN di acquistare l’appartamento per un milione e mezzo, ed insistette senza esito con telefonate e raccomandate.
8 e 4) Fini afferma che la vendita gli fu prospettata da Giancarlo Tulliani e poi si stupisce che costui – dopo avere seguito i lavori di ristrutturazione, a quanto dicono i vicini – sia andato ad abitarci? Vuole per favore consentire anche a noi di stupirci?
Comunque, in totale Fini afferma di non sapere nulla. Anche se ammette di essere stato a conoscenza dell’alienazione e di avere autorizzato Pontone ad effettuarla, dice di non conoscere i compratori. Rimane comunque da vedere – e se ne sta occupando la Procura di Roma – se quel prezzo era se pure approssimativamente congruo alla vendita effettuata; se effettivamente sia stato pagato in quella misura; e infine quale genere di interesse abbia avuto Giancarlo Tulliani in tutta questa faccenda. Insomma Fini, che tanto sospettoso si è dimostrato nei confronti di Caliendo, avrebbe fatto bene ad essere più sospettoso per quanto riguardava il valore dell’immobile, la qualità dei compratori, il prezzo effettivamente pagato e il vero ruolo recitato dal giovane Tulliani in tutta la faccenda. Non si vede infatti perché questi avrebbe dovuto disturbarsi tanto per l’appartamento, andando più volte a Montecarlo, senza avere la minima intenzione di approfittarne o di andare ad abitarci.
Gianfranco Fini prova disappunto e stupore, per questa conclusione. Anche noi, a dire poco.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
8 agosto 2010
(1)http://www.ilgiornale.it/interni/montecarlo_fini_nulla_nascondere_sorpreso_locazione_tulliani/08-08-2010/articolostampa-id=466091-page=1-comments=1

FINI: UNO STUPORE CHE STUPISCEultima modifica: 2010-08-08T19:40:33+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “FINI: UNO STUPORE CHE STUPISCE

  1. Ora che FDini ha mollato il nano è diventato scomodo e da attaccare , vergognatevi, faccio presente che non sono un finiano, ma voto a sinistra e continuero’ a sinistra

  2. Pardo, qui ci sono rancore ed accanimento.
    Con la sua logica l’avviso di garanzia del ’94 dovuto e necessario!
    Con tutta questa dietrologia Mills è in combutta con Berlusca!
    Vi muovete su una china pericolosa.
    Lei sta facendo il percorso di … Sacconi !!!

  3. Insomma Fini come Scajola (anche lui non sapeva nulla), con la differenza che Fini si permette di fare il moralista integerrimo e di dare lezioni su Caliendo, che tra l’altro non si capisce ancora quale reato abbia commesso. Anzi Fini umanamente è pure peggio, dato che (vedi lettera la corriere) l’unica sua autodifesa consiste nello scaricare tutta la colpa addosso al cognato, che ora nelle parole sue e dei suoi fedelissimi diventa persona poco affidabile (e fino a ieri?). Figuraccia.

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