IL SENSO DELL’ULTIMATUM DI BERLUSCONI

Se le parole dei politici fossero sempre da prendere alla lettera, la giornata di ieri sarebbe importante. Silvio Berlusconi ha dichiarato che i cinque punti programmatici non sono negoziabili e i finiani devono accettarli integralmente. “Prendere o lasciare”, sintetizzano i giornali. Prendere al 100%, non al 95%, come aveva detto Italo Bocchino; prendere senza discutere, non dopo avere concordato modifiche. Posizione durissima, da forche caudine. E tuttavia si possono ipotizzare due interpretazioni.
In guerra ci si può dimostrare molto aggressivi per simulare forza mentre si è spaventati e si spera che l’atteggiamento bellicoso induca l’avversario a non attaccare. Non sempre insomma ciò che si dice corrisponde a ciò che si pensa. Berlusconi potrebbe dunque aver intimato la resa senza condizioni perché spera che i suoi contestatori, temendo che faccia sul serio, scendano a più miti consigli ed eventualmente considerino una grande vittoria il minimo vantaggio loro concesso. Sarebbe partito da una totale chiusura per poi aprire qualche spiraglio.
Ma questa linea di condotta implica che gli avversari non abbiano in mano nessuna arma risolutiva e non si sentano in grado di dire semplicemente: “Non si può chiedere la nostra resa senza condizioni. Non accettiamo di essere richiamati ad un’obbedienza canina”. “Se la sanzione sono le elezioni anticipate non le temiamo. Andiamo al voto e contiamoci”. I finiani potrebbero, come si dice, “chiamare il bluff”: “Dici che sei forte? Dimostralo”. Sarebbe veramente contento, Berlusconi, di questo esito?
Questo ci conduce alla seconda interpretazione. Berlusconi, sostenuto dai suoi, potrebbe avere realmente intenzione di arrivare al più drastico show down: a calare in ogni caso le carte e vedere chi ha il gioco migliore. Questa linea di condotta sarebbe confermata dal fatto che ai dissidenti non è stato lasciato scampo: o l’umiliazione o le elezioni. Di solito, insegnava Tucidide, non è buona politica minacciare il nemico di sterminio: questo infatti potrebbe indurlo ad una resistenza più che eroica, sapendo che l’alternativa è la morte. Se viceversa gli si promette clemenza, potrebbe accettare una resa che conviene anche al vincitore. Ma Tucidide sarebbe stato certamente d’accordo per lo sterminio, se gli fosse stato assicurato che il nemico non avrebbe mai accettato la pace, neanche alle migliori condizioni. L’antiberlusconismo dei finiani ha toccato vette così aspre, ultimamente, che nel Pdl si saranno convinti che di questo gruppetto si possa dire quello che i coloni americani dicevano degli indiani: l’unico indiano buono è quello morto. Berlusconi potrebbe aver dichiarato la guerra totale: quella in cui non è escluso né il suicidio di tutti i difensori, come a Masada, e nemmeno la bomba atomica, come a Hiroshima. E i finiani come gruppo non avrebbero nessuna risposta valida. Non basterà certo rispondere “prendere o lasciare è una logica da mercato rionale”, secondo le parole di Fini. Perché è come se il duellante, trafitto e morente, dicesse al vincitore: però il tuo stile non m’è piaciuto.
Questa strategia implicherebbe che il Pdl sia convinto di potere ottenere comunque un risultatio positivo. O parecchi finiani, messi brutalmente con le spalle al muro,  rientrano con la coda fra le gambe e la legislatura continua – business as usual – oppure in tempi brevissimi si va alle urne, e i finiani sono condannati all’irrilevanza o alla sparizione. Quale sia la verità, bisognerà aspettare i prossimi mesi per saperlo.
Un’ultima nota riguarda le affermazioni risolute di Berlusconi secondo il quale o si ha questa maggioranza o si va alle urne. A nostro parere, questa è una tesi politica ma non giuridica. Se, per ipotesi, caduto il governo, ci fosse una coalizione di tutti i partiti salvo il Pdl, e questa coalizione avesse la fiducia delle Camere, si sarebbe contraddetta la volontà popolare espressa nel 2008; si sarebbe andati sostanzialmente contro l’articolo 1 della Costituzione; si sarebbe commessa, se proprio si vuole, una scorrettezza, ma non si sarebbe violato nessuno specifico articolo della Costituzione. Fra l’altro perché essa non è stata modificata dalla legge elettorale, gli eletti esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato e interi partiti possono cambiare schieramento. È già avvenuto con Mastella e la Costituzione non lo vieta.
Berlusconi probabilmente ha solo voluto sottolineare che intende governare e che, se ciò fosse impossibile, impedirebbe che altri lo faccia. Per questo, basterà non votare la fiducia al “governo contro Berlusconi”.
In ogni modo, salvo marce indietro che in politica sono sempre possibili, ieri Silvio Berlusconi e il Pdl hanno varcato un Rubicone.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
22 agosto 2010

IL SENSO DELL’ULTIMATUM DI BERLUSCONIultima modifica: 2010-08-22T10:40:10+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “IL SENSO DELL’ULTIMATUM DI BERLUSCONI

  1. Per me Berlusconi, questa volta, hsa fatto un disastro. Potrà anche restare/tornare, ma è bollito.
    Berlusconi e i suoi prima hanno distrutto la propria maggioranza, probabilmente perché Fini ha le gambe più lunghe o il seno più prosperoso, mettendo alla porta 42 eletti !
    Ora hanno preparato la lista della spesa: 5 ingredienti per la pizza.
    Ve lo vedete voi Sarkozy fare “la lista”?

    Con questo trucchetto della lista sperano che i defenestrati si suicidino così che possa sembrare meno umiliante per Berlusconi salire (ancora!) le scale del Quirinale per dare le dimissioni.

    Ma nella lista ci sono i soliti ingredienti della pizza margherita, e tutti la mangeranno.
    Servirà un’altra occasione. Feltri non potrà raffreddare le rotative.

    Nel contempo, però, hanno spintonato Napolitano, che ha reagito fracassando i denti agli yes-men di turno.

    Comunque, lo dico per i pidiellini di Celano evocati dall’onorevole Giancarlo Lehner, gente che tradizionalmente mena botte da orbi, io ho gambe e seno brutti e amo il mio presidente.

  2. anthony, il suo è un parere come un altro. Ma mi dica: se ho capito bene ciò che lei scrive i finiani voteranno tutto quello che gli propone B. E io le chiedo: non perderanno la faccia? Non li si accuserà pubblicamente – e purtroppo per loro credibilmente – di inghiottire cinque enormi rospi pur di non lasciare il seggio in Parlamento?
    Lei, se appartenesse al gruppo dei finiani, che farebbe?

    Tutto questo sempre che Berlusconi mantenga il punto, “prendere o lasciare”. Io aspetto sempre i fatti e mi fido poco delle parole.

  3. Credo che lei non abbia letto i 5 punti; io, tra una poesia di Bondi e una sonata di Apicella, l’ho fatto ed estraggo:

    1. Federalismo fiscale
    La legge delega è stata approvata dal Parlamento il 29 aprile 2009…

    2. Fisco
    L’obiettivo … ridurre e di disboscare la grande giungla di un sistema fiscale … senza creare maggiore deficit, … una graduale riduzione della pressione fiscale… quoziente familiare,… ridurre il carico dell’Irap

    3. Mezzogiorno
    … un piano per il Sud che farà perno su una serie di interventi, quali:
    Banca del Sud. … finanziamento delle piccole realtà imprenditoriali;
    Fondi europei (Fas) concentrati su grandi iniziative strategiche;
    Ponte sullo Stretto… Zone franche urbane per le nuove imprese e per combattere la disoccupazione

    4. Giustizia
    … attuare una riforma complessiva della giustizia sia civile sia penale, con l’obiettivo di rendere effettivo l’articolo 111 della Costituzione realizzando finalmente il “giusto processo”…
    … riforma della normativa anche costituzionale in tema di responsabilità civile e disciplinare dei magistrati … intervenire sulla struttura del CSM con una riforma costituzionale … approvazione della legge pendente al Senato a tutela delle alte cariche dello Stato. … aumento delle risorse per la Giustizia … piano straordinario per il rapido smaltimento delle cause civili pendenti

    5. Lotta alla criminalità organizzata
    … Sono allo studio del Governo ulteriori provvedimenti per accrescere e consolidare i risultati raggiunti.

    Bisognerebbe essere il Lupo Cattivo per non condividere a questo elenco (oppure, legittimamente, magistrati, membri del CM, …).
    Rileggendola, forse la lista l’hanno scritta proprio Bondi ed Apicella.

  4. In linea di principio sono d’accordo con lei. Ma credo addirittura d’averlo scritto prima ancora di leggere la sua sintesi. In un articolo di qualche giorno fa. Il diavolo si nasconde nei particolari e qui di particolari non ce n’è molti.
    Molto, molto spazio per il diavolo. Forse ha ragione Bossi. Se il Pdl vuole le elezioni, le deve cercare anche se i finiani approvano i cinque punti.
    Comunque, staremo a vedere.
    P.S. Ho detto che ero d’accordo con lei? Ma sono sicuro di star bene 🙂 ?

  5. “Se il Pdl vuole le elezioni, le deve cercare anche se i finiani approvano i cinque punti.”

    In tal caso a Berlusconi non resta altro che farsi votare contro dal PDL.
    Se spera di ottenere un voto contrario dai finiani, sta perdendo tempo.
    I finiani non gli faranno mancare la fiducia nemmeno su un testo di legge sul
    processo breve, confidando che nella sede opportuna il governo non mancherà di accogliere proposte “migliorative”. Su quel punto sarebbe una non sfiducia, ma solo nelle motivazioni del voto. Il voto finale sarebbe per la fiducia. Tanto vale che si presenti da Napolitano dimissionario.

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