SCHIFANI, GRILLO, DI PIETRO (E BERLUSCONI)

L’approvazione da parte di Di Pietro e dei suoi della contestazione di Schifani è, più che sorprendente, oltraggiosa. Che un avvocato schizzinoso contesti un altro avvocato meno schizzinoso per il fatto che accetta clienti poco stimabili, è già stupefacente. Infatti un penalista non potrebbe guadagnarsi da vivere, se dovesse avere come clienti solo persone perbene: esse sono raramente implicate in un processo penale. Il grande penalista quindi si occupa di assassini, stupratori, corruttori, truffatori e ladri. Non solo. La sua funzione è talmente nobile, che lo Stato è disposto a fornirglielo d’ufficio (si chiama infatti avvocato d’ufficio) quando l’interessato non è in grado di pagarselo.
Ma ammettiamo l’ipotesi di cui sopra: c’è un avvocato talmente sensibile che, pur avendo scelto la professione forense, non accetta clienti meno che specchiati. A questo punto potremmo almeno dal punto di visto psicologico capire che biasimi gli altri per non aver fatto quello che fa lui: ma se lui ha fatto di peggio?
Schifani è stato, per quanto ne sappiamo, un avvocato civilista. Antonio Di Pietro invece, dopo avere lasciato la toga, ha deciso di fare l’avvocato penalista e si è precipitato a difendere un suo amico accusato di omicidio. Dopo avere già compiuto alcuni atti corrispondenti al suo mandato ha cambiato opinione ed è andato a schierarsi con la parte civile. Cioè è andato ad accusare l’amico di cui poco prima aveva assunto la difesa e da cui aveva indubbiamente ricevuto delle confidenze. Il risultato è stato una condanna dell’ordine degli avvocati a tre mesi di sospensione dalla professione per patrocinio infedele. Di Pietro non è stato contento della condanna, è andato in appello, e la condanna è stata confermata. Ora si chiede: può un avvocato che è stato condannato per patrocinio infedele in un processo penale approvare la contestazione più dura di un altro avvocato civilista che non ha mai avuto simili condanne e non ha commesso nessun reato, anzi, nessuna scorrettezza? Come si dice, qui siamo al caso del bue che dà del cornuto all’asino.
L’iniziativa della contestazione, tuttavia, non è dell’Idv ma dei grillini. Un commento al riguardo? Meglio lasciar perdere. Quelli che seguono il caro Beppe hanno una mentalità – e una cultura politica – che fa apparire profondi pensatori gli ultras fanatici del calcio. Seguono un Masaniello dalle idee tanto elementari quanto confuse. Un Masaniello superficiale e pieno di odio. Un Masaniello che è un Masaniente.
La seconda nota riguarda la serie di accuse sanguinose lanciate da Marco Travaglio (ma non solo da lui) contro Silvio Berlusconi per aver promesso che se i dissidenti finiani tornano all’ovile saranno accolti da amici ed anche ricandidati alle prossime elezioni. Molti ne hanno concluso che “si è aperta la campagna acquisti” e Travaglio ha accennato addirittura al “frusciare di mazzette di banconote”. C’è da sorridere. Se Berlusconi avesse detto che i dissidenti finiani che rientrassero non sarebbero comunque candidati nel Pdl alle prossime elezioni, Travaglio e compagni avrebbero gridato che Berlusconi “li buttava fuori senza appello” e che, se si interrompesse la legislatura, la colpa sarebbe solo del Cavaliere. Se invece è disposto a riaccoglierli, li compra. Certa sinistra somiglia a quei giovanotti che prima propongono sesso ad una donna e poi, se lei dice di no, la trattano da complessata e da bigotta. Se invece dice di sì la trattano da puttana.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
5 settembre 2010

SCHIFANI, GRILLO, DI PIETRO (E BERLUSCONI)ultima modifica: 2010-09-05T13:43:55+02:00da gianni.pardo
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13 pensieri su “SCHIFANI, GRILLO, DI PIETRO (E BERLUSCONI)

  1. Tra le paccottiglie varie e la ciambellaneria distribuite a piene mani da entrambe le truppe contendenti in questo agone pseudopolitico all’interno del Pdl c’è un punto che effettivamente, a mio parere, merita che ci si batta. Che ci si batta politicamente intendo, senza la pseudo iniziale. Il punto è se sia necessario, conveniente, infine democratico che un partito politico abbia un padrone. Diciamo dominus per dargli un pò di dignità in più. Alcuni lo chiamano capo carismatico per caricarlo di dignità ancora maggiore. Comunque lo si voglia chiamare una schiera di “yesman” che non debbano mai contraddire il capo, sciamano carismatico, specie su questioni di stretta urgenza personale. Questioni che, chiunque segue i fatti contemporanei con obiettività e onestà, sa sicuramente quali sono. Soprattutto non devono contraddirlo in pubblico, onde incrinare proprio quest’aurea di capo sciamano carismatico di cui è necessario che l’opinione pubblica abbia cognizione. Necessario per continuare ad ottenere il consenso, attenzione. Quello che si fa poi con questo consenso una volta vinte le elezioni (cioè niente o molto poco ma in compenso fatto male) pare non abbia importanza per lo sciamano e i suoi seguaci.
    Le ultime dichiarazioni di Berlusconi lei, innanzitutto, non le ha riportate in modo corretto. Berlusconi non ha detto chi torna da me sarà ricandidato. Berlusconi ha assicurato a costoro un seggio in Parlamento. Mi auguro non le sfugga che con l’attuale legge elettorale le segreterie di partito praticamente decidono le persone che siederanno in Parlamento. Ecco che ritorna il punto del partito con un padrone (o dominus, o capo carismatico) con la domanda che questo punto reca in sè: ma è necessario, ma è conveniente per un Paese avere un Parlamento di gente che deve completamente il fatto di essere lì all’aver detto di sì al Capo?
    Io non so cosa abbia detto Travaglio nè m’interessa. Però mi disgusta avere un Parlamento composto di gente che ha fatto professione di dissenso ideale e politico ma che poi ha dimenticato tutto in cambio dell’offerta di un seggio in Parlamento. E, inoltre, di gente che per continuare a stare lì deve sempre e solo dire di sì al capo.
    Lei in questo pezzo sale in cattedra e tratta da idioti e rifila epiteti e patenti di indegnità a un bel gruppo di persone. Mi domando però se davvero si addica a questa sua professione di tronfia superiorità la mancata comprensione della serietà di una questione come questa.

  2. Ad adiuvandum
    Dini e Mastella erano nel governo Prodi poi l’hanno fatto cadere e uno ha ottenuto il so comodo seggio nel Parlamento seguente col Pdl e l’altro ha semplicemente dovuto maledire il veto della Lega. Ma si è consolato dopo poco all’Elezioni Europee, sempre col Pdl. Se questa è politica….
    E ripeto ancora una volta, se questo è necessario, conveniente infine democratico…

  3. Egregio Raffaele,
    sono dolente di avere usato toni pesanti, che tuttavia non erano diretti a persone che discutono, come lei, ma proprio ai grillini, i quali sono abituati ad insultare il prossimo senza ricevere pan per focaccia. Per una volta, ho voluto adottare il loro stile.
    Per quanto riguarda lei, le risponderò più tardi.

  4. Ma quel signorino aveva ottenuto un comodo seggio al Mugello.Elezione scontata che a mio avviso valeva una nomina.Pur tuttavia riconosco che la frase del Cavaliere detta in pubblico e in veste ufficiale non è stata opportuna visi i tempi. Sarebbe stato più opportuno farla circolare in privato per interterposta persona.

  5. No,serviva in pubblico: per potere rigettare su di loro la colpa dell’eventuale rottura. “Ho perfino promesso loro di riaccoglierli senza il minimo rancore e senza la minima punizione!”
    Berlusconi – lo riconoscono anche i suoi avversari – è un grande comunicatore. Dunque quello che fa lo fa a ragion veduta. Poi, magari, sbaglia lo stesso: è umano.

  6. “Il punto è se sia necessario, conveniente, infine democratico che un partito politico abbia un padrone”. Un padrone è il termine che usa lei, un leader è quello che uso io. E aggiungo che il Pd paga carissimo il fatto di non averlo.
    La schiera di yesmen è la sua terminologia. Gregari pronti a seguire un capo, dico io. I soldati di Cesare si sarebbero fatti ammazzare, per lui. E altrettanto avrebbero fatto i soldati di Napoleone. Lei vuole criticare Cesare e Napoleone, per questo? È proprio la fedeltà dei gregari, la loro convinzione che il Capo agisce per il meglio (anche quando non lo capiscono) che stabilisce l’alta qualità del leader. Quando De Gaulle lasciò andare l’Algeria io mi dissi: “Non mi piace, ma forse vede più lontano di me”. E infatti vedeva più lontano di me. Poi gridò “Vive le Québec libre!” E io mi dissi: “Non mi piace, ma forse vede più lontano di me”. Solo che questa volta avevo visto più lontano io. Ma avevo una tale stima di De Gaulle che esitavo moltissimo, prima di dargli torto.
    Berlusconi ha detto “saranno ricandidati”, non ha detto “saranno rieletti”. E può anche darsi che abbia tentato di imbrogliarli, contrariamente a quanto dice lei, con la differenza dei due termini, perché è vero che le liste (tutte le liste, anche quelle degli antiberlusconiani) le fanno le segreterie dei partiti, ma per essere eletti bisogna essere piazzati fra i primi. E questo (di metterli fra i primi) Berlusconi non l’ha promesso, contrariamente a quanto scrive lei.
    Lei sembra dire che le liste del Pdl le scrive Berlusconi, mentre quelle degli altri partiti le scrive… chi? E come fa ad essere sicuro della differenza, se c’è una differenza?
    Il suo giudizio sprezzante sui politici non tiene conto del fatto che a) abbiamo solo questi e b) quelli del passato non erano migliori. Dunque la sua è una protesta sterile e, per così dire, antistorica.
    Lascio perdere i suoi apprezzamenti su di me e le confermo che sì, stavolta mi sono lasciato andare a manifestare l’immenso disprezzo che sento per certa gente: gente che non si è mai privata di manifestare un immenso disprezzo per gente come me. Mi scusi: lei non mi concede il diritto alla legittima difesa? Se dico che Grillo non è nessuno, politicamente, forse lo tratto peggio di come lui tratta Berlusconi, che chiama nano (con becera allusione al fisico) mentre il Cavaliere è di statura medio-bassa, mentre io sono di statura decisamente bassa e tuttavia vedo, IO, Beppe Grillo come un nano. Intellettualmente.
    Chi insulta deve prevedere di essere insultato. Lei stavolta l’ha scampata per un pelo. Il fatto è che mi sembra una persona in buona fede e, in teoria, più un mio amico che un mio nemico.

  7. Purtroppo abbiamo una concezione della politica diversa. Per me un leader politico non ha bisogno di soldati ma di collaboratori e politici validi. Specie in tempo di pace e specie in una Repubblica Parlamentare come la nostra. I parlamentari sono coloro cui deleghiamo le nostre facoltà democratiche. Lo so che gli eletti sono decisi dalle segreterie di partito ed è abominevole questa legge in sè. Quello che mi duole ancora di più è come sembra lo faccia Berlusconi. Il quale Berlusconi da più di un mese sta rivendicando il suo diritto ad espellere Fini in quanto egli ha espresso idee, tesi e convinzioni che l’avrebbero automaticamente portato fuori dal Pdl. Ora chi la pensa come Fini, seppur fuori dal Pdl per idee, tesi e convinzioni ritornerebbe buono purchè permetta che l’altro continui a fare il Presidente del Consiglio? Perchè questa è stata l’offerta: “vi riporterò in Parlamento”. Il capo è già bravo a smentirsi da solo ora non lo smentica lei preventivamente.
    Questa non è politica per me. Così come non è politica quella di Grillo. Che ha insultato in modo becero e basso praticamente tutti. E l’ho ritenuta e continuo a ritenerla un tremenda prova di debolezza delle sue idee. Ma lascerei a lui questa prerogativa e non ci tengo a imitarlo. Invece in politica oggi tutti insultano tutti adducendo a giustificazione il fatto di essere stati insultati per primi. Non la ritengo una giustificazione sufficiente. O meglio, non per chi ha un ruolo e una funzioni pubbliche.
    Infatti in conclusione lei dice: chi insulta deve prevedere di essere insultato. Non so poi perchè l’avrei scampata per un pelo e soprattutto cosa. Tra l’altro non avendo io insultato nessuno in ciò che ho scritto. Ma comunque quest’ultimo è un tema che m’interessa molto meno degli altri.

  8. ”Non c’e’ bisogno di ripeterlo – dice il premier – ma con l’occasione voglio ricordarlo ancora una volta: tutti i nostri parlamentari che, avendo prima deciso di fare parte di un nuovo gruppo, dovessero per senso di responsabilita’ e per lealta’ nei confronti degli elettori che li hanno votati, decidere di restare nel gruppo del Pdl, tutti, nessuno escluso, potranno contare sulla nostra amicizia, sulla nostra solidarieta’ e lealta’, anche nel momento della formazione delle liste elettorali”.

    Eccola la dichiarazione riportata dall’Ansa. Che gli sta dicendo che li metterà in fondo oppure in cima? A me la parte finale pare molto chiara.

  9. Solo per la seconda nota. Essere messi nelle liste elettorali, ma in fondo, è garanzia sicura di trombatura. Quando veramente si vuol fare eleggere qualcuno, lo si candida al Mugello, nelle liste del Pd (o Ds o comunque si chiamasse in quel momento quel partito) come si fece con Di Pietro.
    Per me Berlusconi non ha promesso nulla, e in fondo non poteva promettere nulla. Mosse politiche e nient’altro.
    Per il resto: lei ha una visione idealistica della politica. Legittima, moralmente apprezzabile, ma un po’ fuori dalla realtà.

  10. Quindi gli ha detto “rinunciate alle vostre posizioni così in cambio vi metto in fondo alle liste in modo da non farvi eleggere?” E vabbè. Pensi che ingenuo io che avevo capito il contrario.
    Vi sono tante cose nella realtà in cui viviamo. Se c’è qualcosa che non si ritiene giusta e piacevole non vedo perchè bisogna dire il contrario e lodarla solo perchè avviene nella realtà. Non tutto ciò che avviene nella realtà, in sintesi, è da ritenersi forzosamente apprezzabile e quindi applaudirlo. Anche perchè la realtà è complessa. A volte le generalizzazioni non rendono perfettamente conto della realtà.
    Sempre per quello che penso io ovviamente, ma questo in fondo è il suo blog non il mio 🙂

  11. Io conoscevo un vigile, che una volta portato a casa dopo serata tra amici a bordo di motorino, discesone multò l’amico conducente, per trasporto di passeggero su mezzo non idoneo o la ragione che fosse. La storia è vera, mio padre me la racconta di quando in quando a simbolo della stupidità – paesana, ma tale – e beh rasenta moltiplicata l’idiozia dei biliosi da lei qui dipinti. Alla stupidità non c’è limite e alcuni ne sono orgogliosi portatori sani.
    Il suo discorso non fa una grinza, al solito.

  12. Per gio. Pensi che se quel vigile fosse stato colto e avesse voluto essere veramente scrupoloso, dopo avere multato l’amico per avergli dato un passaggio con un mezzo non abilitato a portare due persone, avrebbe dovuto denunciare se stesso ai carabinieri per avere chiesto il passaggio. Si trattava infatti di istigazione a delinquere. Summum ius summa iniuria.
    Berlusconi non ha detto neppure quello che dice lei, raffaele. Io rispondevo e rispondo a coloro che dicevano “Berlusconi ha voluto comprare i finiani offrendo loro un seggio in Parlamento”. Se questo fosse stato il modo per comprarli, li averebbe trattati da stupidi. Ma nulla impedisce che intendesse in buona fede ciò che diceva lei, assicurare loro la rielezione.
    Comunque è certo che le sue parole non implicavano “un seggio sicuro in Parlamento”. Poi, le intenzioni del Cavaliere le conosce il Cavaliere.
    Il mio concetto è semplice: ciò che so, lo so; ciò che non so, non lo so e non credo di saperlo. Invece la tendenza di tutti è, come dicono gli inglesi, di “saltare alle conclusioni”.

  13. Il vigile fa il vigile, caro Gianni, mica è scemo. Sarebbe come chiedere a quei grillini, o giacobini di quell’altro, di mettersi a inveire contro i propri capi – tanto per restare in ambito discorsivo a seguire, posto che un capo in politica sia cosa negativa, ciò ch’io e ritengo lei non crediamo – qualora questi venissero trovati rei di pendente mancanza. Come realtà vuole essere accaduto.
    La coerenza non ce la innestano mica alla nascita: bisogna maturarla, e una volta fatto perseverare in essa.

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