BERLUSCONI È INCOMPETENTE, IN POLITICA

Silvio Berlusconi non è un uomo qualunque. È qualcuno che tra l’essere fuori della politica ed essere il capo del governo ci ha messo meno tempo di quanto ne abbia messo Napoleone fra la campagna d’Italia e la carica di Primo Console. Dunque le prese in giro della sinistra sono esse stesse risibili: se il Cavaliere fosse un ometto privo di qualità non sarebbe colui che battuto ripetutamente e costretto all’angolo, per non dire al disorientamento, tutti i partiti ex Pci. Ma nelle circostanze attuali si sta forse rivelando il limite dell’uomo: la mancanza di senso politico. Anzi, il suo essere inadatto alla politica.
I suoi successi, oltre alle indubbie capacità manageriali, sono dovuti all’essere uno straordinario pubblicitario. È in grado di allettare, di sintetizzare i concetti, di colpire la fantasia, di sedurre addirittura. Questo compito gli è facilitato dall’avere in buona fede eccellenti programmi: vorrebbe veramente fare grandi riforme, vorrebbe veramente risolvere i grandi problemi, vorrebbe veramente fare il bene dell’Italia. Dunque da un lato vorrebbe far bene, dall’altro è in grado di spiegare agli italiani quale bene vorrebbe fare: formula magica che spiega i suoi grandi successi.
Purtroppo tutto questo non basta. Come molte volte è trasparso dai suoi discorsi, per mettere in atto i suoi progetti dovrebbe essere un dittatore, non il capo senza poteri di un governo paralizzato dalla Costituzione e dagli interessi contrapposti. In tutte le occasioni in cui è andato al governo, Berlusconi ha involontariamente recitato la stessa commedia: “Vorrei ma non posso. Questi qui mi trattengono da ogni lato, mi mettono i bastoni fra le ruote, non mi lasciano lavorare”. E potrebbe anche essere vero: ma, come a volte gli dicono anche da sinistra, se questa è la situazione, perché non ne prende atto e si acconcia a non governare come farebbe qualunque altro Primo Ministro? Ha anche provato a cambiare la Costituzione, con una riforma piena di ottimi rimedi. E il Parlamento l’ha pure votata. Ma poi il popolo, se pure sobillato dalla sinistra, l’ha rifiutata con un referendum. Perché disinformato? Perché spaventato dalle novità? Non importa. Non abbiamo un popolo italiano di ricambio, abbiamo solo questo. Dunque è segno che a quello stesso Paese che richiede il “change”, come direbbe Obama, cioè le riforme, la situazione di immobilismo, la giustizia lumaca, gli innocenti sputtanati sui giornali e il resto piacciono. Piacciono moltissimo.
Che cosa dunque avrebbe dovuto fare Berlusconi, se fosse stato un politico e non un pubblicitario e un patriota? Avrebbe dovuto essere quello che l’accusano di essere. Hanno denunciato mille volte – chi potrebbe averlo dimenticato – un “editto bulgaro” per estromettere i faziosi antigovernativi dal servizio pubblico televisivo, mentre lui si era limitato a denunciare un malvezzo senza prendere provvedimenti. Invece avrebbe dovuto dire in segreto, senza testimoni e ad uno ad uno, ai dirigenti Rai, “O mandate a casa Biagi e Santoro o vi tolgo la poltrona da sotto il sedere”. Lo stesso per le leggi ad personam. Avrebbe dovuto dire ai suoi: “O votate subito subito una legge che mi tolga di torno queste vespe assatanate di magistrati di sinistra o vi espello dal partito, dal governo, da tutto”. Insomma avrebbe dovuto essere esattamente il caimano che dicono e che, per sua incapacità, non è. Cesare sarebbe stato Cesare, se non avesse violato addirittura la legge, passando il Rubicone?
La sua incapacità è divenuta patente in questi giorni, quando, dopo mesi ed anni di attacchi quotidiani di Gianfranco Fini, ha avuto l’aria di prendere la rincorsa per chissà quale azione violenta e non ha fatto niente. Quanto meno, sin dalla prima punzecchiatura, avrebbe dovuto rispondere con una bordata di insulti, fino alla rissa da cortile. E se non avesse saputo che cosa dire, avrebbe sempre potuto telefonare a Dario Franceschini, che è uno specialista in accuse miserabili. Poi ha teso cento volte la mano ai traditori. Ora si è arrivati al ridicolo di dichiarare che lui e Bossi sarebbero andati da Napolitano a rappresentargli l’insostenibilità della situazione e la notizia di oggi è che pare se ne stiano pentendo. Mentre, se lui fosse un caimano, imporrebbe ai suoi l’Aventino della maggioranza, per andare alle urne a fine novembre, se non prima. Dopo si vedrebbe se Fini è ancora Presidente della Camera.
In queste condizioni il Cavaliere è divenuto indifendibile. È laureato in legge, ha frequentato il liceo, ma era assente il giorno in cui il professore ha spiegato le teorie di un certo Niccolò Machiavelli.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
8 settembre 2010

BERLUSCONI È INCOMPETENTE, IN POLITICAultima modifica: 2010-09-08T11:23:25+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “BERLUSCONI È INCOMPETENTE, IN POLITICA

  1. C’è molto di vero in quello che scrive, l’unica stonatura è il riferimento alla “giustizia lumaca” che piace(rebbe) ai nemici di Berlusconi e alla quale lui invece porrebbe rimedio: peccato che non basta fissare semplicemente il processo breve per legge senza rimuovere le cause della giustizia lenta. Sarebbe come fissare per legge il numero massimo di giorni di ricovero in ospedale o di tempo necessario per diagnosticare una malattia: il paziente non guarisce in automatico perché è decorso il termine. In compenso ci sarebbero tutte le conseguenze disastrose del caso.

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