PIERLUIGI BATTISTA FA LO SCEMO

Se un orologio da quattro soldi dice un’ora molto diversa dalla nostra, compiangeremo chi deve fidarsi di esso. Ma se un orologio di grande marca dice un’ora diversa dalla nostra, è giusto che ci chiediamo qual è l’ora giusta.
Se Pierluigi Battista fosse uno sciocco o un fanatico, una sua tesi non meriterebbe la minima riflessione. Ma dal momento che non lo è, se per una volta dice assurdità, la cosa fa notizia.
Oggi ha scritto sul Corriere della Sera un articolo dal titolo “La difesa della privacy a corrente alternata” (1) la cui tesi fondamentale è che le donne del centro destra, che tanto si sono lamentate per le campagne di diffamazione ai loro danni, oggi non difendono per nulla Elisabetta Tulliani: e questo non è moralmente accettabile.
Mariastella Gelmini – riferisce – interrogata su “questo trattamento speciale, queste prove generali di character assassination, questo ammiccare all`immagine convenzionale della disinvolta e cinica femmina mangiauomini e sfasciafamiglie” se la cava dicendo: “Oggi Elisabetta Tulliani è un personaggio pubblico e come personaggio pubblico deve rispondere, in qualsiasi momento, dei suoi comportamenti. Ribadire questo punto fermo non è mancanza di civiltà”. Stefania Prestigiacomo si dice rassegnata al fatto che “non è possibile scorporare il lato umano dal lato politico”. La principale preoccupazione del ministro Giorgia Meloni, un tempo vicinissima alle posizioni di Fini, non è il destino della privacy, bensì che questo “scontro” stia rischiando di paralizzare l`attività di governo. Solo per la ministra Carfagna “forse si è superato il buon gusto”.
Biasimare la disparità di trattamento sarebbe cosa giustissima, se i casi fossero anche soltanto simili e se non ci fossero differenze così grandi, che Battista, per non vederle, ha dovuto chiudere gli occhi.
Le donne menzionate sopra sono state oggetto di campagne di stampa che hanno fantasticato su vicende sessuali (che dunque non interessano lo Stato) senza avere e senza fornire la minima prova. Tecnicamente si è stati al livello della più pura diffamazione maschilista, di cui ha offerto l’ultimo esempio la finiana Angela Napoli. E male hanno fatto quelle signore, in queste condizioni,  a non imitare Di Pietro: avrebbero dovuto citare per danni tutti i giornali colpevoli, fino a potersi vantare, come lo stesso ex pm, di aver potuto comprare appartamenti con i risarcimenti ottenuti.
Invece di che cosa si accusa Elisabetta? Non certo di scandali sessuali. Le si è solo ripetutamente chiesto come abbia fatto a passare da nullatenente a proprietaria di molti appartamenti per milioni di euro. Se per caso non abbia favorito il fratello in una vicenda che è probabilmente costata al partito di Gianfranco Fini (vedi caso) la differenza fra 300.000 € e il valore di mercato (da quattro a sei volte tanto) di un appartamento a Montecarlo. La si è pregata di spiegare come sia avvenuto che sua madre, senza nessuna competenza specifica, si sia visto assegnare un contratto milionario dalla Rai, mentre un alto funzionario della stessa azienda riferiva di uno screzio con Fini proprio per l’insistenza del Presidente nel raccomandare il quasi cognato Giancarlo. Se poi Gaucci l’ha accusata di gravi scorrettezze, e se c’è il sospetto che gli appartamenti in suo possesso di fatto dovrebbero rientrare nell’asse fallimentare del detto Gaucci, e se soprattutto tutto questo è avvenuto sotto il naso del Presidente della Camera, veramente non c’è ragione di avere delle perplessità e di porre delle domande? Alla Carfagna hanno dato della puttana senza prove, questi invece sono fatti o almeno gravi sospetti di fatti. Alla Tulliani hanno solo posto delle domande concrete su fatti concreti e lei avrebbe potuto risolvere il problema fornendo spiegazioni: ma non l’ha fatto. Come non l’ha fatto Fini per le domande che lo riguardano.
Per la vicenda della casa di Montecarlo è stata presentata una denunzia per truffa aggravata. Contro ignoti, certo. Ma la casa è stata venduta da Pontone – che al riguardo sarà interrogato dal magistrato giorno 14 – su mandato di Fini e, vedi caso, è finita in mano a “Elisabetto”. E non certo perché il Presidente della Camera sia omosessuale. Questa è character assassination o una vicenda che merita chiarimento? È chiedere troppo, in un Paese in cui si vorrebbe sfiduciare Schifani per avere avuto, da avvocato, dei clienti discutibili, quasi che un avvocato dovesse difendere solo chi non ha bisogno di essere difeso?
La conclusione, dal momento che Battista non è scemo, è che stavolta ha voluto fare lo scemo. Forse per sacrificare anche lui sull’altare dell’antiberlusconismo.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
10 settembre 2010
(1)http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=50150932

PIERLUIGI BATTISTA FA LO SCEMOultima modifica: 2010-09-10T14:40:20+02:00da gianni.pardo
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