L’ISTINTO MORALE 2

Se la morale è solo un trucco del cervello, alcuni potrebbero temere che le basi stesse del nostro essere morali potrebbero essere erose. Tuttavia, come vedremo, la scienza del senso morale può al contrario essere vista come un modo di rafforzare queste basi, chiarendo che cosa è la morale e come essa dovrebbe guidare le nostre azioni.
I nostri giudizi morali differiscono dagli altri tipi di opinione riguardo al modo in cui la gente dovrebbe comportarsi. La moralizzazione – qui si intenderà per moralizzazione l’attribuzione di rilevanza morale – è uno stato psicologico che può essere inserito o disinserito come un interruttore: quando è inserito il nostro pensiero è dominato da uno speciale stato mentale che ci fa giudicare le azioni immorali (“uccidere è sbagliato”) piuttosto che semplicemente sgradevoli (“non sopporto i cavoletti di Bruxelles”), o fuori moda (“i pantaloni a zampa d’elefante non si usano più”), o imprudenti (“non grattate le punture di zanzara”).
Il primo marchio caratteristico della moralizzazione è che le regole che essa invoca sono sentite come universali. Le proibizioni riguardanti lo stupro e l’omicidio, per esempio, non sono sentite come cose che riguardino le usanze locali ma come norme universalmente e obiettivamente fondate. Si può facilmente dire: “Non mi piacciono i cavoletti di Bruxelles, ma voi mangiateli pure”, mentre nessuno direbbe: “Non mi piace uccidere, ma non mi disturba se voi assassinate qualcuno”.
Il secondo marchio caratteristico è che la gente pensa che coloro che commettono atti immorali dovrebbero essere puniti. Non solo dunque è permesso infliggere un dolore a chi ha commesso un atto contro la morale, ma è sbagliato non farlo. È sbagliato permettere che “se la cavi senza pagare per ciò che ha fatto”. Come ha scritto Bertrand Russel: “Infierire con crudeltà con la coscienza di far bene è una delizia per i moralisti: per questo hanno inventato l’inferno”.
Tutti sappiamo che cosa avviene in noi quando scatta l’interruttore della moralizzazione: il fuoco virtuoso, lo sdegno bruciante, la tendenza a reclutare altre persone per sostenere la buona causa. Lo psicologo Paul Rozin ha comparato da un lato i vegetariani per la salute – quelli che evitano la carne per ragioni pratiche, come abbassare il colesterolo – e i vegetariani morali: quelli che per esempio lo sono per non essere complici nelle sofferenze degli animali. Investigando i sentimenti di questi ultimi si scopre che i motivi etici mettono in moto una cascata di opinioni: i vegetariani morali pensano che la carne è contaminante e rifiutano, per esempio, di consumare un piatto in cui sia caduta una goccia di brodo di carne. Essi hanno maggiori probabilità di pensare che anche gli altri dovrebbero divenire vegetariani. E oltre a prestare al loro comportamento alimentare altre virtù, pensano per esempio che chi evita la carne diviene meno aggressivo e meno bestiale.
Recentemente si è anche incluso nella sfera morale il fumo del tabacco. Fino a qualche tempo fa era chiaro che alcune persone preferivano non fumare perché era pericoloso per la salute: ma con la scoperta del danno che può provocare il fumo passivo ha fatto sì che ora il fumo sia considerato immorale. I fumatori sono ostracizzati. Le immagini di persone che fumano sono censurate. Ciò che ha avuto a che fare col fumo viene considerato contaminato e gli alberghi non hanno più stanze in cui non si fuma, ma piani in cui non si fuma. Per non dire che si sono inflitti pesanti, punitivi risarcimenti alle società che producono sigarette.
Viceversa molti comportamenti sono stati sottratti alla categoria dell’immoralità e sono considerati scelte di vita. Si pensi al divorzio, all’essere figli illegittimi, alle madri lavoratrici, all’uso della marijuana e all’omosessualità. Certe afflizioni sono passate da giuste punizioni a sfortune: per esempio i vagabondi sono divenuti homeless, il vizio della droga è una malattia, la sifilide è passata dal fio che si paga per i propri vizi a “malattia sessualmente trasmissibile” e, ancor più recentemente, ad “infezione trasmessa sessualmente”.
Questa ondata di “amoralizzazione” (cioè la fine della condanna morale per certi fenomeni) ha condotto la destra culturale a lamentare che la morale stessa sia sotto attacco. In realtà, sembra che ci sia una Legge di Conservazione della Moralizzazione tale che, mentre vecchi comportamenti sono tolti dalla colonna negativa della morale, altri vi sono aggiunti. Basti pensare a quante cose che prima erano reputate normali oggi sono condannate o comunque aspramente discusse. Il cibo, in particolare, è divenuto un terreno minato.
2 di 8. Continua. Gianni Pardo da Steven Pinker.

L’ISTINTO MORALE 2ultima modifica: 2010-09-12T08:01:28+02:00da gianni.pardo
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