IL SALVAGENTE BUCATO DI VELTRONI

Il Pd è privo di idee. Da anni ha cercato di sostituirle con l’antiberlusconismo e gli urli ad ogni occasione ma non è riuscito a nascondere l’amara verità. Ora anche Walter Veltroni, secondo il Corriere della Sera (1), riconosce che il Pd è un partito “senza bussola strategica”. La diagnosi è coraggiosa ma purtroppo, come vedremo subito, il medico è più malato dei suoi pazienti: infatti le affermazioni con cui lancia un suo Movimento sono una straordinaria collezione di banalità, tautologie e bla bla politico. Per lui è arrivato il momento di “uscire allo scoperto e avanzare proposte coraggiose e innovative”; bisogna cercare di ottenere “l’allargamento dell’area dei propri consensi”; “l’Italia ha più che mai bisogno di riforme, coraggiose e profonde”. Manca solo l’invito a “non abbassare la guardia” e noi gli chiediamo: quali sono, queste proposte coraggiose e innovative? C’è qualche partito che non amerebbe allargare l’area dei propri consensi? L’Italia ha bisogno di riforme: ma quali e con quali contenuti, di grazia? Perché tutti siamo capaci di dire che staremmo meglio se stessimo meglio.
Il documento con cui si dà vita a questo Movimento sarà di circa sei pagine, e conterrà affermazioni tanto illuminanti (“la crisi strategica del centrodestra” “è giunta al punto di non ritorno”) quanto azzardate, se è vero che i commentatori politici non sanno più dove sbattere la testa, talmente il futuro è incerto. Ma Walter lo conosce: e infatti il suo manifesto ha anche un programma politico per il prossimo ritorno al potere. Ecco alcuni esempi: “aggiustare la Finanza pubblica, recuperare la produttività e superare la crescente disuguaglianza”. Bellissimo. Ora però vorremmo sapere come intenda procedere. Non basta dire “esistono le risorse per farcela”: quali sono queste risorse? come si azzera il debito pubblico? come si ricupera la produttività? come si diminuiranno le disuguaglianze, sempre che non sia impoverendo i benestanti? Con quali scarpe questo riformatore camminerà sull’acqua?
Ma il programma di Veltroni è specifico e particolareggiato. Ecco qui: “L’Italia aspetta una proposta politica all’altezza della sfida storica dinanzi alla quale si trova”. Accidenti. Il governo va contrastato “su un terreno di affidabilità e innovazione”, e non su un terreno di golf. È necessario che il partito  “faccia leva su un programma riformista, su un progetto innovativo per il Paese e su una classe dirigente fortemente rinnovata”. Seguono squilli di tromba. Il Pd ha “l’ambizione di rappresentare questa proposta adeguata”, che purtroppo non abbiamo capito quale sia. Infine si vorrebbe cambiare la legge elettorale (genuflessione d’obbligo).
A questo punto giuriamo sul nostro onore che l’articolo non contiene altro. Veltroni ha solo snocciolato questi scampoli di retorica da vice-sindaco di montagna. Parlare di “proposte innovative” e di “grandi riforme”, senza dire né quali, né con quale contenuto, né con quali mezzi realizzarle, è aprire la bocca per non dire nulla. Se questo è ciò che Veltroni può offrire agli altri, come bussola, è chiaro che il più fortunato annegherà in mare.
Se il Pd è disorientato non è colpa dei suoi dirigenti. L’intero partito, pur avendo perso il marxismo come spina dorsale, non ha mai sinceramente aderito ad una politica socialdemocratica (che lo renderebbe pressoché identico al centro-destra) e non si è mai spogliato della retorica di sinistra. Da un lato protesta e promette troppo, dall’altro, quando è chiamato a governare, non sa che fare e delude. Oggi non è capace di farsi promotore di una legge sulla quale coinvolgere il Parlamento, riuscendo a farla votare e rivendicandone il merito. È ciecamente all’opposizione e bada solo alla concorrenza di Di Pietro, apparendo come un partito spaventato, rancoroso, demagogico, catastrofista, pessimista e tutto considerato inutile. Una zavorra.
Si è riso a lungo sul “contratto con gli italiani” di Berlusconi, tanti anni fa, ma quel documento era comprensibile. Che il Pd ne formuli uno, una buona volta, affrontando l’impopolarità di chi non sarà d’accordo. Stabilisca dei punti identificabili dal grande pubblico: per esempio, il divieto del burka, checché ne dicano le anime belle; il completamento della Tav, prendendo a calci nel sedere chi si oppone; il matrimonio degli omosessuali, se questo vuole;  il ponte sullo Stretto, o perfino la crociata contro il Ponte, ma qualcosa che si possa esprimere con due o tre parole. Non “proposte innovative”, nell’empireo, qualcosa di concreto come “il divorzio in un anno”. Qualunque cosa che somigli ad una presa di posizione, in modo che si possa dire: “il Pd oggi vuole questo ed è disposto ad ottenerlo con chiunque ci stia”.
Oggi tutto quello che sappiamo è che il Pd è contro Berlusconi e vorrebbe andare al potere. Campa cavallo.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
16 settembre 2010
(1)http://www.corriere.it/politica/10_settembre_16/veltroni-movimento_bd8cf308-c17b-11df-96dc-00144f02aabe.shtml

IL SALVAGENTE BUCATO DI VELTRONIultima modifica: 2010-09-16T16:40:33+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IL SALVAGENTE BUCATO DI VELTRONI

  1. Salve Pardo!
    Mi dispiace non averla letta questi giorni, ma fortunatamente mi è “tornato” un po di lavoro.

    “L’intero partito, pur avendo perso il marxismo come spina dorsale, non ha mai sinceramente aderito ad una politica socialdemocratica (che lo renderebbe pressoché identico al centro-destra) e non si è mai spogliato della retorica di sinistra. ”

    Condivido perfettamente questa analisi…
    Pardo avrei una richiesta da farle…
    Cosa ne pensa della “scuola di Adro”?
    Merita un post questa vicenda oppure no?

  2. A mio parere la scuola deve essere un’istituzione culturale che deve rimanere neutra in tutte le direzioni. Mi sembra talmente evidente che non ho altro da dire. Depreco dunque l’iniziativa leghista e la tendenza sinistrorsa della stragrande maggioranza dei docenti, non perché non abbiano personalmente diritto ad un’opinione politica, ma perché non si peritano di manifestarla a scuola.

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