LE RAGIONI DEL VOTO (E DEL NON VOTO)


Rosalba è tornata da Roma ed ha raccontato fra le altre cose che il figlio ha dovuto rinunciare all’acquisto di un garage (box) perché gli chiedevano 140.000 €. Mia moglie le ha detto sorridendo: “Certo non era un affare come un trivani a Montecarlo per 300.000 €!” L’amica ha avuto l’aria di non capire. “Sai, la storia di Fini…” E stava per riassumerle una vicenda di cui si parla instancabilmente da tanto tempo quando capì che era meglio lasciar perdere. “Non ne sai proprio niente?” “No”.
Rosalba non vive in una baita di montagna e non è analfabeta: vive in città ed è una professoressa di lettere in pensione. Semplicemente, come tanti, si disinteressa della politica e chiude le orecchie quando i telegiornali ne parlano. Tempo fa era antiberlusconiana perché lo erano i suoi colleghi; poi suo figlio (laureato in economia) si è dichiarato per il centro-destra ed ora lei è berlusconiana. Prima non sapeva perché votava per il centro-sinistra, ora non sa perché vota per il centro-destra.
A questo punto normalmente parte la critica della democrazia. Che diamine di sistema è quello in cui si vota a caso, senza sapere perché?
Il problema non è nuovo e infatti nel corso del tempo si è parecchio almanaccato sui possibili rimedi. In passato c’è stato il voto per censo sia perché i più ricchi erano i più istruiti, sia perché, “avendo da perdere”, erano interessati ad una buona politica. In Belgio, decenni fa, si sperimentò una discriminazione su base culturale: il voto plurimo per i laureati. Oggi, in Italia, molti vorrebbero togliere valore ai voti dati a Berlusconi perché chi lo vota non può che essere un disonesto o un ingenuo: e per questo si cercano marchingegni per mandare al governo “chi merita di andarci”. In realtà la democrazia, con tutti i suoi difetti, è il miglior regime possibile e il suffragio universale, in una società alfabetizzata, è il meno ingiusto. La riflessione deve dunque riguardare Rosalba.
Chi legge un giornale ai giardini pubblici per così dire“non sente” il rumore lontano di un’auto, le voci dei bambini o il cinguettio degli uccelli. Il disinteresse ha una funzione essenziale: se non avessimo la capacità di astrarci dal meno importante, non ci potremmo concentrare sul più importante. Per esempio sulla strada e sugli altri veicoli, se guidiamo un’auto. Il disinteresse è un filtro che ci evita di occuparci degli elementi privi di rilevanza ma, appunto, costituisce uno svantaggio quando agisce nella direzione sbagliata. Se il ragazzo “non sente” la spiegazione del docente perché troppo impegnato a seguire le evoluzioni di una mosca, si sarà concentrato su ciò che l’attirava, ma non certo su ciò che era più importante. Per non parlare di chi, guidando, badasse più al panorama che alla strada.
Rosalba, in questo senso, è il paradigma dei tanti che non si occupano di politica. Dei tanti che, quando se ne parla, “staccano”: e con la televisione non c’è nemmeno l’obbligo di cortesia di far finta di ascoltare.
Le Rosalbe d’Italia votano per abitudine e magari hanno dimenticato perché hanno fatto quella scelta, la prima volta. Votano come votano gli amici. Votano per far contento un cugino che ha chiesto un favore. Votano come votava papà. Votano contro il governo perché è aumentata la tassa sui rifiuti. Votano per i moderati perché “dall’altra parte ci sono i comunisti” (un sano riflesso che ci salvò da Stalin) o perché hanno fatto sparire la spazzatura dalle strade. E coloro che fossero accusati di votare per motivi risibili potrebbero sempre rispondere che la stessa politica non è una cosa seria. Molti infatti non si danno nemmeno la pena di andare a votare.
Ma questa mancanza di spirito civico è un errore. A Rosalba si potrebbe dire: “Se tu non ti interessi di politica, ricordati che la politica si interessa di te e può danneggiarti”. Ma questo non la smuoverebbe. Forse questa frase “non la sentirebbe” neppure.
Forse per la politica queste persona sono perdute, ma non c’è da rimpiangerle. Il Paese va avanti senza di loro. Quelli che non si lasciano distrarre dalle evoluzioni della mosca sono quelli che, sia pure indirettamente, governano il Paese.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
settembre 2010

LE RAGIONI DEL VOTO (E DEL NON VOTO)ultima modifica: 2010-09-20T09:50:02+02:00da gianni.pardo
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