La leggenda (di Fini) è più vera della storia

Per molti decenni – forse secoli – a scuola ci hanno parlato della “crisi dell’Anno Mille”. Intorno a quella data, dicevano gli insegnanti, aspettandosi il giudizio universale, molti si dettero alla penitenza o addirittura regalarono i loro averi ai poveri. Solo dopo il liceo abbiamo appreso che quella crisi non c’è mai stata. Non è documentata da nessuno storico e poi la datazione a partire dalla nascita di Cristo era troppo recente per essere nota. Allora la stragrande maggioranza degli europei non sapeva di essere nell’Anno Mille. Questo pone un termine alla diceria? Per niente. Si continuerà, chissà per quanto tempo ancora, a parlare della crisi dell’Anno Mille.
La lista delle stupidaggini su cui molti giurerebbero è lunga. Non c’è modo di convincerli che Galileo non ha detto “Eppur si muove”; che non si scrive suspence ma suspense e non si legge sàspens ma saspèns; che il generale Custer non era un generale; che Holmes non ha mai detto “Elementare Watson”; che lord Brummel non era un lord…
Nella lista si può iscrivere l’“editto bulgaro” col quale Silvio Berlusconi avrebbe escluso dal video Enzo Biagi e Michele Santoro. Egli disse soltanto che costoro “facevano un uso criminoso della televisione”: e se per criminoso intendiamo estremamente fazioso aveva innegabilmente ragione. Non prese – e non poteva prendere – nessun provvedimento. Ma poco importa, Biagi e Santoro sono stati vittime dell’infame “editto bulgaro”.
Oggi abbiamo un caso analogo. Ernesto Galli della Loggia (1) scrive che il centro-destra ha in Berlusconi un capo che non è lecito discutere: “Fini stesso, dopo anni di acquiescenza, si è limitato a chiedere di essere coinvolto in qualche modo nelle decisioni da prendere e di poter esercitare una sia pure insistente libertà di critica. È bastato questo per vedersi cacciato dal Pdl su due piedi”.
Eccola, un’altra leggenda imbattibile.
Fini non si è limitato a chiedere di essere coinvolto nelle decisioni. Se avesse fatto solo ciò, nel chiuso delle stanze del potere, non l’avremmo nemmeno saputo. E soprattutto non ha chiesto di poter esercitare un’ “insistente libertà di critica”: non ha nemmeno aspettato, per formulare commenti velenosi, di avere qualcosa da criticare: è arrivato ad essere un programmatico, costante, irritante, quotidiano e provocatorio controcanto. Bastava che Berlusconi aprisse bocca perché Gianfranco dicesse il contrario, in modo altezzoso per giunta. Con quale coraggio si può dire che la reazione di Berlusconi si sia verificata “su due piedi”? Il popolo del Pdl si è chiesto per mesi e mesi come mai il Cavaliere sopportasse in silenzio e Vittorio Feltri ha denunciato la cosa fra i primi, ben oltre un anno fa. Ché anzi proprio per questo è stato oggetto di attacchi, di contumelie e di richieste (di Fini) di farlo smettere. Galli della Loggia non ha letto i giornali, nel 2010? E non è capace di distinguere provocazione e irrisione da dissenso, critica costruttiva da feroce ostilità?
Ma c’è di peggio: non solo Fini non è stato cacciato su due piedi, ma non è stato neppure cacciato. Fino ad oggi non sono stati espulsi nemmeno Bocchino, Granata e Briguglio. Berlusconi ha solo detto che il comportamento di Fini e di alcuni dei suoi era incompatibile col Pdl. Il resto – per esempio la formazione di un autonomo gruppo – l’hanno fatto i finiani. Fra l’altro, alcuni di loro sono ancora attualmente al governo (non in Parlamento, al governo) con Berlusconi. E nessuno li ha mandati via. Come si può scrivere che Fini sia stato cacciato?
Galli della Loggia, malgrado la sua cultura, è un essere umano come tutti noi, soggetto al lapsus freudiano rivelatore. Secondo lui dunque, mentre il Pd non riesce ad avere un leader, il centro-destra ne ha uno talmente importante e rispettato che un suo batter di ciglia, una sua allusione, un suo desiderio divengono ordini per tutti e come tali sono riferiti. Anche i politologi più illustri sono talmente impressionati dalla personalità di questo Presidente del Consiglio (un primus inter pares), da trattarlo da Figlio del Celeste Impero.
E poi ci meravigliamo della prona adulazione che circondava Luigi XIV: almeno quello era un sovrano assoluto.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
20 settembre 2010
(1) http://www.corriere.it/editoriali/10_settembre_20/solitudine-dei-numeri-due-editoriale-galli-della-loggia_c96456bc-c473-11df-be0b-00144f02aabe.shtml

La leggenda (di Fini) è più vera della storiaultima modifica: 2010-09-21T10:01:49+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “La leggenda (di Fini) è più vera della storia

  1. Sarò lungo
    Credo che Fini non volesse semplicemente essere coinvolto nelle decisioni, ma che ambisse legittimamente ad essere l’architetto della politica del partito, assieme a Berlusconi.
    Del resto AN pesava il 50% di FI all’atto della fusione.
    Ma Fini ha trovato il popolo della libertà sotto gli effetti del Soma (quello di Huxley) e ha interferito con il credo “Comunità, Identità, Stabilità”.
    Illuminante è il passo dell’alquanto ridicolo editto del 29 luglio nel quale i probi del PDL scrivono a proposito di Fini: “Questo atteggiamento di opposizione sistematica al nostro partito e nei confronti del governo … , ha già creato gravi conseguenze sull’orientamento dell’opinione pubblica … ”
    Càndidati al Premio Sakarov!

    Avere Feltri come fonte giornalistica, poi, può condurre un po’ lontano.
    Repubblica – 30 luglio
    ” I tre superfiniani Bocchino, Briguglio e Granata sono stati deferiti ai probiviri, mentre Gianfranco Fini pur essendo uno dei due fondatori del Pdl, non è iscritto al partito e quindi non può essere formalmente cacciato.
    ….
    Vogliono fare il gruppo?
    Facciano quello che vogliono,
    sono fuori dal partito
    ha sentenziato Berlusconi durante l’ ora e mezza di vertice a Palazzo Grazioli con lo stato maggiore del partito:
    Non sono più disposto ad accettare il dissenso,
    un vero partito nel partito”
    L’ha cacciato Berlusconi!

    In ogni caso, o si amette senza vergogna di accettare supinamente il reato di Lesa Maestà (io mi vergogno), oppure i distinguo di Fini andranno pure valutati.
    Sempre dal documento citato:
    1) hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari
    2) sulla legge elettorale, vi è stata una apertura inaspettata a tesi che contrastano con le costanti posizioni tenute da sempre dal centro-destra
    3) il tema della legalità … è stato impropriamente utilizzato per alimentare polemiche interne
    Più rivoluzionari di Montesquieu

    A me pare quindi, che Galli della Loggi si sia informato adeguatamente, ed abbia anche ragione. Tanto più che “sue due piedi” va inteso come “affrettatamente, senza aver valutato le conseguenze”, e non “senza attendere abbastanza tempo”.

    Mi spiace, ma qui ho solo letto una penosa difesa del capo che, torno a dire, ha irresponsabilmente distrutto la compagnia teatrale perché voleva essere l’unica stella dello spettacolo, e solo per questo non dovrebbe più avere scritture.

  2. Bho… il tuo parere non mi dice nulla di interessante, ma posso capirti.
    Non capisco invece le tre righe finali: ma quale “penoso” scusa ? E “difesa di quale capo?”. Perche’ Pardo dovrebbe difendere “il capo” Berlusconi? Ti sei impazzito? E’ un libero pensatore che se ne infischia di difendere alcuno.

    MF

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