SANTORO E L’ANTI-SANTORO

La televisioni private non possono essere chiaramente faziose. Una emittente che fosse pesantemente di destra o di sinistra disgusterebbe parecchi spettatori e vedrebbe diminuire i ricavi della pubblicità. Viceversa la Rai, col canone, ha una maggiore libertà di manovra. Per questo – ed anche perché è prevalentemente di sinistra ed ha un buon anchor man come Michele Santoro – viola le regole commerciali con un programma spudoratamente fazioso. E questo merita spiegazione.
Quando la Francia si appassionò al caso Dreyfus, la discussione si allargò all’intera giustizia e alla dirigenza dell’esercito. I cittadini tuttavia, per essere liberi o no, per essere prosperi o no, non dipendevano dall’assoluzione o dalla condanna del capitano. Per loro la discussione era teorica. Nell’Italia attuale invece i cittadini vivono nel segno di Silvio Berlusconi. Molti pensano che se “lui” non ci fosse starebbero meglio, il loro interesse non è teorico. Anche se le statistiche e le urne dimostrano che alla fine la faziosità non fornisce nessuna ulteriore utilità alla sinistra, Santoro può cavalcare la tigre dell’antiberlusconismo e ottenere buoni ascolti perché essi sono per così dire preconfezionati. Anche se qualcuno è arrivato a dire che, a forza di esagerare, la trasmissione favorisce il centro-destra, ci sono folle sterminate che amano assistere a questa sorta di messa cantata settimanale della stramaledizione del Cavaliere. Infatti, se uno show è organizzato intorno ad un famoso cantante tutti si aspettano che canti: l’impegno dell’antiberlusconismo, nel programma di Santoro, è un tema obbligato, come l’esibizione canora del grande tenore.
Ci si può chiedere come mai non esista un contraltare di destra a talk show come Annozero, Ballarò e Parla con me. Infatti accanto agli antiberlusconiani ci sono i berlusconiani e dovrebbe avere lo stesso successo un’emissione che ogni settimana stramaledicesse la Corte Costituzionale, i magistrati d’assalto, i pentiti a orologeria, i comunisti e “Repubblica”. È vero che un conduttore berlusconiano bravo quanto Michele in questo momento non c’è: ma non è l’unico motivo. Infatti le televisioni di Mediaset non possono essere il megafono di Berlusconi perché l’interesse economico glielo vieta e perché, anche se trovassero un buon anchor man,  non potrebbero mandare in onda un talk show pro-governativo; e poi la sinistra, a costo di fare la rivoluzione, non permetterebbe mai una simile trasmissione. In Italia la televisione pubblica pagata dai cittadini (anche berlusconiani) non solo può, ma per alcuni deve dire male di Berlusconi; mentre “le televisioni di Berlusconi” non possano dire bene del loro proprietario. Il Tg4 è tollerato perché insignificante e a liquidarlo pare basti il sarcasmo.
Ma non per questo la sinistra smette di vigilare. Mentre nessuno alzò un sopracciglio, a suo tempo, per gli editoriali di sinistra di Sandro Curzi e nessuno oggi si scandalizza per il palese antiberlusconismo di Rai3, le proteste per i telegrafici editoriali di Augusto Minzolini non si placano. L’allarme per le parole del direttore del Tg1 dimostra che l’opposizione si rende conto che per uno spettacolo pro-governativo ci potrebbe essere un pubblico: e dunque strepita prima ancora che nasca.
La verità è che, in nessun caso, mai, una televisione pubblica dovrebbe permettere programmi smaccatamente faziosi: né a favore della maggioranza, né contro. Essa ha il dovere di divertire e d’informare, non di indottrinare. Ché anzi, se involontariamente riuscisse a convincere qualcuno, andrebbe contro il concetto stesso di servizio pubblico. La soluzione non è un Santoro di destra, è l’abolizione del Santoro di sinistra e di chiunque gli somigli.
Per fortuna, la gente ha più senso critico di quanto non si creda. Se il potere della televisione fosse così grande, l’Unione Sovietica – dove tutti indistintamente i mezzi d’informazione erano a favore del governo – non sarebbe crollata. E anche in Italia abbiamo avuto delle riprove: un anno fa tutti i telegiornali parlarono dell’influenza A come di una catastrofe e  poi fu utilizzato un vaccino su settanta: la gente si rese conto che la tv esagerava.
Il televisore è un elettrodomestico che produce svago. La politica può divenire spettacolo ma al momento del voto tutti distinguono il teatro dalla realtà. Nel 2008, a Napoli, la distinzione la fece la spazzatura.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
23 settembre 2010

Chi fosse interessato può trovare, al sito sotto indicato, o cliccando in alto a destra in questa stessa schermata sul titolo dell’articolo relativo, l’originale e la traduzione dell’articolo del quotidiano “El Listin Diario”, sull’appartamento di Montecarlo, di cui parlano i giornali.
http://pardonuovo.myblog.it/archive/2010/09/23/l-articolo-del-giornale-dominicano.html

SANTORO E L’ANTI-SANTOROultima modifica: 2010-09-23T09:29:00+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “SANTORO E L’ANTI-SANTORO

  1. Caro Pardo,
    le rispondo con le parole di Fedele Confalonieri : «Lo riprenderei a Mediaset. È un signor giornalista. Uno che ti fa il 20% di share ci pensi su tremila volte, poi lo prendi».
    Le regole commerciali si vìolano quando si producono programmi in perdita.
    Santoro è fazioso per me e per lei; per altri è fazioso il programma di Paragone. La Rai dovrebbe essere privatizzata, come è stato privatizzato quel cadavere dell’Alitalia.

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