IN ITALIA NON SI ARRIVA MAI ALLA VERITA’

Nella vicenda di Fini e Tulliani, come nelle precedenti e numerose vicende di Berlusconi, di Andreotti e in tante altre, i lettori di giornale e in generale gli italiani rimangono delusi. Si ha la sensazione che non si giunga mai alla verità. Si accumulano i dati ma in fin dei conti si rimane nell’incertezza. Per giunta, anche a non avere alcun dubbio noi, l’hanno i nostri avversari: colui che noi giudichiamo evidentemente innocente loro lo giudicano colpevole, e colui che noi giudichiamo evidentemente colpevole loro lo giudicano innocente. Sono in malafede? Come mai la verità non trionfa, alla fine, su tutti i pareri?
È un fenomeno che va spiegato.
Immaginiamo che un uomo tema che la moglie abbia un amante. Lei protesta la propria fedeltà, ma lui l’accusa di avere una relazione – o un eccesso di “amicizia”, finché non se ne sa di più – col suo ex Michele. Lei si indigna: quell’uomo non lo vede e non lo sente neppure per telefono. Da anni. Poi il marito viene a sapere che la moglie è stata vista un mese prima prendere una granita con Michele, in un caffè del centro. “Come! si indigna: e tu mi dicevi che non lo vedevi e non lo sentivi da anni? Confessalo che è il tuo amante”. “Sei pazzo, ribatte lei. Io l’ho solo incontrato in centro e abbiamo preso una granita in pubblico. Proprio perché non abbiamo nulla da nascondere”. “Se fosse vero che non avevi nulla da nascondere perché mi hai mentito?” “Ma proprio perché sei pazzo. Chissà che cosa ne avresti dedotto. Io ho solo voluto mantenere la pace familiare e non turbarla con un evento insignificante”. “Sì, insignificante! E come faccio a sapere che non vi frequentate da anni?” “E se fossimo amanti, ci faremmo vedere insieme in un caffè del centro?” “In primo luogo, speravate che nessuno vi notasse. E poi, chi mi dice che non abbiate voluto recitare la parte degli amici innocenti?”
Il dialogo fra sordi può andare avanti all’infinito, senza riuscire a stabilire sapere se la moglie sia (in)fedele. Ed ecco la conclusione: quando la tesi precede l’indagine, quando i fatti sono piegati all’interpretazione preconcetta, la verità è impossibile.
Si possono fornire altri esempi. Di Andreotti si è voluto continuare a dire che  è un mafioso, anche se è stato assolto. “Era mafioso prima, in un momento sottratto alla possibilità di indagine giudiziaria”. Il processo ha dimostrato che nessuno ha potuto commettere il delitto di Cogne se non Anna Maria Franzoni ma i suoi simpatizzanti sono rimasti tali e non hanno esitato a dire che i giudici hanno condannato un’innocente. “Anche a seguire la motivazione dei giudici, sostengono, i loro sono ragionamenti, non prove. Chi ci dice che non ci sia una spiegazione che noi non riusciamo ad immaginare? E se abbiamo questo dubbio, come possiamo affermare che sia lei la colpevole?”
Qualcosa di analogo è avvenuto per la casa di Montecarlo. Prima mille speculazioni e ragionamenti logici da parte del “Giornale” riguardo al “favore” fatto a Giancarlo Tulliani. Quando alla fine l’unico qualificato – il ministro della giustizia di Santa Lucía – ha detto come stavano le cose, si è sospettato che mentisse. Si è affermato che la sua dichiarazione non è una prova. Che potrebbe avere scritto (e fatto “rubare”) quella lettera per fare un favore a Berlusconi. Che forse l’ha anche pagato. “Aspettiamo altre prove”. E se non verranno (dimenticando che non potevano che venire da Santa Lucía), non saremo sicuri che Giancarlo Tulliani sia il proprietario della Timara Ltd. Il caso non interessa in questa sede: importa che gli innocentisti e i colpevolisti mantengono la loro opinione anche contro l’evidenza.
Non è vero che in Italia non si giunga mai alla verità. Non si È vero che non si giunge mai ad una verità che piaccia a tutti.
Quando in una discussione c’è una componente emotiva, è inutile sprecare il fiato. Qualcuno sosteneva che è “inaccettabile” che la nostra vita e l’intero Universo siano privi di scopo. Si limitava a dichiarare “inaccettabile” una verità sgradita. Speriamo non gli fosse sgradita la verità per la quale la somma dei quadrati costruiti sui cateti abbia la stessa superficie del quadrato costruito sull’ipotenusa. Avrebbe avuto problemi in geometria.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
27 settembre 2010

IN ITALIA NON SI ARRIVA MAI ALLA VERITA’ultima modifica: 2010-09-27T14:35:00+02:00da gianni.pardo
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